Il denaro scarseggia nelle casse dello Stato e il Governo taglia. Dove? Sull’ambiente.
Così nella Finanziaria 2010, presentata qualche settimana fa e approvata dal Consiglio dei Ministri, non si parla di bonus per quanti intervengono sulle proprie abitazioni per migliorarne le prestazioni energetiche. Vale a dire che l’ecoincentivo in questione non è previsto per il prossimo anno.
Lo strumento della detrazione del 55%, introdotto nel 2007 e confermato nei due anni a seguire, ha contribuito fortemente ad un allineamento del nostro paese agli standard edilizi ecologici da tempo affermati in altri paesi Europei. Essi sono determinati dalla necessità di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente e lo spreco di risorse, nonché di contrastare i cambiamenti climatici in atto. Molte famiglie hanno usufruito di tale legge per ristrutturare i propri edifici in chiave ecologica, ossia praticando tutta una serie di interventi che elevassero l’efficienza energetica delle strutture.
Le agevolazioni in questione si applicano a edifici, o parti di essi, già esistenti, quindi sono relative ad opere di ristrutturazione, non alla costruzione ex-novo. Gli interventi possono essere sulle componenti strutturali degli edifici, ossia pareti, pavimenti, infissi, ma riguardano anche l’ammodernamento degli impianti di riscaldamento: ad esempio sostituzione dei sistemi di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza, con impianti geotermici a bassa entalpia o sistemi dotati di caldaie a condensazione. Infine la detrazione coinvolge anche l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, per usi domestici come industriali.
Il richiedente è un qualunque soggetto (persona fisica, società, impresa, ente pubblico o privato), residente o no, a prescindere dalla fascia di reddito. Esso deve però possedere o detenere a vario titolo l’edificio sul quale si interviene. L’agevolazione si applica alle spese strettamente tecniche, ossia relative alla fornitura e alla posa dei prodotti, come anche ai costi sostenuti per acquisire i certificati e le attestazioni energiche necessarie.
La detrazione Irpef del 55% ha rappresentato dunque uno strumento molto importante per l’ammodernamento di vecchi edifici costruiti con criteri non in linea con le attuali esigenze di risparmio energetico. Le conseguenze sono un’effettiva riduzione dell’energia impiegata per la climatizzazione e quindi risparmi sulla bolletta da parte dei cittadini.
In tantissimi ne hanno usufruito negli scorsi anni. Secondo dati riportati da Il Sole 24Ore, nel 2008 l’Enea ha ricevuto 240mila richieste per poter beneficiare della detrazione fiscale in questione, cifra questa ben superiore a quella del 2007, che si attestava a 106mila. Il valore monetario degli interventi interessati dalla riduzione è stato stimato pari a 3,4 miliardi di euro per il 2008 (e 1,5 miliardi per l’anno precedente). Si tratta di somme non indifferenti.
E’ ben probabile che l’aumento delle richieste nel 2008, sulla fine dell’anno, siano state determinate proprio dalla prima proposta di Finanziaria 2009, sempre ad opera del Ministro Tremonti. Già l’anno scorso, infatti, il Governo Berlusconi aveva tentato di limitare il prezioso ecoincentivo introdotto nel 2007, depotenziando sensibilmente l’agevolazione. All’annuncio di tale cambiamento, migliaia di contribuenti si sono affrettati ad inviare la documentazione all’Enea e all’Agenzia delle Entrate per assicurarsi le detrazioni.
In seguito alle rumorose proteste degli utenti, delle imprese del settore e di componenti politiche, le agevolazioni sono state rinnovate anche per il 2009. I dati relativi alle pratiche accese non sono ancora disponibili, ma il trend positivo sembra confermato.
Nonostante tali segnali che dimostrano come la detrazione del 55% sia uno strumento molto apprezzato e produttore di ottimi risultati, il Governo anche quest’anno prova ad eliminarlo dalla Finanziaria.
