Secondo tale decreto, coloro che vorranno far ricorso alle detrazioni, nel 2009 e/o nel 2010, saranno costretti a farne esplicita richiesta all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima esaminerà le istanze (da inviare esclusivamente per via telematica), secondo l’ordine cronologico con sui saranno pervenute, e fornirà risposta entro 30 giorni. Poiché sono previsti dei limiti massimi ai crediti d’imposta, non tutti riceveranno l’agevolazione. Decorso un mese dalla presentazione dell’istanza, quanti non avranno ottenuto risposta si dovranno considerare esclusi (silenzio-rifiuto).
Il testo originario - quello presentato il 29 novembre - prevedeva anche una retroattività della norma, la quale avrebbe investito, quindi, anche quanti hanno già intrapreso opere nel 2008, sicuri di poter contare sulla detrazione del 55% delle spese. A seguito di tre giorni infuocati da polemiche, discussioni e proteste, il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha annunciato lo scorso 3 dicembre che la retroattività della norma sarà eliminata; non cambia però la posizione riguardo ai limiti economici imposti per i prossimi due anni.
Le critiche pesanti al decreto sono arrivate in massa e da più parti: cittadini coinvolti in interventi di riqualifica dei propri edifici, associazioni di consumatori, produttori del settore edile (in particolare del solare-termico e degli infissi) e organizzazioni ambientaliste.
In una lettera al Governo, la ACE (Associazione Certificatori Energetici) scrive: “Il decreto introduce un elemento di aleatorietà che ridurrà in modo significativo la propensione all’acquisto di privati ed imprese, con conseguenti danni economici per l’intero settore industriale.
Meno investimenti “buoni”, meno risparmio economico per i cittadini e meno tutela ambientale. Solo passi indietro, dunque.
Il direttore del Kyotoclub, Gianni Silvestrini, si dichiara sconcertato: “Oltre a garantire minori importazioni di combustibili e un taglio delle emissioni di gas serra, l’incentivo statale era positivo anche dal punto di vista strettamente economico. A fronte di un impatto minimo sulle casse dello stato, garantiva il prosperare di tutto un settore industriale e aveva permesso il recupero di una parte di lavoro sommerso (si stima che l’incremento delle entrate dovuto ad esso sia stato di mezzo miliardo di euro).
Sulle medesime note gli interventi di Legambiente e Assolterm (Associazione Operatori del Solare Termico), le quali lanciano per l’11 dicembre la proposta di un incontro, davanti a Palazzo Chigi alle 11,00, di quanti vogliano far sentire la propria protesta e le proprie ragioni.
La cosa più sconcertante è che - in un momento di crisi, in cui il terrore per la recessione economica induce politici e industriali a spingere la gente al consumo - si vadano a colpire quanti compiono spese “positive”, ossia investono denaro in qualcosa che produce un risparmio in termini di impronta ecologica.
Sembra non esserci alcuna riflessione critica in azioni di tal tipo. Se proclamare la necessità di una decrescita in questi giorni appare come promuovere un’eresia, a rischio di reclusione, auspicheremmo che ci fosse almeno una visione più ampia e intelligente della questione: ciò che produce benefici a lungo termine per il sistema sono i consumi critici, le scelte di investimento e spesa che promuovano la qualità, la riduzione dell’impatto ambientale, la sostenibilità in generale, nonché la dignità umana dei lavoratori e degli utenti stessi. Il consumo non è e non può considerarsi “cosa buona e giusta” tout-court.
8 Dicembre 2008 - Scrivi un commento