Nel frattempo, 12.500 tonnellate di rifiuti radioattivi rimangono nei magazzini provvisori vicino ai reattori. Anche se con il prossimo cancelliere cominciassero subito le ricerche per lo smaltimento, le relative centrali potrebbero venire attivate solo nel 2027. Le misure di sicurezza, però, prevedono che i rifiuti vengano smaltiti entro il 2030. Il tempo stringe.
Il problema dei rifiuti radioattivi è tornato di attualità con lo scandalo di Asse, una miniera di sale in cui vengono di fatto stoccati rifiuti radioattivi. Sembra che i gestori sapessero da più di 40 anni che i sali utilizzati per contenere le scorie avevano delle perdite. Inoltre, l’impianto di Asse doveva servire solo per ricerche, mentre è stato utilizzato illegalmente come campo di smaltimento definitivo (come ha scoperto Georg Ehring, giornalista di un’importante radio tedesca). In questo momento, quindi, 126.000 barili di rifiuti nucleari sono depositati nella miniera di sale di Asse. Dove finiranno?
I verdi hanno colto quest’occasione per rilanciare il dibattito sul nucleare. L’8 novembre più di cinque mila manifestanti hanno protestato contro l’ennesimo arrivo di scorie nucleari. Paradossalmente, l’iniziativa è stata organizzata dagli abitanti di Pretzetze, un paesino vicino a Gorleben. Questo perché gli abitanti di Gorleben non protestano per nulla: l’industria energetica, infatti, dà loro degli “aiuti per infrastrutture” di 450.000 euro l’anno. Si può vederlo come risarcimento per il danno subito, ma si tratta anche della cosiddetta “monetizzazione del rischio” (Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente).
Non solo gli abitanti di Gorleben appoggiano il nucleare: quasi la metà dei tedeschi lo approva. E la percentuale salirebbe al 60% se si risolvesse la questione dei rifiuti tossici. Tra l’altro i tedeschi temono la dipendenza dalle importazioni di gas russe, tanto più dopo il conflitto in Georgia. Inoltre, molti credono che il nucleare sia essenziale per soddisfare la crescente domanda nazionale di energia.
Secondo i calcoli dei verdi, invece, risparmiando e sfruttando al massimo le energie rinnovabili, la Germania potrebbe rinunciare al nucleare. Del resto il paese tedesco è all’avanguardia nell’utilizzo di energie pulite: il solare e le tecnologie per il risparmio energetico hanno una diffusione fra le più alte in Europa.
Oltre a non produrre rifiuti radioattivi, l’energia rinnovabile è economicamente vantaggiosa: per produrre 1.000 megawatt di energia una centrale nucleare comporta sei volte i costi che necessitano gli impianti eolici.
Per di più c’è la questione della sicurezza. Le strutture delle centrali (specialmente le torri di raffreddamento), sono fragili e visibili da chilometri. In Germania è stato molto acceso il dibattito sulla possibilità di attacchi terroristici che causerebbero contaminazioni radioattive.
Le manifestazioni seguite alla catastrofe di Černobyl fecero sì che nell’86 il partito socialdemocratico tedesco entrasse a far parte dell’Anti-AKW, il principale movimento contro le centrali nucleari.
Ora i socialdemocratici stanno cercando un compromesso col partito conservatore: accettano l’allungamento degli orari delle centrali attualmente in uso a patto che non ne vengano costruite di nuove.
Ma prima di permettere un incremento dell’utilizzo delle centrali nucleari non si dovrebbe risolvere il problema dei rifiuti radioattivi?
O anche in Germania si preferisce lasciare in dono ai propri discendenti delle scorie che continueranno a essere velenose per oltre un milione di anni?
18 Novembre 2008 - Scrivi un commento