E’ naturale che senza l’opportunità di tale ingente risparmio economico, molti meno cittadini decideranno di intervenire sulle proprie abitazioni per riqualificare dal punto di vista energetico. La conseguenza diretta sarà in primo luogo un rallentamento nel processo di adeguamento del nostro Paese alle richieste di riduzione di emissioni di gas serra nell’atmosfera e di risparmio energetico. In secondo luogo gli utenti vedranno ridotte le opportunità di procurarsi un risparmio sulla bolletta della fornitura di energia, in quanto non saranno in grado di limitare gli sprechi dei propri edifici.
Una terza significativa ricaduta negativa si avrà in campo occupazionale. Le incentivazioni alle opere di riqualifica energetica e all’impiego delle fonti rinnovabili, tramite installazione di pannelli e tegole per il termico solare, hanno dato un forte stimolo a questo innovativo settore industriale, caratterizzato per altro soprattutto da piccole e medie imprese.
Il venir meno dei sostegni governativi, ossia delle detrazioni, provocherà una riduzione di interventi e quindi agirà da freno allo sviluppo delle imprese costruttrici e delle aziende installatrici di impianti di riscaldamento, sistemi per il condizionamento dell’aria, strutture per il contenimento degli sprechi energetici, ecc. Un settore giovane e dalle grandi potenzialità potrebbe quindi registrare una dannosa battuta d’arresto e posti di lavoro di recente creazione potrebbero tornare a scomparire.
Le reazioni di protesta alla Finanziaria 2010 si sono fatte sentire subito, soprattutto tra le associazioni ambientaliste e di settore.
Legambiente manifesta indignazione per la scelta del Governo; “Cancellando il bonus che ha consentito la riduzione dei costi delle bollette e delle emissioni di CO2, si colpisce concretamente anche un settore innovativo dell’industria” afferma Edoardo Zanchini, responsabile energia dell’associazione, “in questo modo si condanna il Paese ad un pericoloso passo indietro, che ci indebolisce ulteriormente di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici”.
Ermete Realacci, responsabile ambiente del PD (ed ex Presidente della stessa Legambiente) ribadisce il concetto espresso dall’associazione ambientalista, aggiungendo che “Berlusconi all’Onu si spende in grandi dichiarazioni di sintonia con Obama riguardo all’importanza di combattere i mutamenti climatici e puntare sulla green economy come chiave per uscire dalla crisi, mentre in Italia dimostra la miopia e l’arretratezza di sempre”.
Anche il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che al momento dell’approvazione della Finanziaria era a New York per un importante incontro all’Onu, proprio per discutere sulle decisioni da prendere in sede dell’imminente vertice di Copenaghen, si dichiara preoccupata per le scelte del Ministero dell’Economia. “Ci vuole più attenzione per l’ambiente”, ha dichiarato la Ministra, “nelle tabelle della Finanziaria 2010 presentata da Tremonti non compaiono una serie di fondi, come quelli per la difesa del suolo e delle acque e quello per il protocollo di Kyoto, tutti strumenti con i quali il Ministero per l’Ambiente finanzia le proprie attività”.
Il Partito Democratico ha dichiarato di prepararsi ad una dura battaglia in Parlamento, mentre le associazioni ambientaliste intendono fare pressione mobilitando i cittadini, come accadde lo scorso anno di questi tempi. Si spera in un impegno attivo in questo senso anche da parte della Ministra Prestigiacomo, che del Governo attuale fa effettivamente parte.
Non è però affatto detto che si riesca anche quest’anno a ottenere la proroga per le detrazioni del 55%. E ad ogni modo resta sconcertante il fatto che si debba continuare a strappare al Governo concessioni che non dovrebbero essere viste come tali, bensì come punti basilari della politica del Paese. Si dimostra ancora una volta come la tutela dell’ambiente, il risparmio energetico, l’investimento nelle fonti rinnovabili e in settori economici nuovi, promettenti e positivi non rientrino nelle priorità della governance del nostro Paese.
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