Tuttavia certamente un numero minore di cittadini ha potuto ascoltare le parole dell’illustre oncologo quando intervistato su youtube affermava: “non sono un esperto di inceneritori” e che, quanto all’assenza di danni, si rimetteva ai suoi esperti affermando:“i miei esperti mi hanno giurato”.
Spiace davvero dover contraddire il Prof. Veronesi, ma proprio per la serietà in passato dimostrata e per la gratitudine che gli dobbiamo per gli indiscutibili miglioramenti nella chirurgia del carcinoma mammario, sentiamo il dovere di consigliargli di scegliere meglio i suoi esperti.
Siamo, infatti, venuti a conoscenza di lavori che recano anche la sua firma, quali ad esempio: “Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’impatto sanitario - Veronesi U, Giugliano M. Grasso M e Foà V” in cui, con grande stupore, abbiamo dovuto constatare che sono stati letteralmente stravolti risultati di lavori scientifici ed epidemiologici in modo da assolvere gli impianti di incenerimento, con buona pace dell’onestà intellettuale e del rigore scientifico.
Qualche esempio chiarirà meglio la questione: nel capitolo “L’ impatto sanitario” di Vito Foà, nelle pagine 54-55 vengono presi in esame quattro studi: quello di Franchini M. e altri, pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2004, quello di P. Elliot, del 1996, quello di Hu S.W. e al. e infine lo studio denominato Enhance Health.
Di tutti viene fatto un utilizzo inappropriato, in particolare:
- lo studio di M. Franchini viene mutilato e ne sono totalmente ignorate le considerazioni sulla relazione fra inceneritori e cancro, in particolare che:“associazioni statisticamente significative sono riportate da due terzi degli studi che hanno preso in considerazione il cancro (mortalità, incidenza o prevalenza)”.
- Lo studio di P. Elliott viene capovolto nel suo significato, aggiungendo una negazione alla frase in cui si afferma che il rischio per diversi tipi di cancro diminuisce via via che ci si allontana dalla fonte emissiva. Vito Foà a proposito di esso scrive infatti: “La conclusione degli Autori è che non è stata trovata alcuna evidenza di diversità d’incidenza e mortalità per cancro nei 7.5 chilometri di raggio studiati ed in particolare nessun declino con la distanza dall’inceneritore per tutti i tumori: stomaco,colon-retto e polmone oltre che per linfoma di Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli.”
Peccato che nell’originale sia scritto: “Observed-expected ratios were tested for decline in risk with distance up to 7.5 km. ... Over the two stages of the study was a statistically significant (P<0.05) decline in risk with distance from incinerators for all cancers combined, stomach, colorectal, liver and lung cancer”. Ovvero:“I rapporti osservati-attesi furono verificati in base al declino del rischio con la distanza fino a 7.5 km. … Dopo i due stadi dello studio c’era un declino statisticamente significativo (p<0,05) nel rischio con la distanza dagli inceneritori per tutti i cancri riuniti, stomaco, colon retto, fegato e polmone.”
- Dello studio di Hu S.W. si riporta solo una frase “rassicurante”:“Alcuni anni prima, nel 2001, Hu e Shy avevano condotto una revisione degli studi epidemiologici pubblicati fino ad allora.
Questi Autori avevano considerato tutti i possibili effetti che potevano essere o che sono collegati alla presenza di un inceneritore di rifiuti sia municipali che industriali, arrivando alla conclusione che gli studi epidemiologici esaminati erano stati concordi nel descrivere più elevati livelli corporei di metalli pesanti, ma nessun aumento di sintomi respiratori o di declino della funzione polmonare. Le analisi effettuate avevano fornito risultati inconsistenti per rischio di cancro e di effetti sulla riproduzione” e si omette viceversa l’affermazione che attesta l’esistenza di rischio: “Several studies showed significant associations between waste incineration and lower male-to-female ratio, twinning, lung cancer, laryngeal cancer, ischemic heart disease, urinary mutagens and promutagens, or blood levels of certain organic compounds and heavy metals”.
Ovvero: “Diversi studi hanno evidenziato associazioni significative tra inceneritori ed alterato rapporto maschi / femmine alla nascita, cancro al polmone, cancro alla laringe, malattie ischemiche cardiache, mutageni e pro-mutageni nelle urine, o livelli elevati nel sangue di alcuni composti organici e metalli pesanti.”
Dove sono stati osservati effetti apparentemente rilevanti questi effetti erano spesso legati ad inceneritori siti vicino ad altre fonti di emissione potenzialmente pericolose”. Peccato che ciò che viene riportanto come “conclusione” è viceversa una frase tratta dall’introduzione allo studio e, nel riportare i risultati, Foà omette di evidenziare i gravi danni per la salute femminile ed il rischio di sarcomi in entrambi i sessi, messo ampiamente in risalto dagli estensori nella “discussione” dello studio.
Desta sgomento scoprire che questi lavori “scientifici” sono quelli su cui varie Amministrazioni Pubbliche (Provincia di Grosseto e Firenze, Regione Sicilia ad es.) fondano le proprie scelte irriducibilmente “inceneritoriste”, senza alcuna attenzione verso le tante alternative immediatamente percorribili per la gestione dei rifiuti e con una drammatica sottostima per le ricadute sulla salute pubblica.
Ma ancora più sgomento desta constatare che anche coloro che sono vincolati dal giuramento di Ippocrate e dall’art. 30 del Codice Deontologico possono, ci auguriamo solo per distrazione, incorrere in gravi omissioni che non fanno onore né a loro né alla categoria dei Medici cui tutti noi apparteniamo.
Ad evitare futuri “scivoloni” ricordo a cosa ci vincola l’art.30, relativo al conflitto di interesse:“Il medico deve evitare ogni condizione nella quale il giudizio professionale riguardante l’ interesse primario, quale è la salute dei cittadini, possa essere indebitamente influenzato da un interesse secondario. Il conflitto di interesse riguarda aspetti economici e non, e si può manifestare nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, [….]e nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, nonché con la Pubblica Amministrazione.”
Ci sono altri conflitti, non citati nel Codice Deontologico, che riguardano quelli con la propria coscienza: fortunatamente questi, al pari dei precedenti, non ci appartengono ed almeno questa consolazione nessuno potrà togliercela: di certo nessuno potrà mai dirci: “se i medici sapevano, perché hanno taciuto?”
BIBLIOGRAFIA
Veronesi U., Giugliano M., Grosso M e Foà V. (2007) “ Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’ impatto sanitario” Quaderni di Ingegneria Ambientale, Vol. 45 CIPA Editore Milano
Franchini M. , Rial M, Buratti E., Bianchi F., “Health effect of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies” Ann. Ist. Sup. Sanità 2004; 40 , 105- 115
Elliot P., Shaddick G, Kleinschmidt I., “Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain” British J of Cancer 1996; 73, 702-710
Hu S.W. , Shy C.M., “ Health effects of waste incineration: a review of epidemiological studies” J. Air and Waste Manag. Assoc. 2001; 51 1100-1109
Enhance Heath Report finale – febbraio 2004-marzo 2007. sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria in aree urbane in prossimità di impianti di incenerimento e complessi industriali; n 2 E 0041 programma INTERREG IIIC zona Est Comune di Forlì
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