Le associazioni ambientaliste, il Pd e la maggioranza dei cittadini (dati Ipsos) considerano infatti il disegno di legge alla stregua di una vera e propria deregulation volta ad ampliare la libertà di azione dei cacciatori ai danni, ovviamente, della fauna presente nel nostro territorio. Duramente contestati sono il rilascio della licenza di caccia a chi ha 16 anni se accompagnato, l’estensione del periodo e dei luoghi di caccia, la riduzione delle sanzioni per chi uccide specie protette.
Il testo, se approvato, sostituirà la legge 157 del 1992, norma di equilibrio tra l’interesse nazionale alla tutela della fauna selvatica e la possibilità di esercitare l’attività venatoria.
Il testo ha scatenato lo sdegno di molti che lo reputano un “ritorno al Medioevo” ed un ulteriore allontanamento dell’Italia (anche in questo ambito) dall’indirizzo degli altri Paesi dell’Unione Europea.
Fulco Pratesi, Presidente onorario del WWF Italia, ha dichiarato in proposito: “Oltre a doversi indignare, giustamente, per la riduzione dell’età per conseguire la licenza di caccia e sulle sofferenze cui le vittime saranno sottoposte per puro divertimento, è importante protestare con veemenza sull’aumento previsto del periodo di caccia, sopratutto in febbraio, quando la maggior parte delle specie è in piena attività riproduttiva, incidendo fortemente sulle popolazioni migratorie, con danni per gli altri Paesi d’Europa ove queste specie rappresentano i messaggeri della primavera.
Oltre a questo è inammissibile che si voglia ancora estendere la già nutrita lista di specie cacciabili, che già oggi fa considerare prede uccellini come ad esempio le allodole e i merli dal canto melodioso. E la previsione di accogliere le richieste dei cacciatori di poter rivolgere le loro doppiette anche su altri uccellini di pochi grammi di peso, canori e in parte insettivori come la peppola e il fringuello (da sempre frutti proibiti dei Tartarini nostrani) non fa che evidenziare le assurdità che la legge Orsi vorrebbe introdurre nell’attuale ordinamento venatorio mediante la modifica alla legge 157 ottenuta, dopo lunghi dibattiti parlamentari e con una vasta confluenza di consensi, solo sedici anni fa”.
I dati confermano, dunque, il fatto che la caccia non è un fenomeno di massa ma riguarda esclusivamente l’1% della popolazione. Nel corso degli ultimi 20 anni il numero di cacciatori si è dimezzato. A contare il maggior numero di doppiette è la Toscana e, nel complesso, è il centro-nord del Paese ad ospitare circa il 70% dei cacciatori italiani. Seppur circoscritta, la caccia è comunque causa di distruzione della natura e massacro di animali.
Secondo quando riportato dalla LAV, ad essere uccisi per “divertimento” in Italia sono circa 100 milioni di animali ogni anno, cui si aggiungono morti e feriti accidentali anche tra gli esseri umani. Il timore è che un ampliamento delle libertà dei cacciatori, possa generare conseguenze ancora più gravi per la fauna del nostro Paese.
Ma in un’epoca in cui una schiera sempre più folta di cittadini appare maggiormente sensibile nei confronti degli animali e dell’ambiente, non sarebbe più corretto disincentivare un hobby come la caccia, piuttosto che favorirlo?
15 Marzo 2009 - Scrivi un commento