Le perplessità sono innanzitutto ambientali, dovute oltre all'enorme impatto sul territorio, al fatto che una centrale nucleare necessita, per funzionare, di elevatissime quantità di acqua per il raffreddamento (la Francia vi impiega il 40% delle sue risorse idriche) e spesso di una centrale a carbone ausiliaria che fornisca l'energia necessaria ad estrarre il plutonio dall'uranio.
E di natura economica, dati gli elevati costi di costruzione – Edison ha stimato in 40 miliardi di euro il prezzo di 10 centrali – e di stoccaggio delle sostanze radioattive, a fronte di un prezzo al kilowatt che – si legge sul blog di Jacopo Fo - risulterà sconveniente rispetto al solare e all'eolico nel giro di 3-4 anni (dunque 15 anni prima che le centrali entrino in funzione); senza contare che l'uranio va scomparendo ed il suo prezzo è destinato a crescere esponenzialmente.
E poi etiche, visto che l'energia nucleare era stata abolita in Italia per volontà popolare da un referendum nell'87, mentre nessun referendum è stato richiesto per reintrodurla, e sociali, perché le centrali creeranno prevedibili contrasti e frizioni nelle comunità dove saranno costruite.
In un'intervista su Qualenergia.it Gianni Mattioli, deputato dei verdi, ebbe a dichiarare che il danno sanitario da radiazioni è un “danno senza soglia”, visto che un'esposizione anche minima può innescare processi di tumori, leucemie o effetti sulle generazioni successive.
La stessa Commissione internazionale per la radioprotezione definisce “dose massima ammissibile […] quella dose cui sono associati effetti somatici, tumori e leucemie, che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a siffatte attività o radiazioni” piuttosto che, come sarebbe logico supporre, quella che non comporta rischi per la salute umana.
Uno studio finanziato dal governo tedesco e condotto da un gruppo epidemiologico dell’Università di Mainz ha portato ulteriori conferme. Su un campione significativo di persone esposte a quantità minime di radiazioni nucleari – i residenti in un raggio di 5 chilometri da ciascuna delle 16 centrali tedesche, in un arco di tempo di 13 anni, dal 1980 al 2003 – si è riscontrato un aumento di incidenze allarmante, soprattutto per quanto riguarda i bambini al di sotto dei 5 anni (+ 220% i casi di leucemia, + 160% quelli di cancro).
Un quadro agghiacciante, reso ancor più inquietante dalle ultime notizie di attualità che vedono, in data di ieri 10 febbraio, l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sulla disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Il nucleare sembra alle porte, insomma. Certo non ci è dato sapere dove saranno costruite le centrali, non in campagna elettorale. Né possiamo esprimere il nostro parere in proposito (un referendum darebbe come esito probabile la vittoria del no, almeno stando ad un recente sondaggio condotto da Ipr Marketing che vede i contrari attestarsi al 56%).
Persino la volontà delle regioni, alla faccia dell'osannato federalismo, viene calpestata dal governo, che si è affrettato ad impugnare le leggi approvate da Puglia, Campania e Basilicata che impedivano la costruzione di centrali sul proprio territorio.
Ma non c'è di che preoccuparsi. Probabilmente il nucleare in Italia non tornerà mai. Secondo Jacopo Fo infatti, ben prima del 2019, anno in cui le stime più rosee dei tecnici Edison attestano l'inizio attività della prima centrale, la crisi energetica affosserà l'economia italiana al punto da rendere ridicolo il solo pensare di poter costruire una centrale. Siamo proprio fortunati.
Fermiamo Mr. Burns
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L’acqua nelle centrali nucleari non viene inquinata né trasformata; è acqua di raffreddamento del condensatore cioè che trasforma il ,vapore uscente dalla turbina in acqua (di un altro circuito chiuso anch’esso non radioattivo) per andare alle pompe. Viene semplicemente scaldata; passa ben lontana dal nucleo o zone radioattive; volendo potrebbe essere inviata nelle case come teleriscaldamento.
Economico: non si può paragonare i costi di una centrale nucleare da 1000 MW con quelli di un eolico da 10 MW o un fotovoltaico da 200 KW. Si deve fare il costo della centrale diviso la potenza installata: questo valore nel nucleare è di 2000 €/KW; per l’eolico 4000 (di cui 1500-2000 la parte meccanica) variabili a seconda del terreno e della struttura portante (se zona sismica ecc.) e i 6000 del fotovoltaico; questi valori vanno poi aumentati dividendo il nucleare per 0.92 (% ore funzionamento); l’eolico diviso per 0.17 (cioè moltiplicando i 4000 € per 6) ed il voltaico diviso 0.14 (in base alle ore d’insolazione; cioè moltiplicando i 6000 €/KW per poco più di sette). In questo modo si passa dal costo d’impianto del KW istallato, a quello del KW prodotto. [Tutto ciò senza tenere conto della vita dell’impianto Nucleare/ alternativo circa 3/4 volte; quindi il costo nucleare dovrebbe essere diviso per 3 o 4 nella comparazione].
