Sicurezza nucleare, questa sconosciuta. Intanto il ministro Scajola minimizza l'incidente a Tricastin

Mentre Legambiente si domanda se il nostro ministro prende sul serio solo le catastrofi, il WWF denuncia: "Gli impianti nucleari sono coperti dal segreto di stato". E in Francia i contaminati sono già 100.

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L’ultimo incidente verificatosi nella centrale nucleare di Tricastin, il secondo in soli 15 giorni, in cui sono rimasti contaminati un centinaio di operai, deve far attentamente riflettere su quanto sia complesso gestire impianti nucleari e sulla relatività del concetto di sicurezza, continuamente minato da errori umani, problemi tecnici, malfunzionamenti di varia natura, calamità naturali (es. terremoti) e potenziali attacchi terroristici. Se un incidente ad un impianto eolico ha conseguenze limitate nello spazio e nel tempo, per l’energia nucleare vale esattamente il discorso opposto: secondo quanto riportato dalla rivista Nature, Chernobyl ha provocato tra le 30.000 e le 60.000 vittime (tra le persone già morte e quelle che moriranno nei prossimi anni). E come la scienza ci insegna, per le radiazioni ionizzanti non esiste una soglia al di sotto della quale non c’è rischio per la salute.

Quanto accaduto nelle ultime settimane nelle centrali francesi non costituisce affatto un evento isolato, ma una triste peculiarità che riguarda un po’ tutti i paesi che posseggono queste centrali: dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Spagna alla Svezia. Solo per restare al luglio di quest’anno e alla sola Europa, oltre ai due incidenti alla centrale francese di Tricastin (il penultimo aveva provocato il rilascio di sostanze radioattive con concentrazioni migliaia di volte superiori alla norma), si sono avuti ben 4 incidenti nelle centrali nucleari spagnole. Quando si vuole fare i conti con la sicurezza, soprattutto con paesi sismici come l’Italia, non guasterebbe rammentare quanto capitato in Giappone nel luglio del 2007 dove, a causa di un terremoto, i 7 reattori di Kashiwazaki-Kariwa sono stati fermati e secondo l’Agenzia per l’Energia Atomica sarà difficile quantizzare con precisione gli effetti prodotti dal sisma.

Dopo gli ultimi incidenti in Francia i sostenitori del nucleare parlano di “enfatizzazioni eccessive” e di “incidenti con un minimo livello di pericolosità”. Affermare che il “piano nucleare italiano” riserverà grande attenzione alla sicurezza con un'apposita agenzia, e che saranno “usate centrali di nuova generazione, ancora più efficienti”, da l’esatta misura della poca cognizione di causa di chi lo sostiene: il nucleare di nuova generazione (ossia di quarta) se mai vedrà la luce lo farà solo dopo il 2030, come sostiene la stessa Agenzia Energetica Internazionale (IEA), ad indicare che molto ancora dovrà essere fatto in termini di ricerca.

In Italia è pressoché impossibile riuscire a fare meglio di quanto stanno facendo altri paesi, dotati di una migliore tradizione ed esperienza in materia di impianti nucleari e con maggiori livelli di trasparenza nella diffusione delle informazioni in caso di incidenti. Il fatto poi che nel nostro paese gli impianti nucleari verranno considerati siti coperti da segreto di stato sollecita delle riflessioni ancora più preoccupanti sulla trasparenza e sull’innocuità degli impianti per la salute umana e per il territorio.

Se il nostro Paese deciderà di tornare al nucleare, lo farà a danno di soluzioni ambientalmente e socialmente sostenibili, quali l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili assai più economiche e facilmente disponibili. La scarsità delle riserve di uranio, che peraltro non possediamo a casa nostra, i costi stratosferici della filiera nucleare che ne hanno decretato il fallimento a livello di tutti i paesi con libero mercato, i rischi connessi a questa fonte, dovrebbero offrire ragioni più che sufficienti a scoraggiarci dall’intraprendere questa catastrofica avventura.


Intanto Legambiente, tramite le parole del responsabile scientifico Stefano Ciafani osserva: “minimo pericolo? Irrilevante? Il Ministro Scajola lo vada a dire agli operai rimasti contaminati, agli abitanti e agli agricoltori della zona vicina alla centrale, ai quali è stato vietato di bere e utilizzare l’acqua dei fiumi circostanti”.

“Non vorremmo che per Scajola rilevante sia solo una catastrofe ambientale come quella di Chernobyl – continua Ciafani –uno degli incidenti più spaventosi mai accaduti, le cui conseguenze sanitarie sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. La tecnologia nucleare disponibile attualmente è antieconomica e insicura e alcuni Paesi lo hanno capito e stanno agendo di conseguenza. Un esempio su tutti – conclude Ciafani – quello della Germania che sta dismettendo le sue centrali grazie a una politica energetica fortemente orientata verso una maggiore efficienza e un forte sviluppo delle rinnovabili. E’ questa la strada da seguire, se il ministro Scajola non crede a noi chieda al suo collega tedesco”.

23 Luglio 2008 - Scrivi un commento
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