In questi giorni se ne sta parlando molto. Gli aspetti su cui volevo riportare qui l'attenzione sono tre:
- i referendum nei paesi cosiddetti democratici;
- gli ambientalisti “convertiti” al nucleare sulla via di Damasco;
- l'estinzione, tra le tante, della specie “comune buon senso”, che bisognerà tentare di riprodurre in cattività in appositi eremi isolati dal resto della “civiltà”.
Sono tre argomenti interconnessi su cui credo valga la pena riflettere.
Innanzitutto non so proprio come si fa a credere ancora nelle istituzioni “democratiche” quando le stesse dimostrano chiaramente un funzionamento e una finalità estranei all'interesse collettivo. Il fatto che il governo proponga il nucleare dopo il risultato contrario di un referendum popolare dovrebbe per lo meno suscitare qualche “vibrata (e concreta) protesta”, se non di meglio, da parte di più soggetti istituzionali e non.
Purtroppo la saggezza/incoscienza popolare italica si è abituata anche a questi soprusi. L'elenco di referendum aggirati o disattesi nella storia della Repubblica è infatti piuttosto lungo (si veda www.radioradicale.it/i-referendum-traditi). Tra gli altri:
- responsabilità civile dei magistrati;
- finanziamento pubblico ai partiti;
- abrogazione del ministero delle politiche agricoli e forestali;
- privatizzazione della RAI;
- rappresentatività per i contratti del pubblico impiego;
- contribuzione sindacale automatica.
Si può dire senz'altro che il meccanismo istituzionale di annullamento della cosiddetta volontà popolare è quindi ben rodato ed efficace.
D'altro canto, il sistema dominante funziona oltre che con il bastone (in questo caso legislativo) con la carota, ossia con i benefit, riconoscimenti e privilegi concessi a chi si lascia incantare dalle sue sirene. Penso che faccia pensare molto il fatto che un ex direttore di Greenpeace abbia nei giorni scorsi dichiarato di essere favorevole al nucleare.
In questi casi è difficile stabilire il grado di indipendenza di decisioni simili, le connessioni col sistema a livelli istituzionali, le paure reali e quelle instillate, la stanchezza di una vita “contro”, le tentazioni dell'ego ecc.
Una cosa è certa, e il sistema lo sa: come dicono gli induisti, quando una guida spirituale “cade”, il male che ne deriva è molto più grande perché la sua caduta trascina con sé molte altre persone che si perdono definitivamente. In questo caso siamo di fronte alla stessa situazione, sebbene su un altro piano, e la responsabilità di queste persone è davvero grande.
Infine due parole su quanto “buon senso” c'è nella scelta nucleare. Anche qui si può essere abbastanza schematici:
- L'uranio, elemento base per l'energia nucleare, è una risorsa non rinnovabile che sta giungendo al suo esaurimento. In realtà, checché se ne dica, non c'è abbastanza uranio per contrastare veramente l'effetto serra col nucleare come si vorrebbe far credere.
- Il costo di produzione per kWh dell'energia prodotta con il nucleare è tutt'altro che basso. Una ricerca statunitense, avvallata anche dall'industria atomica (il i>Nuclear Power Joint Fact-Finding), ha dimostrato che l'elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media. Nei paesi dell'Occidente sviluppato non si costruiscono più centrali da trent'anni. Negli USA, dove la loro costruzione è affidata all'iniziativa privata, non si fanno centrali perché l'energia prodotta con questi mostri costa troppo e i rischi sono tanti. Ai costi di costruzione bisogna infatti aggiungere, tra gli altri, quelli della decontaminazione degli impianti, della messa in sicurezza, dello smaltimento delle scorie ecc. Il costo finale è sicuramente altissimo e assurdo.
- Il problema delle scorie non è mai stato risolto. Quando si parla di centrali di ultima generazione, intendendo con questo termine centrali più sicure e che producono meno scorie, si usa un termine scorretto. Quello esatto sarebbe centrali di terza generazione, che sono quelle attualmente in funzione, di vecchia concezione. Si parla anche di reattori di quarta generazione, ma questi non saranno disponibili che tra venticinque anni. Quelle che si dice di voler avviare sono esattamente quelle di terza generazione, le stesse per le quali si sono avuti continui incidenti pericolosi. Terza o quarta generazione che sia, il rischio di incidenti catastrofici non è mai escluso, dato che qualsiasi tecnologia non è né eterna né infallibile e non credo possiamo permetterci di correre un rischio enorme come quello atomico.
- Il risparmio energetico, le case passive, la microcogenerazione ecc.: qualcuno sa che esistono? Le forme centralizzate di produzione e controllo dell'energia, con quello che significano anche a livello sociale, dovrebbero chiarirci che non si tratta di scelte esclusivamente energetiche ma anche politiche...
- La produzione di energia nucleare non può iniziare prima del 2019, come ha dichiarato la stessa Edison. Non si parli quindi di lotta al cambiamento del clima. Nel frattempo, per dieci anni, cosa facciamo? Ingrassiamo le lobbies del nucleare...
Se vogliamo impostare una resistenza attiva su questo tema direi che:
- Non è possibile farlo partendo dall'accettare di muoversi entro gli iter burocratici previsti pena l'inefficacia del risultato. Referendum docet.
- Per risolvere questo problema non ci si può affidare completamente alla tecnologia perché, come ha dimostrato Jacques Ellul, essa spesso crea nuovi problemi che è ancora più difficile risolvere. C'è a monte un problema di rapporti umani amorevoli e di buon senso, risparmio e sobrietà.
- La salute è il bene primario anche per tutti gli individui della specie umana. Ogni azione collettiva di grande impatto sulla società umana dovrebbe prima tener conto di questo fattore. Non credo che i rischi che il nucleare comporta per la salute di vaste popolazioni giustifichino il ricorso a tale pratica di produzione energetica. Anche perché sprechiamo talmente tanta energia per motivi futili che dovremmo considerarci perlomeno mentalmente disturbati.
- Infine una riflessione di carattere filosofico: una scelta per paura non è mai una scelta corretta. Scegliere il nucleare per paura dell'effetto serra non ispira nulla di buono. La paura è sempre una cattiva consigliera.
25 Febbraio 2009 - Scrivi un commento