L’utente medio ha la possibilità -potendo scaricare facilmente il documentario da intenet- di approfondire il discorso e di chiarirsi le idee sulle cause e sugli effetti di questa emergenza locale.
Un’emergenza che sembra destinata ineluttabilmente a diventare globale, causa la crescita esponenziale dei rifiuti prodotti dalla nostra società, e che sembra poter essere combattuta efficacemente solo dai termovalorizzatori -adeguamento terminologico contingente di inceneritori.
Ecco la soluzione, professano trasversalmente i politici nostrani e la maggioranza delle istituzioni europee. Per chi non fosse ormai completamente ottenebrato, è chiaro come questo possa essere solamente un trucco per spingere il problema in po’ più avanti nel tempo, occultarlo per qualche anno –magari il tempo di fare una dignitosa carriera politica- per poi lasciare il compito alla divina provvidenza, quando questo si ripresenterà sotto altre forme, ben più gravi e letali.
Inoltre, sappiamo come la politica sia ormai al servizio totale dell’economia ed asservita alle industrie, e gli inceneritori sono una fonte di rendita notevole, sia per le ditte pubbliche sia per quelle private.
Quindi anche se il fenomeno è dannoso, come in questo caso, la priorità non è certo come debellare il rischio di malattie cancerogene alle persone o come evitare il dannoso impatto ambientale che comportano i gas emessi da questi apparecchi.
E’ una politica stantia, vuota di prospettive, presa da polveroni e polemiche moralistiche; la qualità della vita delle persone e la ricerca di un’idea di bene comune non sono all’ordine del giorno.
Il merito del documentario è quello di dipanare la matassa, argomentando ordinatamente sui vari aspetti della faccenda, presentando testimonianze di diversi scienziati o studiosi che esplicano chiaramente e senza grossa possibilità di smentita la sperequazione tra i lati negativi e quelli positivi della costruzione degli inceneritori.
La bilancia pende esclusivamente dalla parte delle negatività, e l’unico aspetto positivo che sembra emergere è, appunto, quello, apparente, di togliere l’immondizia da sotto gli occhi, per poi rigettarla casualmente nei polmoni di qualche sventurato. Una sorta di criminale: occhio non vede tutto va bene. Così veniamo informati da Andrea Fasullo, il responsabile energia del WWF, sul possibile riutilizzo e riciclaggio delle bottiglie di plastica. Ed ecco la compiutezza dell’informazione documentaristica di Civiltà Bruciata.
Questo documentario, infatti, propone anche un’alternativa di consumo sostenibile, grazie alla possibile riduzione drastica dei rifiuti. Analizzando situazioni concrete come quella di Montebelluno e di Priula, due di quel 70% dei comuni del Trentino che stanno attuando la raccolta differenziata porta a porta o, a livello internazionale, la politica zero rifiuti che, oltre a diverse città del mondo, è stato possibile avviare anche a San Francisco; inoltre veniamo a conoscenza di come certe industrie importanti riutilizzino i loro materiali per costruirne di nuovi. Tutto questo ci viene raccontato dal professor Paul Connett che sostiene uno slogan con il quale, dopo aver visto questo documentario, non si può essere in disaccordo: bloccare gli inceneritori non è fermare il progresso, come sostengono molti politici, bloccare gli inceneritori è mettersi sulla via del progresso.
20 Febbraio 2008 - Scrivi un commento