"Io non ho competenza legale. Tutto ciò che posso dire è un tristissimo “io l’avevo detto.” Esistono evidenze di tale importanza e di tale inconfutabilità che sarà sempre più difficile tenere nascoste, anche se i mezzi di cosiddetta informazione combattono una quasi eroica guerra per farci sapere solo ciò che non disturba certi affari".
Si sente spesso parlare di uranio impoverito ma non si conoscono bene gli effetti che comporta. Potrebbe descriverli?
"In realtà, dell’uranio impoverito si conoscono perfettamente gli effetti, e a riprova di quanto dico esiste un documento militare americano che risale al 1978 e di cui io parlo ampiamente nei miei libri "Il Girone delle Polveri Sottili" e "Nanopathology", quest’ultimo scritto insieme con mia moglie Antonietta Gatti. Quel documento venne tenuto lontano dagli occhi del pubblico, però esisteva. Già allora, più di trent’anni fa, relazionando a proposito di una serie di esperimenti sulle armi allora sperimentali all’uranio impoverito, gli americani avevano documentato come l’esplosione ad altissima temperatura provochi la formazione di nanoparticelle costituite principalmente dal materiale colpito dal proiettile ed avevano intuito chiaramente, pur senza averne evidenza medica diretta, la pericolosità potenziale sulla salute di quei frammenti invisibili.
La malattia riportata dall’ex militare italiano sarebbe il Linfoma di Hodgkin. Esiste un nesso tra questa malattia e l'esposizione all'uranio impoverito?
Quali sono le proprietà di questo metallo?
"In realtà non è l’uranio a produrre direttamente quei tumori. In nessuno del centinaio abbondante di casi militari investigati abbiamo trovato quel metallo o tracce di radioattività. Il motivo è semplice: l’uranio ha un peso specifico altissimo, oltre 19 volte quello dell’acqua, e ne basta un volume minimo per indurre la vaporizzazione di tonnellate di bersaglio. Le polveri che si formano, dunque, contengono quantità talmente infime d’uranio che lo rendono una sorta di ago in un pagliaio. Dell’uranio si sfrutta militarmente la capacità di penetrazione unita alla piroforicità di cui dicevo prima. Se si considera il tungsteno che certo radioattivo non è, le cose sono potenzialmente peggiori perché questo esplode intorno ai 5.000 gradi e fa un guaio ancora più grosso. La fortuna che abbiamo noi è che il tungsteno costa caro e non è un buon penetratore".
In questo caso specifico il Ministero della Difesa non ha disposto l'adozione di adeguate misure protettive per i partecipanti alla missione in Somalia. Un giusto atteggiamento limita al minimo le possibilità di contaminazione da uranio impoverito?
"Limitare le conseguenze è possibile. Eliminarle, no. Tute e maschere adatte possono essere utilissime, ma il problema vero è che quelle polveri sono indistruttibili e fra mille anni esisteranno ancora esattamente come nel momento in cui sono state prodotte. L’unico “vantaggio”, se di vantaggio si tratta, è che queste si saranno diluite in un ambiente più vasto. Comunque, come sempre, se si conosce il problema ci si può difendere, ma se si fa gli struzzi…"
Secondo Arturo Parisi, ex-ministro della Difesa, sarebbero 37 i morti in 10 anni per contaminazione da uranio impoverito, mentre Domenico Leggiero, dell’Osservatorio militare, dice di possedere un documento in cui si parla di «2.536 militari affetti da patologie tumorali, di cui 164 deceduti». Poiché non c’è alcuna certezza sulla causa delle patologie il ministro intendeva istituire un apposito centro di studio e cercare di verificare il nesso causa-effetto (uranio-malattie). Cosa pensa di questo centro?
Per concludere?
"Se qualcuno avesse letto i miei libri non resterebbe sorpreso delle notizie che trapelano ora. Per esempio, non si meraviglierebbe del fatto che il ministro della difesa abbia stanziato 30 milioni di Euro per le vittime da uranio impoverito e da nanoparticelle. Né si meraviglierà di come tra qualche anno sarà impossibile nascondere gli effetti degli inceneritori che sono per tanti versi analoghi a quelli indotti dalle bombe all’uranio impoverito. Credetemi, però: io non sono affatto contento di avere ragione".
14 Gennaio 2009 - Scrivi un commento