Inceneritori, in Veneto passa il divieto

Il Consiglio Regionale del Veneto approva il divieto a costruire nuovi inceneritori: si compie un passo importante verso una migliore gestione dei rifiuti e si segna un possibile cambiamento di rotta. Alle reazioni entusiaste dei cittadini e di parte della classe politica si oppone lo sconforto di chi vede sfumare un ennesimo ottimo affare alle spese della comunità.

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di Andrea Degl'Innocenti

No Inceneritore
La costruzione di nuovi inceneritori è stata vietata in Veneto da una legge regionale.
Tira un'aria migliore in Veneto da qualche giorno. Nella seduta del 28 gennaio scorso il Consiglio Regionale ha votato con una netta maggioranza (28 favorevoli, 9 contrari, 4 astenuti) che d’ora in avanti nessun impianto di smaltimento per rifiuti speciali o pericolosi potrà essere approvato, né saranno concesse autorizzazioni all’esercizio di nuovi impianti, senza che prima entri in vigore uno specifico Piano regionale.

Che gli inceneritori fossero nocivi per la salute dell'uomo lo sapevamo ormai da tempo, le loro emissioni sono fra le maggiori responsabili di malattie gravissime e spesso mortali. Ciononostante in Italia i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica; incentivi che gravano direttamente sulle spalle dei cittadini, che si ritrovano a dover pagare un 7 per cento in più sulle bollette (i cosiddetti Cip 6).

Con la decisione della regione Veneto si segna un importante cambio di rotta, un “grosso passo avanti per l’alternativa all'incenerimento dei rifiuti” come scrive felice un membro del Movimento a Cinque Stelle di Treviso, sul blog di Beppe Grillo.

Inceneritore
Il dibattito si era aperto quattro anni fa in seguito al progetto di costruire due mega-inceneritori per la distruzione di 250 mila tonnellate ciascuno
Il dibattito si era aperto quattro anni fa in seguito al progetto di Unindustria Treviso, di costruire due mega-inceneritori per la distruzione di 250 mila tonnellate ciascuno. Due impianti che – spiega Lucia Tamai dei Comitati riuniti Rifiuti Zero di Treviso e Venezia – “Unindustra Treviso voleva imporre senza alcuna condivisione col territorio”. La decisione del Consiglio però trascende dal caso specifico e di fatto vieta la costruzione di qualsiasi impianto di incenerimento fino all'approvazione di un Piano regionale.

All'esultanza dei cittadini e di parte della classe dirigente, si contrappone lo sconforto di chi aveva fin dal principio appoggiato la remunerosa iniziativa. Perché di soldi si tratta, e il Presidente della Regione uscente Giancarlo Galan non tenta neanche troppo di nasconderlo. “Non si costruiranno più termovalorizzatori – dichiara – e le scorie finiranno in Germania: vorrà dire che ci troveremo ad alimentare un business enorme per altri, perdendoci molti soldi”.

Il  Presidente della Regione Giancarlo Galan
Il Presidente della Regione uscente Giancarlo Galan
Gli fa eco, altra voce “disinteressata”, Andrea Tomat, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Treviso secondo il quale “il consiglio regionale ha perso una grande occasione per trovare una soluzione praticabile al problema dello smaltimento dei rifiuti” arrivando persino ad aggiungere “a totale discapito del benessere generale della collettività”.

Persino il Corriere della Sera, pur nel suo stile sempre falsamente neutrale, appoggia la linea di Galan, parlando della decisione come di una pugnalata alle spalle del Governatore.

Allora di fronte ai soliti lacci economici che avvinghiano tanto la politica quanto i media affidiamoci, per concludere, alle parole genuine di Maurizio, un cittadino che ha lottato insieme a molti altri contro l'iniziativa. “I cittadini, parte dei politici locali e delle istituzioni, hanno iniziato ad aprire gli occhi. Si inizia a pensare al futuro dei nostri figli, a non ascoltare solo i mezzi d’informazione”.

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4 Febbraio 2010 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
8/2/10 09:07, Silvia Conte ha scritto:
Dal Veneto posso confermare la soddisfazioni di quanti, cittadini, comitati, amministratori si sono mobilitati per raggiungere questo importante risultato. Un piccolo contributo l'abbiamo dato anche noi dal nostro Gruppo Facebook: "No all'inceneritore di Bonisiolo e Silea", che conta oggi 6.900 iscritti. La Rete è stata e continua ad essere un formidabile mezzo per comunicare e far risuonare la voce dei cittadini anche sui media: i politici non hanno potuto far finta di non sentire! Continuiamo a tenere alta l'attenzione, perchè dopo le elezioni i buoni propositi verso le alternative agli inceneritori si traducano in fatti concreti, in particolare nel Piano Regionale di Smaltimento dei Rifiuti Speciali.
Penso che l'esperienza del Veneto sia di stimolo e di incoraggiamento ad altri che si impegnano per lo stesso scopo: coraggio!
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