Stefano Montanari, Rifiuto: riduco e riciclo per Vivere Meglio. Il titolo non è certo casuale. Ce lo puoi spiegare?
Di fatto il titolo è una scelta dell’Editore ed è la riproduzione di quello relativo ad un convegno che ho presieduto alcuni mesi fa a Gambettola, a due passi da Cesena. Credo che i tre verbi si spieghino da soli. Verbi perché anche “rifiuto” lo è : presente indicativo del verbo rifiutare. Io rifiuto di vedere che ciò che ricuso non è immondizia ma qualcosa che è molto spesso recuperabile in qualche forma. Ridurre il rifiuto è un fatto ineludibile dopo decenni durante i quali ci siamo comportati, né più, né meno, come bambini viziati autoconvinti di poter fare ciò che più ci aggradava di questo povero pianeta diventato improvvisamente troppo piccolo per animali ingombranti come siamo noi. E, dunque, riciclare gli oggetti diventa ovvio e indispensabile oggi così come lo è stato da che l’uomo ha cominciato ad essere capace di produrre manufatti che gli costavano fatica e su cui non aveva la minima intenzione di scialare.
Gli autori che abbiamo scelto erano ben noti e sono bastate due parole con loro per mettere in piedi i vari capitoli. A dire la verità, al di là delle parti che ho scritto personalmente, della traduzione della sezione di Connett e di qualche ritocco, non ho dovuto lavorare più di tanto.
Quale tra gli argomenti trattati ti sta più a cuore e quale avresti voluto approfondire ulteriormente?
Mi accorgo che tutte le alternative all’incenerimento, se possono esistere alternative a qualcosa di così palesemente demenziale, restano misteriose ai più. Il libro ne tratta ampiamente, specie nel lungo capitolo di Paul Connett e in quello di Gianluigi Salvador, ma, purtroppo, i politici, con la complicità dei media, fanno sì che nulla trapeli e che l’incenerimento sia recepito come la soluzione definitiva e unica. Del resto, basta accendere la TV e vedere una trasmissione di Piero Angela o qualche servizio del Telegiornale per rendersene conto. A questo punto non so se sia un approfondimento quello che occorre o non sia piuttosto un’opera di “evangelizzazione” intesa nel senso etimologico del termine, cioè della diffusione della buona novella. Insomma, la gente deve sapere che bruciare è una follia perché non solo non si distrugge un bel nulla, ma si rende più tossico ciò che si brucia. E deve sapere che non brucia solo risorse ma anche denaro. E tanto.
Il Girone è l’antefatto, è la storia della nostra scoperta sulle nanopatologie, è la spiegazione semplice di fenomeni scientifici di cui non si aveva conoscenza fino a pochi anni fa. Senza la lettura di questo libro credo che Rifiuto: Riduco e Riciclo sia un po’ meno godibile e, forse, anche meno comprensibile in tutte le sue implicazioni ambientali e sanitarie. Naturalmente si tratta di un libro divulgativo. Per chi vuole qualcosa di strettamente scientifico c’è il libro Nanopathology che ho scritto insieme con mia moglie. Introvabile nelle biblioteche universitarie italiane, sta, invece, a Cambridge, ad Harvard, all’Imperial College di Londra…
Tornando a Rifiuto: riduco, riciclo, chi è il lettore ideale di questo libro?
Il politico, senza dubbio. E poi l’elettore. Ma anche le scuole dovrebbero farlo leggere ai loro alunni.
Perché qualcuno dovrebbe comprarlo?
Per avere informazione indipendente, che non provenga da chi ha conflitti d’interesse, su qualcosa che viene nascosto in maniera che vorrei definire grottescamente eroica. Politici, faccendieri e professori universitari disposti a vendersi sono pronti a rimediare figure barbine al cospetto della scienza e della storia del prossimo futuro pur di portarsi a casa quattro soldi e un po’ di potere.
Descrivi in tre righe il protagonista di questo libro
Il protagonista è qualcuno che era stato condannato a morte sul rogo e che era innocente. Parlo, naturalmente, del rifiuto.
È così fino ad un certo punto. Intanto io sono stato un maratoneta per molti anni e mi sono portato a casa anche qualche alloro. Dunque, non potevo dimenticare il mio passato. Ma nel libro non si parla solo di maratona, della sua storia, di come cominciare a mettere (o a rimettere) in moto l’organismo, ma si tratta di come funziona il nostro corpo, di che cosa e come mangiare, di come curarsi, di come l’inquinamento interferisce con l’attività fisica…
Com’è nata l’idea di un libro sulla maratona?
Era un libro che avevo sempre avuto voglia di scrivere. L’editore Società Editrice Andromeda mi ha dato la possibilità di farlo, mio figlio Giorgio (che vive in Australia) ha fatto le illustrazioni, il responsabile della Nazionale Italiana (due ori olimpici) mi ha scritto la prefazione, i proventi (che spero ci siano) andranno come al solito a sostenere la nostra ricerca… Che motivi avevo per non scriverlo?
Vuoi dire qualcosa a chi ti legge?
Soprattutto a chi pensa di non leggermi. Io mi sono divertito a scriverlo e sono convinto che anche chi non ha la minima intenzione di mettersi a correre anche per inseguire l’autobus che sta perdendo avrà la sua fetta di divertimento e, magari, anche qualcosa da imparare e su cui meditare. Poi, chi comprerà il libro avrà contribuito a reggere in piedi una ricerca che serve a tutti, e in particolare alla generazione che verrà. L’unico problema per l’acquisto è che va fatto direttamente all’editore (andromeda@alinet.it) perché è praticamente introvabile in libreria.
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