Quanto accaduto nelle ultime settimane nelle centrali francesi non costituisce affatto un evento isolato, ma una triste peculiarità che riguarda un po’ tutti i paesi che posseggono queste centrali: dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Spagna alla Svezia. Solo per restare al luglio di quest’anno e alla sola Europa, oltre ai due incidenti alla centrale francese di Tricastin (il penultimo aveva provocato il rilascio di sostanze radioattive con concentrazioni migliaia di volte superiori alla norma), si sono avuti ben 4 incidenti nelle centrali nucleari spagnole. Quando si vuole fare i conti con la sicurezza, soprattutto con paesi sismici come l’Italia, non guasterebbe rammentare quanto capitato in Giappone nel luglio del 2007 dove, a causa di un terremoto, i 7 reattori di Kashiwazaki-Kariwa sono stati fermati e secondo l’Agenzia per l’Energia Atomica sarà difficile quantizzare con precisione gli effetti prodotti dal sisma.
Dopo gli ultimi incidenti in Francia i sostenitori del nucleare parlano di “enfatizzazioni eccessive” e di “incidenti con un minimo livello di pericolosità”. Affermare che il “piano nucleare italiano” riserverà grande attenzione alla sicurezza con un'apposita agenzia, e che saranno “usate centrali di nuova generazione, ancora più efficienti”, da l’esatta misura della poca cognizione di causa di chi lo sostiene: il nucleare di nuova generazione (ossia di quarta) se mai vedrà la luce lo farà solo dopo il 2030, come sostiene la stessa Agenzia Energetica Internazionale (IEA), ad indicare che molto ancora dovrà essere fatto in termini di ricerca.
In Italia è pressoché impossibile riuscire a fare meglio di quanto stanno facendo altri paesi, dotati di una migliore tradizione ed esperienza in materia di impianti nucleari e con maggiori livelli di trasparenza nella diffusione delle informazioni in caso di incidenti. Il fatto poi che nel nostro paese gli impianti nucleari verranno considerati siti coperti da segreto di stato sollecita delle riflessioni ancora più preoccupanti sulla trasparenza e sull’innocuità degli impianti per la salute umana e per il territorio.
Se il nostro Paese deciderà di tornare al nucleare, lo farà a danno di soluzioni ambientalmente e socialmente sostenibili, quali l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili assai più economiche e facilmente disponibili. La scarsità delle riserve di uranio, che peraltro non possediamo a casa nostra, i costi stratosferici della filiera nucleare che ne hanno decretato il fallimento a livello di tutti i paesi con libero mercato, i rischi connessi a questa fonte, dovrebbero offrire ragioni più che sufficienti a scoraggiarci dall’intraprendere questa catastrofica avventura.
“Non vorremmo che per Scajola rilevante sia solo una catastrofe ambientale come quella di Chernobyl – continua Ciafani –uno degli incidenti più spaventosi mai accaduti, le cui conseguenze sanitarie sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. La tecnologia nucleare disponibile attualmente è antieconomica e insicura e alcuni Paesi lo hanno capito e stanno agendo di conseguenza. Un esempio su tutti – conclude Ciafani – quello della Germania che sta dismettendo le sue centrali grazie a una politica energetica fortemente orientata verso una maggiore efficienza e un forte sviluppo delle rinnovabili. E’ questa la strada da seguire, se il ministro Scajola non crede a noi chieda al suo collega tedesco”.
23 Luglio 2008 - Scrivi un commento