Nel medesimo periodo l’Istituto Tecnologico Danese, in collaborazione con alcune compagnie di settore quali la Danfoss Compressors, aveva intrapreso un progetto di ricerca e sviluppo sostenuto economicamente dall’Agenzia Danese per l’Energia. L’idea era quella di mettere a punto un frigorifero alimentato con energia solare, privo di batteria di riserva (pesante ed inquinante).
Le forze furono così unite in un progetto comune, che ha portato alla realizzazione di SolarChill.
Al momento, nei luoghi in cui l’accesso alla rete elettrica è difficile, la maggior parte dei frigoriferi è alimentata a kerosene e propano. Essi consumano un litro di carburante al giorno, emettono sgradevoli fumi, necessitano di essere spesso riforniti e non sono molto affidabili (per giunta, occasionalmente, prendono fuoco). Si aggiunga a questo che la combustione di kerosene e propano comportano emissione di gas serra e quindi contribuiscono al riscaldamento globale del pianeta.
Secondo i dati forniti da Greenpeace, sono attualmente in uso nel mondo circa 100.000 refrigeratori a kerosene, il che si traduce nella produzione media di 80 milioni di kilogrammi di CO2 all’anno: valore evidentemente elevatissimo.
Il frigorifero a pannelli fotovoltaici era già una realtà, prima dell’avvento di SolarChill, però esso prevedeva una batteria di riserva a piombo, destinata ad entrare in funzione durante la notte e nei giorni di scarsa illuminazione. Le batterie a piombo tendono a deteriorarsi facilmente, soprattutto in paesi dai climi caldi, pertanto devono essere sostituite frequentemente: ciò comporta un’elevata produzione di rifiuti tossici. In più esse sono molto costose. Ciò rendeva altamente conveniente continuare a far uso dei frigoriferi a kerosene.
In pratica, SolarChill è costituito da un vano refrigerato, ben isolato, affiancato da una serie di celle plastiche in cui viene formato il ghiaccio. Durante il giorno, processi di convezione forzata raffreddano l’ambiente interno al frigorifero, conservando vaccini e cibi in buono stato, nonché accumulano ghiaccio. Il tutto alimentato tramite energia solare. Nella notte, la temperatura del refrigeratore viene mantenuta nell’intervallo di valori desiderati grazie alla naturale convezione dallo scompartimento in cui è contenuto il ghiaccio.
SolarChill è equipaggiato con tre pannelli fotovoltaici da 60W ciascuno, prevede la possibilità – in caso di necessità – di ricorrere ad altre fonti di energia (connettendolo per esempio ad un generatore di energia a turbina eolica) e non presenta elettronica esterna che necessiti alimentazione costante da rete. Esso è isolato in maniera eccellente e non utilizza fluorocarburi per il raffreddamento né per l’isolamento.
I primi prototipi sono stati testati a lungo in prima istanza in laboratorio, dimostrando di poter soddisfare a pieno le richieste del WHO relative ai refrigeratori per vaccini. SolarChill, come emerso dai test, può infatti mantenere la temperatura interna nell’intervallo desiderato di 0°C-8°C, con ambiente esterno a 32°C. Tali valori sono inoltre garantiti anche in caso di quattro giorni successivi in assenza di sole.
SolarChill è ora in uso sul campo in tre paesi del sud del mondo: Senegal, Indonesia e Cuba. I risultati riportati, secondo quanto dichiarato da Greenpeace, sono alquanto soddisfacenti.
Ne concludiamo, dunque, che si è dimostrato di poter alimentare completamente un frigorifero tramite pannelli fotovoltaici e senza l’uso di batterie di riserva.
A questo punto perché non trasferire tale tecnologia alla refrigerazione ad uso domestico e commerciale (di piccola taglia)? Un frigorifero con tali caratteristiche potrebbe essere inserito nel mercato non solo dei paesi del sud del mondo, bensì anche in quelli del nord. Si tratterebbe di un elettrodomestico ecocompatibile ed economicamente conveniente.
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