Purtroppo, il traffico illecito non è un fenomeno esclusivamente natalizio, ma dura tutto l’anno e secondo il rapporto Zoomafia 2009 della Lega anti vivisezione curato da Ciro Troiano fattura tre miliardi di euro l’anno.
Quando parliamo di zoomafia, tuttavia, non è sufficiente pensare a connessioni transfrontaliere, allo sballottamento di specie comuni ed esotiche da un paese all’altro eludendo i controlli. Piuttosto, bisogna intenderla come un generalizzato sfruttamento degli animali per i fini più disparati e per questo esistono delle vere e proprie sezioni specializzate della malavita organizzata.
I fatturati introitati da questa pratica criminale includono tra le loro voci anche il settore sempre più in crescita delle scommesse clandestine. Dal Rapporto 2010 stilato dall’Eurispes si apprende che il mercato illegale delle scommesse clandestine frutta circa 6.500 milioni di euro contro i 2.200 provenienti dalle scommesse legali.
Tra gli illeciti, alcuni noti, altri inediti quasi per sottolineare l’estrema dinamicità del settore, esistono le corse clandestine di cavalli che costituiscono circa un terzo del fatturato delle zoomafie.
In Asia, con i cavalli, si sono inventati anche i combattimenti. Nei Paesi interessati, Corea, Filippine e Cina, non esiste una normativa sulla tutela degli animali. Per cui tutto è permesso nella piena legalità. In Cina, addirittura, hanno istituito un Festival che si tiene annualmente a Rongshui Miao nel sud ovest del Paese.
Prima dei combattimenti gli animali vengono torturati, frustati e picchiati per innervosirli e poi costringerli ad uccidersi l’uno con l’altro, come in questo video. Cosa ancora più grottesca ed agghiacciante, poco lontano dallo spiazzo del combattimento si tiene legata una giumenta in calore, trattata con una dose massiccia di ormoni per indurla all’estro.
Come nello spettacolo tra gladiatori dell’Antica Roma, non è previsto che un vincitore ed il cavallo sconfitto viene macellato sul posto e la carne offerta ai partecipanti dell’arena.
Un esempio? Proprio nel mese di gennaio la Guardia di Finanza in servizio presso l’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo ha bloccato un traffico di animali imbalsamati, appartenenti a specie protette dalla Convenzione di Washington.
In sei urne sono stati rintracciati rarissimi esemplari di cuccioli di squalo della specie "Selachimorpha" e cinque teste di coccodrillo della famiglia "alligator mississippiensis", una specie proveniente dal Sud America ed in via di estinzione, che stavano per essere importate nel nostro Paese.
A fare bottino c’è anche il lucroso traffico di cani e gatti per cui l’Italia detiene il triste primato europeo con 14 milioni di esemplari finiti nella rete dell’illecito. Un’operazione proficua per le zoomafie che importano illegalmente gli animali dall’Est europeo per rivenderli sul nostro territorio nazionale a prezzi stracciati.
In queste operazioni, purtroppo, si inseriscono numerosi canili decisamente lontani dal rispettare i canoni deontologici cui sarebbero tenuti. Molti randagi sono illegalmente trasferiti verso altri Paesi per essere utilizzati come cavie.
Le province di Caserta, Napoli, Palermo e Bari, Foggia e Ragusa sono quelle più esposte al rischio di traffico illegale di randagi. Sfruttando il trabocchetto delle convenzioni, un canile che ospita 1000 randagi con una diaria di 7 euro ciascuno può contare in un guadagno di circa 2,5 milioni di euro l’anno. Sono noti gli episodi in cui l’azione congiunta dell’associazionismo e delle forze dell’ordine ha portato a sventare operazioni illecite.
Purtroppo, però il fenomeno non è facilmente arginabile: ancora oggi sono frequenti le notizie di traffici sventati, che inducono inevitabilmente a pensare a tutti quei criminali che, per scaltrezza o fortuna, riescono a scivolare tra le maglie dei controlli, in verità oggi molto più stringenti di ieri.
Alcuni esempi. Nel mese di febbraio, la Guardia di Finanza di Rapallo ha sequestrato otto cuccioli di mastino Dogue de Bordeaux di appena 60 giorni, una razza spesso usata per i combattimenti illegali. Il traffico illecito, in ingresso dalla Romania, era gestito da tre rumeni, uno dei quali figurava come allevatore e trovava i potenziali clienti via internet.
Il prezzo dei cuccioli era fortemente ribassato, 600-800 euro, per una razza che solitamente ne vale 2000 ad esemplare. I cuccioli erano trasportati clandestinamente e con certificati falsificati: chiusi in gabbiette anguste, esposti al freddo e con poca capacità d'aria.
L’operazione è stata bloccata prima che i tre potessero procedere alla vendita dei cuccioli che, tra l’altro, non erano stati sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie previste dalla normativa comunitaria e nazionale. I cagnolini sono stati affidati alla tutela dei veterinari dell’Azienda Sanitaria Locale n. 4 di Chiavari, per gli accertamenti e le vaccinazioni.
Le attività della zoomafia, alle quali va aggiunta la macellazione illegale e clandestina di capi spesso ammalati (la brucellosi è la patologia più diffusa) o l’abigeato finalizzato allo stesso scopo cui si lega il traffico di marchi auricolari di identificazione contraffatti, sono un fenomeno in costante crescita, tanto più pericoloso quanto sfuggente.
Non esiste esemplare che riesca a sfuggire agli spietati traffici, dal bracconaggio alle sperimentazioni, dai combattimenti alle corse clandestine, dal collezionismo di specie rare vive ed impagliate alle cure orientali. In questo vortice di denaro e crudeltà gratuite sta l’essenza della convinzione che la vera bestia non sia quella a quattro zampe, ma l’uomo.
Il Tao della Biologia
«è l'uomo che deriva dalla scimmia o la scimmia che deriva dall'uomo?» il dilemma non ha senso, se è vero che... Continua... |