L’organo legislativo europeo ha stabilito che dal 1° gennaio 2019 tutti gli immobili di nuova costruzione dovranno essere a consumo zero. In pratica, essi saranno edificati non solo nel rispetto delle normative per l’efficienza energetica, ma anche in modo tale da potersi autosostenere: vale a dire che produrranno da sé energia in quantità pari a quella consumata. Per soddisfare tale richiesta essi dovranno essere, ad esempio, equipaggiati di pannelli solari o turbine eoliche.
Il provvedimento prevede che si effettuino interventi anche sugli edifici costruiti prima della fine del 2018. I singoli Paesi sono tenuti a stabilire degli obiettivi nazionali relativi ad un numero minimo di immobili di vecchia costruzione da portare a consumo energetico nullo. Le quote potranno essere amministrate in due traguardi successivi: uno da raggiungere entro il 2015, l’altro entro il 2020.
Sebbene i requisiti minimi siano a libera scelta dei singoli Stati membri, la Commissione Europea definirà entro il 3 marzo 2010 una metodologia comune di calcolo del rendimento energetico delle strutture.
Gli interventi per l’aumento dell’efficienza energetica saranno resi obbligatori per ogni edificio che subisca ristrutturazioni importanti o nel quale vengano sostituiti componenti e sistemi tecnici edilizi, come ad esempio i boiler o le finestre. Per “ristrutturazioni importanti”, chiarisce l’ITRE, si intende ad esempio il restauro di oltre il 25% della superficie dell'edificio o quelle opere in cui il costo totale della ristrutturazione è superiore al 20% del valore dell'immobile.
L’obbligo di adeguarsi a standard di efficienza elevati si estende anche alle “case vacanza” abitate per meno di quattro mesi all’anno, in un primo tempo tenute fuori dalla normativa. Sono invece esentate le abitazioni di superficie inferiore ai 50m2, gli edifici dedicati alle pratiche religiose e quelli agricoli a basso fabbisogno energetico, i fabbricati temporanei utilizzati per meno di 18 mesi, nonché gli edifici storici, il cui aspetto o carattere sarebbe alterato significativamente in seguito ad interventi strutturali.
Il Comitato ITRE ha inoltre indicato alcuni strumenti finanziari che i Paesi della Comunità Europea dovranno adottare per rendere possibile l’adeguamento alle normative dettate. In primo luogo l’imposta sul valore aggiunto (IVA) dovrà essere ridotta su tutti i beni e i servizi legati all’efficienza e alle energie rinnovabili. Un Fondo per l’Efficienza Energetica sarà istituito entro il 2014 e finanziato dalla CE, dalla Banca Europea e dagli stessi Stati Membri. In più è stato previsto l’incremento di almeno il 15% della quota del Fondo Europeo di sviluppo regionale destinata ad opere volte alla riqualificazione energetica.
In questi ambiti il Nord Europa è solito essere un passo avanti rispetto a noi. Non fa eccezione il caso in questione, però non parliamo di paesi scandinavi stavolta, bensì dell’Oltralpe. L’Austria ha di recente edificato la 2500esima casa passiva, la quale consuma meno di 15kWh al m2: condomini e villette come anche uffici e strutture commerciali sono oramai costruiti secondo tali criteri di efficienza energetica. Si prevede che entro il 2010 in Austria ben il 30% degli edifici sarà “passivo”, mentre Günter Lang, direttore commerciale dell’Istituto Passivhaus (=casa passiva) austriaco ritiene che nel giro di un paio di anni tale modello costruttivo diventerà uno standard generale europeo.
Cosa è nello specifico la casa passiva?
Essa si caratterizza per la capacità di sfruttare i cicli solari e gli apporti di calore dati dalle sorgenti interne (persone, apparecchiature e macchinari, dispositivi elettronici e illuminazione artificiale) sì da garantire un’opportuna regolazione della temperatura degli ambienti senza bisogno di ricorrere a specifici impianti di riscaldamento (e nel migliore dei casi anche di raffreddamento). Ovviamente l’energia necessaria per alimentare ogni elettrodomestico o dispositivo dovrà essere comunque generata in qualche modo (possibilmente in loco), ma l’eliminazione della fonte di dispendio data dal condizionamento della temperatura rappresenta un grossissimo risparmio.
I costi di una casa passiva sono elevati se confrontati a quelli di una costruzione convenzionale. Se si prendono in considerazione, però, le spese da sostenere per realizzare un edificio secondo le più moderne norme di isolamento ed efficienza energetica e vi si sottraggono quelle richieste da un impianto di riscaldamento, ci si rende conto che l’edificazione di abitazioni di tal tipo è estremamente conveniente sul lungo periodo.
Gli esperti del settore ritengono che in Italia, in virtù del clima generalmente mite, la realizzazione di case passive sarebbe alquanto conveniente e in parte anche più semplice di quanto non sia in centro o nord Europa. Una ricerca specifica di soluzioni deve essere affrontata sul piano del raffreddamento durante i mesi estivi, ma anche su questo piano la bioedilizia ha già messo a punto alcune soluzioni praticabili. D’altra parte, un buon isolamento termico può garantire il mantenimento del fresco eventualmente indotto artificialmente.
Essa può rappresentare, quindi, un punto di riferimento per quanti siano interessati ad approfondire la tematica in questione ed eventualmente muoversi verso una scelta significativa di sostenibilità. Ciò, se non altro, in attesa che le linee guida dettate dal Parlamento Europeo siano tradotte in leggi nazionali e che gli strumenti necessari alla loro attuazione siano messi a disposizione di tutti.
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