Come una specie di nuovo Leonardo, un ingegnoso signore del nord Italia ha trovato il modo di riciclare i torsoli delle mele e farne qualcosa di utile per tutti. Lui si chiama Alberto Volcan e vive in Alto Adige. Un giorno, mentre era a far visita a un defunto, sente arrivare un odore terribile dalle zone oltre il muro cimiteriale.
Proprio lì accanto una grossa discarica di mele –in Alto Adige se ne producono in quantità industriale!- rendeva l’aria insopportabile. Eppure, pensava l’ingegner Volcan, una soluzione facile facile dovrà pur esserci!
I torsoli di mela, gli scarti dunque dei produttori di succhi di frutta e derivati, sono ricchi di zucchero e cellulosa: non devono essere lasciati a marcire sui prati. Volcan, da uomo riflessivo e pragmatico, si è messo a lavorare insieme ad alcuni amici pronti a seguire le sue indicazioni e a fornire l’adeguato supporto tecnico.
Ha cominciato a seccare i torsoli, a lavorarli secondo una particolare ma non complessa procedura e oggi cinesi, arabi, americani bussano alla sua porta per chiedergli una mano. Quello che ricava dai torsoli di mela non si limita alla carta (ribattezzata giustamente ‘cartamela’) ma arriva al cuoio, alla colla, a tegole per i tetti, a pavimentazioni termiche, a farine alimentari per allevamenti.
Quindi, come in tutti i buoni casi di riciclo, da un lato si allevia il problema dello spazio –evitando l’accumulo di quintali di spazzatura- dall’altro se ne ricava qualcosa di utile, di equo e solidale: non si abbattono altri alberi per produrre carta, si riduce notevolmente il processo di inquinamento industriale e si dà vita a un prodotto che, essendo fatto con le mele, è per sua natura biodegradabile al 100%!
Basta pensare a quante cose si fanno con la carta per avere un’idea di quanto utile sia questa –apparentemente piccola- invenzione: imballaggi, scatole, astucci, biglietti da visita, lettere e tutto il necessario per gli uffici.
Anche l’Italia dovrà, infatti, adeguarsi alle normative che prevedono l’abbandono dei sacchetti di plastica. Quella della cartamela potrebbe essere l’idea giusta per far fronte al problema, tanto più che gli umidi in buste di zucchero e cellulosa accelererebbero notevolmente il processo di decomposizione e quindi di smaltimento.
A parte le buone intenzioni ecologiche, l’ingegner Volcan sostiene che ‘buttare via’ non conviene a nessuno, nemmeno dal punto di vista economico. I cinesi e gli olandesi, per esempio, comprano la plastica che noi non siamo in gradi di riciclare, la trasformano in qualcos’altro e la rimettono sul mercato con doppio dei profitti, avendo comprato la materia prima in sottocosto.
Siamo davvero così poco intelligenti da non capire che reinventare la materia invece che esserne soffocati è la via da seguire? Male che vada ci farà diventare un po’ più ricchi…
6 Marzo 2008 - Scrivi un commento