Probabilmente quanti di voi vivono in una grande città hanno vissuto un momento come questo e ricordano bene il disagio patito in quel breve arco di tempo.
Pensate che in un simile, ma assolutamente più spiacevole, stato sono costretti a viaggiare anche per due giorni interi migliaia di cavalli trasportati da una nazione all’altra.
80000 esemplari l’anno, 2000 chilometri di strada, 48 ore ininterrotte di viaggio, 40° la temperatura in certi periodi dell’anno: queste sono le cifre da brivido dell’estenuante cammino dei poveri equini trasferiti dalla Spagna, dove vengono allevati, all’Italia, dove si trovano i mattatoi.
Decisa a cambiare questa inconcepibile situazione, la LAV (Lega Anti Vivisezione), insieme alle associazioni riunite nella coalizione WSPA, lancia adesso la campagna “Handle with care” affinchè siano applicate alcune regole fondamentali nel trasporto degli animali vivi: limiti dei tempi di viaggio, soste regolari e divisione degli animali in appositi box.
L’imperativo fondamentale di “trattare con cura” gli animali che vengono trasportati vivi, infatti, spesso non viene rispettato: cavalli, mucche, vitelli, maiali, pecore, asini, polli e conigli percorrono ogni anno migliaia di chilometri dai luoghi di allevamento a quelli di macellazione, il che vuol dire trascorrere anche più di quattro giorni ammassati negli autocarri, il più delle volte, ma anche in aerei o navi.
I volontari dell’associazione tedesca Animal’s Angel hanno seguito i convogli nel viaggio dei cavalli tra Spagna ed Italia ed hanno quindi diffuso il reportage di questa triste deportazione.
Alti, fieri ed eleganti, nati per correre liberi: questa la natura dei cavalli, una natura umiliata e violata nel momento in cui vengono caricati su quei luoghi di tortura, quei camion sovraccarichi che viaggeranno per decine di ora senza fermarsi mai.
Questa terribile pena potrebbe essere evitata se venisse applicata la nuova legislazione, la quale prevede, tra l’altro, che i cavalli siano separati gli uni dagli altri mediante appositi box. Invece, l’assenza di rigore nell’applicazione delle leggi fa sì che non esistano limiti nei tempi di viaggio, che gli animali soffrano la fame, la sete ed i frequenti cambiamenti climatici. È così che alcuni di essi muoiono durante il tragitto, mentre, i più “fortunati” si ammalano. A danneggiarsi non è così soltanto la salute dei cavalli ma anche la qualità delle carni e, di conseguenza, il benessere di noi consumatori, non sempre ben informati sull’esatta provenienza dei prodotti.
Il problema non può non interessare noi italiani considerato che il nostro paese è l’importatore dell’84% dei cavalli vivi movimentati nell’Unione Europea, la maggioparte dei quali provengono dalla Spagna e dall’Est Europa.
Magari a qualcuno non importerà del benessere di un cavallo, ma del proprio?
14 Febbraio 2008 - Scrivi un commento