Mentre le grandi balene oggi sono relativamente protette perché interessate dalla moratoria internazionale sulla caccia commerciale alle balene, di fatto dal 1986 la caccia ai piccoli cetacei è continuata in tutto il pianeta, senza essere gestita né controllata a livello globale dalla comunità internazionale.
E’ quanto afferma il nuovo studio WWF “I piccoli cetacei: le balene dimenticate”, presentato oggi a livello internazionale mentre a Madeira, Portogallo, è in corso l’International Whaling Commission (IWC) che si concluderà venerdì 26 giugno.
Lo studio dimostra che le attuali inadeguate misure di conservazione stanno spingendo verso l’estinzione i piccoli cetacei - delfini, focene e piccole balene come il delfino dell’Irrawaddi o il platanista del Gange - perché la loro sopravvivenza è messa in ombra dagli sforzi fatti per salvare i loro “fratelli” maggiori.
“Anche se le specie di grandi cetacei presenti al mondo non sono certo al sicuro e richiedono ancora un serio sforzo di conservazione, la situazione è ancora più critica per molte delle specie più piccole e quasi dimenticate” - ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile Specie del WWF Italia.
Il WWF ricorda che i piccoli cetacei svolgono un ruolo fondamentale per l’ambiente, stabilizzando l’ecosistema e assicurandone la salute e la produttività. Essi sono anche responsabili del più proficuo settore del “whale and dolphin watching”, ovvero l’avvistamento di balene e delfini, che ogni anno genera un traffico di oltre 1,5 miliardi di dollari.
“E’ ora che l’IWC e i suoi membri si assumano la piena responsabilità per la conservazione futura di tutte le balene, grandi e piccole. L’IWC - e il mondo intero - devono smettere di ignorare i piccoli cetacei esistenti al mondo prima che sia troppo tardi per molti di loro” ha continuato Massimiliano Rocco.
Uno tra i diversi svantaggi significativi che ancora oggi devono affrontare le specie di piccoli cetacei rispetto alle grandi balene è una desolante e preoccupante mancanza di dati puntuali sullo status delle loro popolazioni, sui loro numeri significativi e sulle loro abitudini. Quaranta delle 69 specie di piccoli cetacei, ovvero il 58%, sono classificate dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) con l’indicazione “dati insufficienti”, e questo significa che non ci sono abbastanza informazioni disponibili nemmeno per determinare se sono minacciate oppure no.
“Non bisogna mai credere che la mancanza di dati significa che la specie non è minacciata. Significa piuttosto che i più importanti scienziati del mondo semplicemente non lo sanno e quindi non si può sapere niente sulla loro reale condizione” sottolinea lo studio.
Solo 4 su 15 specie di grandi balene, ovvero il 27%, sono classificate con “dati insufficienti”, anche se molte delle ragioni per cui è difficile studiare le specie più piccole riguardano anche le grandi balene.
Stando alla Lista Rosta delle specie minacciate redatta dall’IUCN, i trend delle popolazioni - ovvero se la specie sta numericamente aumentando o decrescendo - sono sconosciuti per 60 delle 69 specie di piccoli cetacei. Le nove per cui abbiamo questo dato sono in declino.
Le grandi balene ricevono anche maggiore protezione dall’impegno internazionale per la loro conservazione. Quasi tutte le specie di grandi balene, per esempio, hanno il più alto livello di protezione offerto dalla CITES - la convenzione sulla conservazione che regola il commercio internazionale delle specie selvatiche protette - contro appena il 17% dei delfini e delle focene. Inoltre, la Convenzione sulle Specie Migratorie(CMS) protegge l’87% delle specie di grandi balene, ma meno della metà di quelle piccole.
“Se i piccoli cetacei non sono messi al centro delle negoziazioni sull’industria baleniera che ancora oggi miete decine di migliaia di vittime tra queste specie, è possibile che i successi raggiunti nella conservazione delle grandi balene si tradurranno semplicemente in uno spostamento dei problemi dalle grandi balene ai piccoli cetacei” conclude il rapporto.
23 Giugno 2009 - Scrivi un commento