Questa volta le cattive notizie giungono dall’altro lato del mondo e più esattamente dalla Cina dove, attraverso i risultati pubblicati dall’agenzia China Environmental Culture Promotion Association, sono stati resi noti alcuni dati importanti sul rapporto che lega l’uomo con l’ambiente circostante. Più del 40% delle persone intervistate dichiara una grande preoccupazione per la presenza sempre più insistente di cibo contaminato; l’80%, invece, mostra molte paure per l’inquinamento dell’acqua che insieme a quello atmosferico sembra non voler regredire.
La distruzione dell’ambiente sarebbe il risultato di un inarrestabile sviluppo industriale che nel corso degli ultimi venti anni, in Cina, ha raggiunto la cresta dell’onda.
L’altra faccia di questa imponente rivoluzione industriale non ha dunque un bell’aspetto: morti, tumori, malattie, distruzioni di interi villaggi, estinzioni di specie animali. Una situazione critica che dovrebbe far pensare e riflettere tutti, anche chi vive lontano da disastri di tale portata. Sì perché, come dimostra l’inchiesta compiuta dall’agenzia cinese, la preoccupazione della gente aumenta se le questioni ambientali interessano zone immediatamente loro circostanti.
Eppure, senza che noi lo sappiamo, centinaia di migliaia di contadini utilizzano acqua contaminata per usi alimentari e per irrigare i campi, diventando inconsapevolmente complici di un destino non molto felice se si pensa che nell’acqua che utilizzano si trovano gli scarichi di numerose industrie inquinanti. L’economia di intere famiglie e villaggi agricoli è stata distrutta, ma le autorità non sembrano preoccupate e anziché optare verso un freno all’inquinamento contribuiscono allo sviluppo industriale.
Un esempio evidente ci viene fornito dalle acque del fiume Zhangweixin nella provincia nord di Shadong e a Dezhou. In quest’ultima località il fiume nasce, da qui comincia il suo viaggio tra Hebei e Shadong gettandosi nel mare di Bohai dopo un tragitto lungo 460 Km.
Molti villaggi situati nella zona hanno centinaia di pozzi molto profondi che si riempiono di queste acque. Il direttore di Dezhou’s Environmental Protection Office, Cai Wenxiao, ha dichiarato che l’inquinamento di questo fiume è causato principalmente dalle cartiere e gli impianti chimici situati ad Henan e a Shanxi, identificati anche dal governo centrale come i maggiori agenti inquinanti. Per cercare di arginare la faccenda durante i primi sette mesi dello scorso anno, ad Henan sono stati chiuse 140 imprese e a Shandong 15 industrie. Molte altre sono rimaste aperte come la Zhaodongfang paper company accusata di avere scaricato grandi quantità di scarti industriali nelle acque del fiume. Se da un lato c’è chi si muove per contenere questa tragica situazione, dall’altro lato c’è chi punta allo sviluppo industriale, considerandolo l’unico obiettivo da raggiungere.
Zhang Dexin, capo dell’Università di economia di Dezhou, ha dichiarato: “Il 75% della popolazione lavora nell’agricoltura, ma il loro impegno contribuisce solo per il 4,4% al Pil, per cui il maggiore problema a Dezhou oggi è la mancanza di grandi industrie. C’è bisogno di grandi impianti chimici per rafforzare l’economia”.
Per fortuna c’è chi non sottovaluta la salute della popolazione cinese e alcune promesse politiche sembrano dirigersi verso questa direzione. Il governo ha garantito che per il 2010 le acque inquinate verranno purificate. Un progetto iniziato da tempo che sembra non avere avuto ancora buon esito. Sebbene infatti il governo abbia speso più di 22 miliardi di Yuan, il 90% dei fiumi e dei laghi continuano ad essere inquinati, soprattutto al nord dove si trovano i fiumi Yellow, Huai e Hai, troppo avvelenati per essere utilizzati dagli uomini.
30 Dicembre 2008 - Scrivi un commento