si è appena conclusa la settimana per la ricerca sul cancro che ha trovato, come ogni anno, ampio spazio in radio, tv e giornali; per un caso certamente fortuito, tuttavia, proprio domenica sera è andata in onda su RAI 1, alle 23.30, un’inchiesta sugli oltre 50 siti particolarmente inquinati del nostro paese ed è apparso chiaro a tutti che vivere a contatto con grandi impianti che emettono diossine, metalli pesanti, amianto, cancerogeni di ogni tipo, rappresenta un indiscutibile rischio per la salute dell’ambiente, degli animali, dell’uomo. In questi luoghi, infatti, l’incidenza di malformazioni alla nascita, aborti spontanei, cancro ed altre malattie è a livelli stratosferici.
Le due notizie mi hanno fatto pensare; da un lato si continuano a fare iniziative volte alla “ricerca per il cancro ” lasciando intendere che prima o poi si arriverà alla soluzione del problema, magari con qualche farmaco miracoloso, dall’altro lato non si fanno le necessarie bonifiche e tutt’al più si interviene abbattendo i capi di bestiame contaminati, si permette che le persone vivano in territori inzuppati di cancerogeni , in attesa forse che questi facciano il loro effetto…. visto che per ora non si abbattono le persone inquinate!
Sono decenni che si raccolgono soldi, tanti soldi, per la ricerca sul cancro: in U.S.A fino al 2005 sono stati investiti oltre 50 miliardi di dollari, ma, se da un lato diminuisce l’incidenza di alcuni tipi di tumore (specie quelli correlati al tabagismo, abitudine fortunatamente in diminuzione specie nei maschi), dall’altro ci si ammala sempre di più per tumori a prostata, testicolo, mammella, tiroide, linfomi, melanoma, pancreas, fegato… e via dicendo. Certo, per alcuni tipi di tumore, anche in stadi avanzati, qualche miglioramento della sopravvivenza è stato raggiunto: ma a che prezzo, sia in termini di effetti collaterali che economici? Un articolo recente ha valutato che a New York negli anni ’90 si poteva prolungare di 11,5 mesi la vita di un paziente affetto da tumore al costo di 500 $, nel 2004, per lo stesso tipo di cancro e nel medesimo stadio, erano disponibili cure in grado di prolungare la vita di 22,5 mesi al costo di 250.000 $.
Davvero possiamo onestamente pensare di poter sostenere questi costi e soprattutto che così facendo si apra un reale spiraglio nella guerra contro il cancro? Siamo in tanti fra “addetti” e “non addetti” ai lavori a ritenere che questo approccio sia perdente e vorremmo che si invertisse al più presto la rotta, o che per lo meno la ricerca di efficaci terapie fosse accompagnata da pari investimenti per la rimozione delle cause del cancro. In U.S.A. il National Cancer Institute investe meno del 3% per la reale prevenzione della malattia e l’America Cancer Society addirittura meno dello 0.1 %... Non oso immaginare quali siano le somme corrispondenti nel nostro paese.
Non si trascuri inoltre il fatto che un’altra, indispensabile azione, è quella di fornire ai cittadini informazioni scientificamente corrette, chiare, complete e dettagliate sui tanti agenti cancerogeni presenti nel nostro habitat e di conseguenza spingere sempre più i politici all’adozione di misure concrete di protezione della salute pubblica. Secondo un recentissimo rapporto dell’OMS nel 2030 il cancro sarà la prima causa di morte nel mondo e già oggi in Italia la probabilità di ricevere una diagnosi di cancro nell’arco della vita (da 0 a 84 anni) riguarda ormai il 50% di noi, quindi 1 su 2 sia fra i maschi che fra le femmine si ammalerà di questa malattia e sempre più saranno colpiti giovani, donne, bambini…
L’informazione che va per la maggiore circa le cause del cancro è quella che ci si ammala di tumore a causa di scorretti stili di vita, di fattori ereditari e soprattutto a causa dell’invecchiamento: il risultato di questi messaggi è che oltre che ammalati ci si sente anche colpevolizzati e si avvalora l’idea che contrarre il cancro sia una cosa quasi ineluttabile, quasi che morire di vecchiaia fosse ormai diventata un’utopia! In realtà un’ampia ricerca condotta in 7 aree del mondo ha dimostrato che i fattori di rischio comunemente invocati danno ragione di non più del 40% dei casi di cancro. A cosa dobbiamo quindi imputare il restante 60%?
Sono un medico all’antica e sono sempre più convinta che il tipo di cancro da cui certamente - nel 100% dei casi - si guarisce è quello di cui NON ci si ammala e faccio una proposta: istituire la settimana della CIC “Corretta Informazione Cancro” dando spazio ai tanti medici, ricercatori, studiosi che anche nel nostro paese stanno portando avanti questi concetti e che si sono dati l’obiettivo prioritario di salvaguardare la Salute e rimanere SANI, non quello di “inseguire” le malattie senza mai intervenire sulle loro cause.
Una informazione rigorosa, indipendente, scientificamente corretta è il primo strumento che si deve mettere in atto se davvero si vuole uscire dal pantano in cui anche l’Oncologia si dibatte.
Perché poi non si impiegano i soldi raccolti nella settimana appena trascorsa per la bonifica dei siti inquinati nel nostro paese?
Bibliografia:
Danei G.: Causes of cancer in the world: comparative risk assessment of nine behavioural and environmental risk factors Lancet 366: 1784-1793, 2003
Clapp RW et al: Environmental and Occupational Causes of Cancer, Lowell Center for Sustainable Production, 2007
Devra Davis: La Storia Segreta della Guerra al Cancro
Samuel S. Epstein: How to win the war against cancer, 2005 www.preventcancer.com
Patrizia Gentilini Medico Oncologo ed Ematologo, Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia
Forlì 11 Novembre 2009
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