In Guatemala le regioni maggiormente colpite sono quelle di Sacatepéquez e Chimaltenango. In tale aree si trovano Santa Maria, Antigua e Itzapa, luoghi molto cari in cui ho insegnato ai bambini presso le comunità indigene.
In quelle comunità tutto è stato spazzato. D’improvviso la vita sembra essersi fermata a causa di un soffio proveniente dal cielo. Le coltivazioni dei campi spazzate via e con loro le speranze delle genti che “sopravvivono” di agricoltura. Il lavoro svolto da eserciti di bambini che offrono muscoli poco formati e fragili spalle in un battibaleno si dissolve e s’invola verso la disperazione.
Persone disperse, abitazioni distrutte, condotte idriche interrotte, 60 persone morte solo in quelle comunità. Non c’è acqua né cibo, mancano medicine, coperte, vestiti.
In Guatemala l’80% della popolazione è povera. Nel 2009 sono morte circa 500 persone, di cui una fetta notevole è rappresentata da bambini, come conseguenza di malattie legate alla malnutrizione o alla denutrizione cronica. In quei luoghi 7 bimbi su 10 non conoscono il WC di una toilette o di un sala da bagno, sembra impensabile nell’anno 2010.
Ad un mese dal dramma, GVI ed il passaparola hanno permesso di raccogliere delle somme in grado di sfamare le 382 famiglie di Santa Maria, ma c’è tanto altro da fare ancora. Occorre dare un tetto a quella gente, dare una dignità ed assicurare una continuità all’educazione dei bimbi indigeni, unica speranza per uscire dal baratro della povertà.
Occorre dare una mano alla miseria; è vero, è solo una goccia nell’oceano, ma lasciamola cadere perché di certo il suo impatto localmente potrà essere enorme ed inoltre, vi assicuro, quasi per magia la goccia diventa oceano nell’incrociare il sorriso di uno di quei bimbi.
30 Giugno 2010 - Scrivi un commento