- L’Uranio arricchito sul mercato europeo costa 2000 €/Kg e produce 750.000 KWh/Kg. Dividendo i due valori, viene un costo (per il combustibile) di 0.00266 €/KWh (2.66 millesimi €). Dovesse anche raddoppiare o triplicare l’incidenza è esigua. Non è vero che c’è stata una crescita esponenziale; un picco nel 2007 poi una discesa http://www.uranium.info/index.cfm?go=c.page&id=29
- Il costo di smaltimento delle scorie in Europa è poco più di 1000 €/Kg di scoria del 3° (meno altrove) se lo dividiamo per il solito 750.000 (è un approssimazione, comunque molto vicina) otteniamo pochi millesimi di €.
- L’Uranio sparisce? I calcoli dei 40 anni sono sbagliati anche matematicamente (5.5 Mln ton/… danno un’ottantina d’anni a 130€/Kg (senza contare le bombe atomiche dismesse); comunque se accettiamo il raddoppio o più del prezzo, come abbiamo visto la sua incidenza è marginale, avremo il quadruplo della disponibilità.
Sono un tecnico, l’etico e il sociale lo lascio a voi. A me dà fastidio sentire avvocati sociologi o attori disquisire sulle tecnologie del’eolico, del termico o del nucleare, con parole che non sono chiaramente le loro. Ad ognuno le sue competenze.
Danno radiazioni? Se Mattioli ha detto questo, mi sembra una scempiaggine; poiché dei 340 isotopi naturali, 70 sono radioattivi; alcuni nati con la Terra come l’Uranio o il Potassio 40 che mangiamo e beviamo nell’acqua tutti i giorni; altri in formazione come il nostro Carbonio 14; o il Radon; o il Cobalto 58 che si forma dal Rame se questo viene esposto ai raggi cosmici. Il suolo terrestre emette radiazioni in quantità abbastanza variabile per esempio nei Campi Flegrei c’è n’è 3-4 volte che da noi; il selciato di P.zza S. Pietro emette 10 volte quella media; eppure non risulta che le guardie Svizzere soffrono di tumori. Poi c’è le radiazioni che respiriamo legate prevalentemente al Radon (che si scinde in pochi giorni emettendo altri isotopi radioattivi, e quelle che beviamo e mangiamo. Quelle (e sono tante) che ci arrivano dal Sole che è una enorme centrale nucleare. I raggi cosmici. Qualcosa arriva, tramite il magma, anche dal centro della Terra (anch’essa sede di reazioni nucleari che la tiene calda). Insomma dal primo organismo nato sulla Terra ad oggi abbiamo assorbito quantità abnormi di radioattività che hanno favorito l’evoluzione ed è stata smaltita tranquillamente dagli organismi viventi. Viviamo in un mare di emissioni nucleari. Noi stessi emettiamo radioattività e non solo per il C 14 che è solo il più noto degli isotopi radioattivi presenti nel nostro corpo.
Lo studio tedesco dei 5 Km; non ricordo come si chiama chi l’ha compiuto [KK…] è stato smentito da almeno un'altra ventina di studi analoghi ed è stato considerato ascientifico; in quanto, secondo normative, l’emissione di radioattività di una centrale è circa 1/1000 di quella considerata soglia pericolosa e molto inferiore di quella naturale proveniente dal suolo.
Sono d’accordo, anche se non è espressamente il mio campo, che se non arriva un ricambio delle centrali a combustibile, l’economia italiana crollerà. Ma 9 anni di vita mi sembrano un po’ troppo pessimisti (almeno il triplo) certo l’industria italiana, grazie agli alti costi energetici, concorre in salita con gli altri paesi e sarà sempre peggio, se non si interviene.
Il numero delle centrali va diminuendo? Le 34 in costruzione; la novantina pianificata e in prossimo inizio lavori, hanno potenze generalmente dai 750-1630 MW; quelle dismesse molto di meno; in genere 300-450 MW e anche meno. Quindi, foss’anche diminuissero in numero, non diminuirebbe certo la potenza installata.
Il 16.8 (non 16)% è la media mondiale, non quella europea che è del 34%. (la potenza elettrica nucleare è passata da 24% al 34% non al 16%)
La Russia, nonostante il dolore di qualcuno, non è più URSS; non ha economia pianificata. Forse la Cina con le sue 5 centrali, sulle 34 mondiali in costruzione. Non so se le centrali cinesi vengano finanziate dai gradi consumatori energetici privati o dallo stato e non credo che lo sappia nessuno.
Scusatemi ma io chiudo qui.