Eco-design, una dieta dagli oggetti superflui

Spesso nelle nostre case si trovano oggetti inutili che vengono accantonati senza mai essere utilizzati. Evitare di comprarli sarebbe una buona idea per le nostre tasche e per l'ambiente. In questa ottica nasce il progetto dell'architetto e designer milanese Carolina Nisivoccia “Eco-diet for design”. Un design oltre l'attenzione alle sole dimensioni estetiche e funzionali degli artefatti.

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di Lucia Cuffaro

acqua paesi poveri tanica
Tra le invenzioni più rivoluzionarie degli ultimi anni, Q Drum, una tanica di plastica a forma di ruota, con un buco al centro, contente oltre 50 litri d'acqua
“Perché non proviamo a misurare quanto di inutile c'è nelle nostre vite?” Questa è la domanda provocatoria che ha portato Carolina Nisivoccia, architetto e designer milanese, a pensare al progetto “Eco-diet for design” , ovvero quando il design viene messo “a dieta”. Un evento-mostra in cui l’interazione tra spettatori e progettisti, cerca di stimolare divertendo comportamenti e reazioni tesi a raggiungere un’etica del comportamento.

Salire su una bilancia avendo in mano uno di quegli oggetti superflui, comprati e accantonati in un angolo, che tutti abbiamo in casa, gettarlo in un bidone della spazzatura e poi misurare nuovamente il peso per vedere quanto abbiamo perso. Un modo per riflettere su tutta la leggerezza che guadagneremmo, se facessimo a meno di acquistare oggetti inutili, evitando al contempo sprechi di energia.

Un’idea che le è valso il premio, appena ritirato, nella seconda edizione del “Green Dot Awards”, un concorso annuale internazionale destinato a individuare e a promuovere quei prodotti e progetti che, in diversi ambiti e dai cinque continenti, dimostrino un animo green distinguendosi per innovazione ed eco-sostenibilità.

Nello specifico, la Nisivoccia - già premiata nella passata edizione per il progetto Milano CiclABILE, diretto alla diffusione dell’uso della bicicletta come mezzo urbano - ha vinto il primo posto nella categoria “entertainment+culture” e il secondo nella categoria “concept”.

È necessario quindi mettersi a dieta dagli oggetti superflui, un problema che non riguarda però il 90% della popolazione mondiale, che vive ancora sotto la soglia della povertà e che non si può permettere di usufruire neanche delle piccole scoperte, che aiutano a migliorare la vita di tutti giorni e che in alcuni casi sono fondamentali alla sopravvivenza. Attività come l’irrigazione dei campi, l’approvvigionamento di acqua, la possibilità di mangiare un pasto caldo, sono, infatti, imprese tanto difficili quanto facilmente migliorabili.

“Design for the Other 90%” è il titolo di una mostra allestita al Cooper-Hewitt-National Museum di New York, fino al 23 settembre dello scorso anno, che ha voluto dimostrare come un design concepito in modo responsabile e sostenibile possa progettare oggetti utili e al contempo economici, che contribuiscano a risolvere molti dei problemi quotidiani nei paesi in via di sviluppo.

lifestraw cannuccia acqua
Lifestraw è una cannuccia a carboni attivi dai costi di fabbricazione bassissimi che permette di succhiare l'acqua anche da una pozzanghera ripulendola mentre la si beve
Un concept, quello della progettazione low-cost, che si deve a Paul Polak autore del libro Out of poverty, e fondatore dell’International Development Enterprise (Ide) , organizzazione no-profit attiva in molti paesi (Bangladesh, Vietnam, Cambogia, India, Nepal, Zambia, Zimbawe e Myanmar, …), che sovvenziona invenzioni, che possono garantire non solo la sopravvivenza, ma anche un miglioramento della qualità della vita della parte più povera della popolazione mondiale.

Tra le invenzioni più rivoluzionarie degli ultimi anni, Q Drum, una tanica di plastica a forma di ruota, con un buco al centro, contente oltre 50 litri d'acqua, che si trascina con una corda facendola rotolare sul terreno. Un’idea straordinariamente semplice - arrivata dal sudafricano Pieter Heindrikse nel 1993 - per milioni di esseri umani (per lo più donne e bambini) che ogni mattina devono percorrere con grande fatica chilometri e chilometri a piedi, trasportando sulla testa 10 o 20 litri d'acqua, con gravi conseguenze per la spina dorsale. Un’unica banale considerazione: se fosse stata ideata anni fa, si sarebbero risparmiati milioni di morti per la sete.

Un’altra invenzione che ha permesso in molti paesi del Terzo Mondo di ridimensionare il problema legato alla mancanza di acqua è Lifestraw, una cannuccia a carboni attivi dai costi di fabbricazione bassissimi (tra i 3 e i 5 dollari) che permette di succhiare l'acqua anche da una pozzanghera ripulendola mentre la si beve. È utilizzata soprattutto in Stati come la Nigeria, il Ghana, il Pakistan dove la contaminazione di tifo, colera e dissenteria causa la morte di migliaia di persone al giorno.

cucina solare
La cucina solare permette di cucinare e di scaldare l’acqua, facendo convergere i raggi solari al centro di uno specchio parabolico
A un costo leggermente superiore è venduta la pompa in bambù, che permette di pompare in superficie l'acqua durante la stagione secca. Il Bangladesh ne ha comprati milioni di esemplari.

In mostra al Cooper-Hewitt-National Museum anche la Portable Light Team, la borsa luminosa che produce energia e luce, ideata nel 2006 da tessitrici messicane e prodotta con soli 10 dollari.

Definita nel campo del design la “meraviglia della sostenibilità” la cucina solare, un dispositivo semplice e robusto che permette di cucinare e di scaldare l’acqua, facendo convergere i raggi solari al centro di uno specchio parabolico costituito da tanti spicchi in alluminio. Uno strumento rivoluzionario soprattutto in Africa, dove in molte zone il prelievo sconsiderato di legna da ardere sta iniziando a diventare insostenibile.

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30 Aprile 2010 - Scrivi un commento
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