Più complicata la situazione negli Stati Uniti dove Obama sembra dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato, infatti, programma la costruzione di 2 nuove centrali a 30 anni dall'ultima realizzazione, dall'altro annuncia un clamoroso taglio agli armamenti atomici dando il la alle richieste di Belgio, Germania, Olanda, Norvegia e Lussemburgo che chiedono il ritirino degli armamenti americani nucleari dalle loro basi in Europa. Solo l'Italia, tra i paesi che ospitano questo tipo di armi sul proprio territorio, non ha aderito alla richiesta dei partner europei.
In Germania, seppur con fatica, sembrano invece riuscire a resistere alle pressioni delle multinazionali dell'atomo. Il ministro dell'ambiente tedesco Norbert Roettgen ha calcolato che per il 2030 la Germania rinuncerà al nucleare. Per quella data, infatti, il ministro stima che la Germania riuscirà a ottenere il 40% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. A quel punto con gli impianti nucleari più recenti con un'età di 40 e più anni, l'uscita dal nucleare sarà una cosa naturale. L'affermazione del ministro è però, in realtà, una vittoria a metà. Se è vero che le intenzioni sono buone, è anche vero che il governo Schroeder (1998 - 2005) aveva indicato per il 2022 - otto anni in meno - il raggiungimento di quell'obiettivo. Tutto ciò non toglie però, dice Jochen Flasbarth presidente dell'agenzia federale per l'Ambiente, che la Germania non possa farcela prima, addirittura per il 2020.
Greenpeace però, come è noto, bada alla sostanza e infatti ci pensa Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, a integrare il comunicato con i dati sul nucleare e il suo rendimento: "Pur raddoppiando il numero di reattori oggi esistenti, il taglio delle emissioni di CO2 non sarebbe superiore al 5% e occorrerebbe inaugurare un nuovo reattore ogni due settimane da qui al 2030. E tutto questo a discapito delle vere soluzioni per il clima: fonti rinnovabili ed efficienza energetica". Per non parlare dei costi e dello smaltimento delle scorie.
Fermiamo Mr. Burns
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