Possibilità che avrebbe consentito un risparmio energetico ed economico significativamente notevole. Niente, invece, di tutto questo. L’unica cosa certa è che rimane in vigore il limite relativo al 2010.
La Commissione non ha visto di buon occhio neanche l’emendamento relativo all’articolo 1 in riferimento alla rimozione del rischio sismico e idrogeologico.
L’opposizione aveva proposto un piano urgente di verifiche da parte della protezione Civile da effettuare non oltre il 31 dicembre 2012, con il supporto delle regioni, nelle aree contigue a quelle coinvolte dal sisma abruzzese. Operazione che avrebbe richiesto 50 milioni di euro annui. A questi si sarebbero aggiunte le detrazioni del 55% per le spese di adeguamento alle NTC, Norme Tecniche per le Costruzioni, fino a un massimo di 100 mila euro spalmabili in tre anni.
In seguito a tale disapprovazione non sarà possibile, quindi, l’attuazione di misure preventive come ad esempio, l’inutilizzabilità per gli immobili non sanati entro sei mesi dalle verifiche e la mappatura delle zone di maggiore rischio, comportante la demolizione degli edifici abusivi entro la fine del 2010 e ulteriori 510 milioni di euro annui.
La volontà di estendere le detrazioni fiscali del 55% per l’adeguamento degli edifici alle norme antisismiche era stata proposta dopo il terremoto in Abruzzo e contestualmente alla discussione sul Piano Casa.
Il Ministro dell’Economia Tremonti ha comunque respinto per ragioni di copertura finanziaria, questa disposizione contribuendo così all’interruzione del dialogo tra Esecutivo ed enti locali.
La sopravvivenza delle detrazioni del 55% è una storia molto controversa che ha visto, nel corso di questi mesi, diverse volte la possibilità di venire ostacolata da parte del Governo. Tanti cittadini insieme a numerose imprese, associazioni ambientaliste e di categoria hanno condotto una battaglia in nome e nell’ottica di un consumo diverso, critico rivolto ad un risparmio energetico ambientale che ha dato e avrebbe continuato a dare una spinta notevole anche in campo occupazionale.
In un momento come questo in cui l’Italia è in ritardo rispetto alle indicazioni previste dal protocollo di Kyoto, sarebbe più opportuno favorire incentivi di tela tipo, piuttosto che quelli delle auto. Viene quindi da chiedersi... A chi conviene?
11 Novembre 2009 - Scrivi un commento
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