Quest'ultima ipotesi, però, non può spiegare da sola come perdite analoghe non si siano verificate anche in cronologie precedenti, durante transizioni più antiche fra episodi glaciali ed interglaciali. La predazione umana potrebbe essere, quindi, riconosciuta come la causa principale delle estinzioni che si sarebbero verificate contemporaneamente all'instaurarsi di cambiamenti climatico-ambientali anche di notevole portata.
Nel corso di questi eventi si è assistito ad un forte aumento demografico della specie umana accompagnato da un forte processo di sedentarizzazione. Caccia e raccolta si sono intensificati instaurando un cambiamento negli equilibri tra uomo e fauna, molto “imposto” da un aumento demografico della popolazione umana.
Nel corso degli ultimi 30.000 anni circa è iniziata un'era totalmente nuova nella turbolenta storia della vita sulla terra che continua a persistere; l'attività umana ha avuto tali effetti distruttivi sulla diversità delle specie viventi che le estinzioni addebitabili all'opera dell'uomo, sia diretta che indiretta, sono andate crescendo esponenzialmente.
Oggi come allora, la situazione non è molto cambiata. Se la popolazione umana continua ad aumentare vertiginosamente – si contano circa 6.803.362.494 individui, quando solo 5 anni fa raggiungevamo i 6 miliardi di persone – per altre specie la situazione sulla Terra è molto diversa.
Le cause di questo disastro sono da ricercarsi nella distruzione degli ambienti in cui tali primati vivono e in molti casi anche nella caccia e nell'esportazione illegale. La deforestazione e la trasformazione di habitat originari adattati alle esigenze dell'uomo sono comunque il motivo primo della loro scomparsa, a cui poi si aggiungono i problemi legati ai mutamenti climatici.
L'uomo ha avuto sempre un ruolo rilevante nell'ambiente in cui ha vissuto; l'aspetto attuale del Mediterraneo, ad esempio, è il risultato della interazione continuata prodottasi nel tempo nel corso di millenni tra uomo e ambiente naturale.
Oggi, nel Mediterraneo è meno facile che in altre aree geografiche del pianeta riconoscere i segni di questa azione antropica prolungata, ma le prove a nostra disposizione del sovvertimento ambientale attuato fin dalle epoche più antiche sono numerose.
Un esempio: gli agrumi. Adesso è quasi impossibile considerare arance e limoni come elementi biologici estranei agli originari orizzonti floristici della nostra regione. Eppure, il nucleo genetico primordiale da cui si sono formati gli agrumi domestici si è originato in Cina e in altre zone dell'Estremo Oriente.
Fu solo al tempo della colonizzazione islamica del Mediterraneo che cominciarono le coltivazioni di agrumi. Per fare posto a queste nuove colture la vegetazione naturale mediterranea è stata modificata o distrutta dai nuovi “intrusi”. Nonostante siano passati molti anni l'uomo continua ad assumere un atteggiamento simile.
In realtà, diversi casi dimostrano che niente è impossibile. È lo stesso Mittermeier a raccontarne uno. "In Brasile, il leontocebo dalla groppa rossa era considerato in via di estinzione fino al 2003. Di essi erano rimaste poche decine di esemplari. Ma con un'opera di protezione durata 30 anni la specie è stata tolta dalla Lista Rossa degli animali in pericolo di scomparsa".
I fatti dimostrano che se si interviene al momento giusto e nel giusto modo è possibile arrestare questo processo, ormai incontenibile, in atto da migliaia di anni. Basta solo volerlo.
28 Febbraio 2010 - Scrivi un commento