In manette sono finiti quattro cittadini cinesi che ora rischiano fino a cinque anni di carcere e multe sino a 10.000 dollari.
Si tratta, probabilmente, di basisti che riforniscono il mercato asiatico: durante la loro permanenza in Africa i lavoratori cinesi acquistano a buon prezzo avorio illegale che poi, al rientro in Cina, rivendono con un notevole guadagno.
A gestire il tutto si è scoperto essere una avorio-connection cinese che ha iniziato a porre le basi in Congo: proprio la ripresa del bracconaggio e la vendita illegale di avorio costituiscono, secondo le autorità congolesi, l’altra faccia della crescente immigrazione cinese nel continente africano.
Ciò che si teme è pertanto lo scoppio di tensioni tra una parte della popolazione congolese ed i cinesi (gli arresti potrebbero essere anche un segnale alla comunità cinese in Congo, ancora piccola), qualora questi ultimi cominciassero a gestire fruttuosi traffici illegali delle rare e preziose risorse del paese africano.
Nell’abitazione di un pregiudicato ed in un negozio di antiquariato gli agenti hanno rinvenuto numerosi oggetti in avorio. Statuine di elefanti, monili, utensili da cucina e manici di pugnali: secondo le prime stime il valore di questi oggetti ammonterebbe a non meno di 50mila euro.
Vittime di questi traffici le ultime popolazioni di elefanti africani: i più recenti censimenti riferiscono di un numero di elefanti oscillante sulle 600.000 unità (negli anni settanta erano oltre due milioni). Il bracconaggio per il commercio dell’avorio è stata la causa determinante della drastica riduzione del numero di esemplari del più grande mammifero vivente.
La questione della commercializzazione dell’avorio “legale” è uno dei temi in agenda della XV Conferenza della Cites, che si terrà a Doxa (Qatar), dal 13 al 25 marzo.
In questa occasione i rappresentanti dei 175 Paesi che nel 1973 si sono impegnati per una disciplina del commercio di specie animali e vegetali che rischiano di scomparire si troveranno a discutere anche delle sorti del tonno rosso, che quasi non c’è più, sacrificato (come è stato negli ultimi tempi) sull’altare degli interessi economici o, più precisamente, sulle cucine di sushi e sashimi…
20 Gennaio 2010 - Scrivi un commento