La percezione del problema rifiuti è ricavata dai cittadini da ciò che vedono, superficialmente, intorno a sé oppure attraverso i media, che si stanno occupando con toni giustamente drammatici dell'emergenza rifiuti di Napoli. Il Rapporto Apat consente di dare uno sguardo a una parte dello “scheletro” su cui poggia il problema: nude cifre che lette sulla carta possono sembrare inerti e poco significativi, ma che se correlate a quanto vediamo o sentiamo raccontare ogni giorno cominciano ad avere un senso.
Quindi, per prima cosa diamo i numeri: cerchiamo di evidenziare qualche dato significativo dalla grandissima quantità di stime, rilevamenti e misurazioni percentuali.
: è quanto peserebbe un ipotetico sacco della spazzatura che contenesse i rifiuti urbani prodotti in 12 mesi da un italiano medio. Un numero frutto di una media: un abitante del Sud produce 509 chili l'anno, un italiano del Nord ne produce 544, mentre agli abitanti del centro va il poco ambito primato di maggiori produttori di rifiuti, con 638 chili a testa. Ancora, il record negativo spetta alla toscana (700 chili), mentre la regione più virtuosa è il Trentino Alto Adige (495).
Che cosa emerge dalla lettura di questi numeri?
Che la produzione di rifiuti continua a incrementare e che c'è una situazione negativa per quanto riguarda la raccolta differenziata (lontanissimo l'obiettivo del 40% che era stato pianificato per fine 2007) e per l'ancora massiccio ricorso all'uso delle discariche: “i dati del Rapporto Rifiuti 2007 confermano una grande sofferenza, ma sicuramente possono aiutare le Istituzioni ad adottare politiche adeguate per ridurre il nostro gap rispetto al resto d’Europa”, commenta il presidente dell'Apat Giancarlo Viglione.
Roberto Barbieri, presidente della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, stigmatizza il basso ricorso ai termovalorizzatori: “Nel nostro Paese mancano ancora una parte delle infrastrutture necessarie per perfezionare il ciclo dei rifiuti, ma soprattutto le politiche a monte del ciclo stesso, con strumenti premiali e sanzionatori a seconda dei comportamenti adottati da cittadini ed aziende. La raccolta differenziata è importante, ma da sola non basta: servono le migliori tecnologie disponibili e, tra queste, i termovalorizzatori, dei quali va valutato l’impatto ambientale complessivo. Se aumentano le emissioni” osserva “è anche vero che i termovalorizzatori ‘spengono’ altre fonti inquinanti”. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, aggiunge che “l’aspetto più importante è quello di un’azione da svolgere a monte, senza trovarsi in difficoltà alla fine del ciclo dei rifiuti. Ad esempio, favorendo comportamenti virtuosi come la reintroduzione dei vuoti a rendere e di quelli ricaricabili, che esistono in tutta Europa, o incentivando economicamente le aziende che non usano imballaggi eccessivi”. Tommaso Sodano, presidente dell'omologa Commissione del Senato, è ancora più drastico: “Per risolvere il problema dei rifiuti occorre anzitutto ragionare sul nostro modello di consumo, non come si è fatto con alcune norme adottate finora. Ad esempio, quella sull’eliminazione delle buste di plastica a partire del 2010, sulla quale le aziende stanno facendo molta resistenza. L’obiettivo del 40% di raccolta differenziata previsto dalla legge non è poi irrealistico, a patto di essere duri con chi non ricicla. Significa sciogliere (e non limitarsi a commissariare) i comuni inadempienti, visto che questo provvedimento è già previsto nei casi in cui non si approva il bilancio comunale.”
La necessità di intervenire sul fronte della riduzione degli imballaggi e di un generale cambiamento degli stili di vita non è più rimandabile: ma è chiaro che, oltre a informare correttamente il cittadino e a incentivare il più possibile comportamenti virtuosi, quella che serve è una politica nazionale che prema, di fatto, sull'incremento della raccolta differenziata e predisponga un piano esecutivo che cambi radicalmente i cicli di gestione e smaltimento dei rifiuti, prima di tutto disincentivando il ricorso alla discarica.
Tuttavia, anche l'eccessivo ricorso all'incenerimento è una soluzione da evitare secondo il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: “Bisogna penalizzare economicamente molto più di quanto fatto finora l’interramento dei rifiuti, con una nuova ecotassa regionale, e la produzione eccessiva da parte dei cittadini e delle aziende, applicando la tariffa puntuale (che cresce in maniera proporzionale alla produzione di rifiuti indifferenziati). E utilizzare, poi, le risorse ricavate solo per incentivare la diffusione delle buone pratiche per la prevenzione dei rifiuti e quella delle raccolte domiciliari, già adottate con successo in diverse parti d’Italia”.
Che si vedranno sensibilmente sue tasche, sul suo territorio, sulla sua vita di tutti i giorni.
Il Rapporto Rifiuti 2007 dell'Apat è consultabile integralmente a questo indirizzo: www.apat.gov.it
10 Febbraio 2008 - Scrivi un commento