Rebecca Hoskins è una giovane donna inglese ed un noto quotidiano, il Guardian, l’ha inserita nella lista delle “cinquanta persone che potrebbero salvare il mondo”. Sapete perché?
Nata a Modbury, una piccola città tra le fantastiche colline del Devon a pochi chilometri dalla Manica, Rebecca lavora come documentarista. Ed è proprio girando un documentario per la BBC sulla vita marina nel Pacifico che assiste ad una realtà scioccante: foche, albatros, delfini imprigionati nei detriti di plastica… tartarughe soffocate dalle buste. Tornata a casa Rebecca si rende conto che la situazione del mare è drammatica e che l’unico modo per bloccare il disastro prima che sia troppo tardi è decidere di “fare qualcosa”. Cosa, però? Aspettare che la soluzione venga risolta dai Potenti, dai Governi, dall’Alto insomma… servirebbe troppo tempo…
Dunque Rebecca si mette in gioco, decide di provare a fare quel qualcosa in prima persona. All’inizio semplicemente racconta quello che ha visto; poi decide di affittare la galleria d’arte locale e vi proietta il suo documentario per mostrarlo agli esercenti di Modbury. Le immagini sconvolgenti degli animali imprigionati provocano la stessa reazione in tutti. I negozianti di Modbury scelgono di non utilizzare, distribuire o vendere le buste di plastica. Le sportine vengono consegnate presso un deposito per poi essere riciclate, poco tempo dopo appaiono qua e là cassonetti denominati “ amnistia plastica” nei quali i cittadini depositano le proprie buste. Il passaparola funziona; il 28 Aprile 2007 Modbury diviene la prima “plastic-bag free town” d’ Europa. Pian piano sacchetti di cotone o cartone riciclato fanno la propria comparsa; una vera rivoluzione.
Questa piccola città, 1500 abitanti, 760 abitazioni, una scuola e poco altro diventano un esempio per molti altri comuni inglesi. La notizia si sparge, sempre di più e sempre più lontano; arriva in Australia, in Cina. Le persone riflettono, scelgono di usare le borse di cotone quando vanno a fare la spesa. Le sportine create a Modbury, quelle con la scritta “I’m not a plastic bag” (si, le avete viste in giro anche voi… ), divengono il simbolo di una filosofia, quella del rispetto per l’ambiente. Tutti le vogliono, le comprano, vanno a ruba, ormai sono quasi introvabili!
Settanta comuni inglesi intanto si adeguano e scelgono di eliminare le plastic-bags, la notizia arriva anche a Londra e subito nascono tante iniziative per eliminare gli odiati sacchetti.
Ma non basta.
Il numero di buste di plastica che annualmente vengono distribuite nel mondo è stimato intorno ad un milione di miliardi. L’unico modo che abbiamo per evitare che cresca ancora è probabilmente quello di seguire l’esempio di Rebecca Hoskins. Perché le rivoluzioni partono quasi sempre dal basso. E perché prima iniziamo ad attivarci, meglio è.
Intanto a Maui, nelle isole Hawaii, entro tre anni entrerà in vigore il divieto di usare le sportine in plastica; ogni giorno una nuova città, da qualche parte nel mondo, segue l’esempio di Modbury.
E noi cosa aspettiamo?4 Maggio 2008 - Scrivi un commento
Unica osservazione speriamo che Le sportine, quelle nemiche della plastica, non nascano in una città plastic free, con una iniziativa promossa nel no platic day magari in una newtown dell'abruzzo. Basta inglesismi, l'amore per la natura è anche questione di linguaggi locali :-)