Perché esordire con una favola trattando di una tematica seria come la crudele uccisione delle balene? Il motivo è che pensando a questi animali la prima immagine che a me, e forse a molti di voi, viene in mente è proprio la scena del cartone animato della Walt Disney dove Pinocchio e Geppetto abitano la pancia del grande mammifero. Sarà che il racconto del bimbo di legno è così bello, saranno le dimensioni delle balene ma questi giganti del mare da sempre affascinano bambini ed adulti.
Di rado abbiamo la possibilità di vedere con i nostri occhi questi mastodontici pesci e purtroppo quando sono i media a parlarci di loro, nella maggior parte dei casi apprendiamo drammatiche notizie accompagnate da crude immagini che inevitabilmente spazzano via dal nostro immaginario quella favolosa che tanto ci piaceva.
Carcasse insanguinate issate a bordo delle navi arpionatrici: questa la macabra fine di molte, troppe balene. La caccia a questi grandi mammiferi ha origini antiche e solo nell’ultimo secolo gli esemplari uccisi sono stati due milioni: una cifra talmente alta da condurre molte specie vicinissime all’estinzione. Per porre fine a questa carneficina nel 1986 l’IWC, Commissione Baleniera Internazionale (organo istituito nel 1946), con una moratoria internazionale ha sancito il bando mondiale della caccia alla balena per scopi commerciali. Tuttavia, nonostante il provvedimento, sono ancora molte le navi baleniere che ogni anno tingono il mare di rosso.
Dal 2003, infatti, alcuni paesi, tra cui il Giappone, aggirano il divieto adducendo come giustificazione del massacro una “ricerca scientifica” ben poco credibile. In realtà da anni dietro l’alibi della scienza si cela un’operazione costosissima volta alla produzione di enormi quantità di carne destinate al consumo umano ma che, secondo i sondaggi, nessuno sembra gradire (persino la maggior parte dei giapponesi dichiara di non aver mai mangiato carne di balena).
Qualche mese fa il governo di Tokyo comunicò il programma di cacciare circa 1000 balene, tra cui 50 megattere, specie a rischio di estinzione. Un annuncio che ha scosso notevolmente l’opinione pubblica e, in modo particolare le associazioni da sempre attente alla tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti.
Come fermare il massacro? Cacciando i cacciatori: è così che i volontari di Greenpeace e quelli di Sea Sheperd hanno impedito l’uccisione di cento balene. L’Esperanza, nave di Greenpeace, e la nave di Sea Sheperd, tra la fine di Dicembre e i primi giorni di Gennaio, hanno salvato infatti moltissimi cetacei ostacolando la Nisshin Maru, nave macelleria della flotta baleniera senza la quale le navi cacciatrici non possono agire. Purtroppo però dopo due settimane di “battaglia navale” gli alleati delle balene sono dovuti rientrare in porto per esaurimento di carburante e i cacciatori giapponesi sono riusciti ad uccidere diversi esemplari nel Santuario dell’Oceano Antartico.
Violentissimo il metodo di uccisione: un arpione, sparato da un cannone, penetra nel corpo della balena ad una profondità di circa 30 centimetri e poi esplode. In media la morte sopraggiunge dopo qualche minuto, ma talvolta l’agonia è più atroce: le povere vittime, ferite dall’arpione ma non catturate, muoiono, dopo terribili pene, per dissanguamento. Inoltre l’inseguimento da parte dei cacciatori provoca nell’animale stress e sofferenza, cause di patologie che, con il tempo, lo uccideranno.
Di pochi giorni fa è la notizia di uno scontro fra gli animalisti e la flotta giapponese: nell’Oceano Pacifico meridionale alcuni membri del gruppo Sea Sheperd hanno lanciato verso i pescatori della Nisshin Maru bottiglie contenenti sostanze chimiche, probabilmente innocue, per ostacolare le operazioni di caccia.
Insomma, l’inseguimento continua: le balene inseguono la tranquillità, le baleniere pedinano le balene, gli animalisti rincorrono le baleniere. Chi avrà la meglio? Di certo non i grandi mammiferi circondati da colossi di ferro che, in un modo o nell’altro, li condurranno alla morte.
3 Marzo 2008 - Scrivi un commento