È la storia di Jon Bohmer, norvegese residente a Nairobi, e del suo Kyoto-box, il particolare forno ad energia solare che ha realizzato.
L’invenzione ha vinto il Climate Change Challenge 2009, la gara per le eco-invenzioni organizzata dal Financial Times, ed ha fatto guadagnare al suo inventore 75 mila dollari per trasformare la sua idea in un prodotto commerciale.
Sul podio anche i realizzatori di un particolare tipo di piastrelle per il soffitto che, sfruttando l’evaporazione dell’acqua, permettono di raffreddare la camera con un uso minimo di energia.
Ad aggiudicarsi il quarto posto è stato invece Mr. Fleck, il quale ha pensato di applicare delle coperture ai buchi delle ruote dei camion per ridurre lo spreco di carburante del 2%.
A seguire nella classifica delle 300 invenzioni in gara, una macchina capace di generare, a partire dalle biomasse, carbonella di alta qualità e stabilità da usare come concime o da bruciare come carburante.
Qual è, quindi, la forza dell’invenzione di Jon Bohmer?
La straordinarietà di questo apparecchio, in realtà, consiste nel fatto che non ha proprio nulla di straordinario. Esso, infatti, è composto da due scatole di cartone infilate l’una nell’altra. La scatola esterna è foderata di carta argentata, quella interna dipinta di nero. Esposto ai raggi solari l’artigianale forno si surriscalda quel tanto che basta per far bollire diversi litri di acqua (pare 10 litri in due ore) e di cuocere il pane.
L’eccezionalità di questa invenzione, dunque, risiede proprio nella sua estrema semplicità: il rudimentale congegno può essere realizzato presso qualsiasi scatolificio a costi irrisori.
Una fabbrica di Nairobi prevede già di confezionare due milioni e mezzo di esemplari in un mese e, qualche giorno fa, Bohmer ha dichiarato (nella pagina personale del social network Twitter) il suo stupore per il numero di richieste di forni solari da parte degli Stati Uniti.
A dispetto della sua assoluta semplicità, Kyoto-box potrebbe rivelarsi un apparecchio in grado di migliorare le condizioni di vita di tutte quelle persone che vivono nelle parti più povere del Pianeta.
Se gli apparecchi di Bohmer si diffondessero, un’operazione assolutamente scontata per noi dei Paesi ricchi come quella di bollire l’acqua, e quindi sterilizzarla, potrebbe significare la salvezza per tutti quei bambini che ogni anno muoiono dopo aver ingerito acqua infetta.
Come se ciò non bastasse, la diffusione di quest’apparecchio potrebbe consentire di frenare l’uso di legna da ardere per cucinare e quindi limitare la deforestazione, le emissioni di C02 e l’inquinamento.
“Ci sono scienziati che lavorano per mandare la gente su Marte” – afferma Jon Bohmer – “io ho cercato qualcosa di più semplice e popolare”.
Se Kyoto-box diventerà popolare e salverà il Pianeta non possiamo ancora saperlo, di certo più semplice ed economico di così un forno non poteva esserlo.
27 Aprile 2009 - Scrivi un commento