Il responsabile “Specie” del WWF, Massimiliano Rocco afferma: “Attualmente sono considerati a rischio un quarto dei mammiferi e un terzo degli anfibi conosciuti; inoltre, è in pericolo un uccello su sette, pari al 15% di tutte le specie censite”. Lo ha ribadito a proposito de “L’anno Internazionale della Biodiversità”, manifestazione planetaria promossa dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn, International Union for Conservation of Nature) nell’ambito del ‘Countdown 2010’ delle Nazioni Unite, il conto alla rovescia per ridurre la perdita di biodiversità entro quest’anno.
Sarà che le rane non rispondono ai canoni di bellezza animale, sarà il luogo comune che associa il rischio di estinzione di una specie all’attività di bracconaggio di cui sono vittime animali ben diversi dalle rane, quali tigri o elefanti, fatto sta che in pochi sanno che la popolazione di anfibi è quella che sta sparendo con una velocità quasi tripla rispetto a quella degli uccelli.
Quando si parla di tutela del patrimonio faunistico e del delicato equilibrio che regola la sopravvivenza degli animali sul nostro pianeta, infatti, si pensa sempre a quelle che sono le cosiddette “specie simbolo”: il panda (solo 1.600 esemplari rimasti), la tigre, la lince pardina, il rinoceronte di Giava, o il langur duca (scimmia a rischio estinzione che vive in Cina e Indocina), ecc..
Nessuno, onestamente, penserebbe alle rane e ai rospi. Eppure sono loro che rischiano di più in questo attacco alla biodiversità di cui l’uomo si sta rendendo sempre più responsabile, o , per usare un termine più appropriato, colpevole. Ha ricordato l’ambientalista: “Gli obiettivi della comunità internazionale per la salvaguardia della biodiversità non sono stati raggiunti”.
L’evento, organizzato da “Save the frogs”, primo e unico istituto pubblico statunitense dedicato alla conservazione degli anfibi, ha l’obiettivo di far crescere a livello mondiale la consapevolezza del problema dell’estinzione delle rane e di tutti gli anfibi in generale. Il fondatore di questa associazione, Kerry Kriger, denuncia che “La popolazione mondiale degli anfibi si sta riducendo a tassi senza precedenti, negli ultimi anni sono già scomparse fino a 200 specie”. La causa della sparizione di un così alto numero di specie anfibie è imputabile, pare, a un’infezione della pelle chiamata citridiomicosi. Si teme che questa malattia letale sia nata dalle modificazioni ambientali che l’essere umano ha introdotto nel pianeta.
Ma quali sono più in generale le cause di questa silenziosa strage di anfibi? Principalmente due. La prima riguarda una graduale perdita dell’habitat a loro più congeniale, dovuta alla riduzione delle aree umide, all’invasione da parte di alcune specie invasive, a nuove malattie, infine ai cambiamenti climatici. La seconda è di origine antropica più diretta, ed è da rilevare nell’utilizzo massiccio di pesticidi, responsabili dell’indebolimento del sistema immunitario degli anfibi, al punto da modificarne, in alcuni casi, addirittura il sesso … da maschi a femmine!
In occasione di questa seconda edizione della giornata dedicata agli anfibi si sono svolte in tutto il mondo manifestazioni di sostegno: Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Costa Rica, Croazia, Repubblica Dominicana, Guatemala, India, Italia, Irlanda, Madagascar, Nepal, Portogallo, Sud Africa, Sud Corea, Spagna, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti hanno dato vita a varie iniziative per celebrare questo appuntamento. Tra le tante anche quella di protesta contro la catena di ristoranti messicani “Uncle Julio’s Rio Grande”, che offre rane allevate in Cina e spesso infette da un fungo che rappresenta una specie invasiva per gli Stati Uniti.
Guardando al problema come si presenta entro i nostri confini nazionali, focalizziamo l’attenzione su un caso concreto, per esempio quello che interessa le zone del bresciano dove vi è una situazione di costante minaccia per la popolazione locale di anfibi.
A Nave e Lumezzane, in provincia di Brescia, moltissimi esemplari di rane e rospi compiono ogni anno, nel periodo riproduttivo, lunghi spostamenti percorrendo anche tragitti lungo strade carrabili, con la conseguenza che moltissimi di loro vengono uccisi schiacciati dalle automobili. Questo fenomeno, oltre a decimare la popolazione di anfibi, ne compromette seriamente la riproduzione. Oltre al traffico veicolare vi è però una seconda più importante causa, il prosciugamento dovuto alla perdita di impermeabilità del fondo, delle vicine pozze di abbeveraggio per bovini.
Alle rane viene quindi a mancare l’acqua con i suoi importantissimi contenuti nutritivi, vitali per la proliferazione di questi animali. L’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) Sezione Brescia, collabora attivamente da anni al “Progetto Rospi” (gestito e promosso dal Centro Studi Arcadia).
Questo intervento ha ridotto la mortalità causata dal traffico delle automobili, ma non è
stato sufficiente purtroppo per poter assistere alla riproduzione degli anfibi, che di fatto non è avvenuta.
La causa è stata, probabilmente, la mancanza di nutrimento contenuto nell’acqua che gli è stata somministrata, troppo fresca e pulita, e non idonea quindi a sostituire quella delle pozze! Ma grazie ad un progetto di recupero attuato dalla Comunità Montana di Valle Trompia nel 2007 le pozze sono state ripristinate e gli anfibi sono tornati a riprodursi nuovamente. L'OIPA continua, insieme ad altre associazioni (Enpa, LAV, LAC e WWF) locali a supportare concretamente ogni anno questo programma di salvataggio degli anfibi.
7 Maggio 2010 - Scrivi un commento