In collaborazione con Edison e grazie all’elaborazione realizzata dallo studio dell’ingegnere Vittorio Bardazzi di Prato, l’associazione ambientalista ha realizzato una termografia di vari edifici di nuova costruzione, dedicati ad abitazioni o uffici, in quattro città italiane: Roma, Firenze, Milano e Bolzano.
La termografia è una tecnica che permette di acquisire immagini nel campo dell’infrarosso anziché della luce visibile. In pratica, delle opportune “telecamere” rilevano le radiazioni nel campo dell’infrarosso emesse da corpi e strutture, rendendo così possibile la misurazione della temperatura dell’oggetto in esame.
Utilizzando questa tecnica, Legambiente ha potuto “fotografare” le perdite termiche di vari edifici e la loro scarsa capacità di mantenere costante la temperatura interna. Molte costruzioni, anche erette di recente, presentano ponti termici tra l’interno e l’esterno.
Edifici ben costruiti (e quindi ecosostenibili), invece, devono avere pareti e finestre ben isolate (secondo le più moderne tecniche) ed eventualmente essere in grado di favorire l’immagazzinamento del calore del sole in inverno e la dispersione del medesimo in estate.
Degli stabili presi in analisi, la maggior parte non ha passato l’esame e molti sono stati giudicati “da migliorare”. A causa delle perdite attraverso muri, tetti e infissi, essi richiedono elevate quantità di energia per mantenere la temperatura desiderata degli ambienti, con conseguente aumento “inutile” di gas serra nell’atmosfera e spreco di denaro.
Ciò che più sorprende è che tutti gli stabili bocciati siano in realtà di nuova costruzione e alquanto di pregio, dato che hanno un valore di mercato di 4-5mila euro a metro quadro. L’adozione di adeguate tecniche per l’incremento dell’efficienza energetica avrebbe fatto aumentare il loro prezzo di un fattore ridotto, addirittura del tutto trascurabile se paragonato al risparmio di lungo periodo che si avrebbe sulle spese per la regolazione termica degli interni.
“Il problema è che fino ad oggi la domanda del mercato immobiliare è stata tale da non spingere i costruttori ad innovare, facendoli vivere di rendita con tecniche e materiali obsoleti dal punto di vista dell’efficienza.”, afferma Zanchini.
Nel condurre tale indagine, Legambiente era intenzionata a dare prove evidenti degli sprechi, in modo da riportare sul tavolo di discussione politica la questione della certificazione di efficienza energetica per gli edifici: il governo Prodi l’aveva resa obbligatoria (a partire dal luglio 2008) come documentazione da allegare alla compravendita di immobili, ma l’attuale esecutivo Berlusconi ha cancellato il provvedimento, determinando quindi un grave passo indietro in campo ambientale.
La storia della certificazione energetica è lunga e accidentata. Nel gennaio 1991 essa comparve per la prima volta in una legge dello Stato Italiano, ma il decreto necessario all’effettiva attuazione non vide mai la luce. Nel 1998 le competenze amministrative sul tema vennero trasferite agli enti Regione, tramite ilD.Lgs 31marzo 1991 n.112. Però questo non cambiò la situazione.
Le norme introdotte dal precedente governo prescrivevano ad ogni edificio che volesse entrare o tornare sul mercato di adeguarsi alle richieste di efficienza energetica; inoltre, i soggetti che effettuassero degli interventi, al fine di aumentare tale efficienza, erano obbligati a presentare la certificazione se interessati ad ottenere le agevolazioni fiscali previste dalla legge. Queste imposizioni stavano già producendo i loro frutti, ma il nuovo governo guidato da Berlusconi ha spazzato via tutto, cancellando i provvedimenti di cui sopra.
L’eliminazione degli obblighi in tema di certificazione energetica “non è certo un incentivo al risparmio d’energia”, commenta Zanchini, “al contrario permetterà di continuare a vendere ed affittare immobili che la sprecano: l’esatto opposto delle scelte intraprese da altri paesi europei”.
La crisi del settore immobiliare potrebbe però spingere imprenditori e industrie edili a giocare la carta dell’ecologismo per rilanciarsi, soprattutto se le detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione continueranno a vigere.
Dall’indagine condotta da Legambiente, accanto a numerosi edifici bocciati, appaiono anche onorevoli esempi di meritate promozioni. Si tratta di costruzioni edificate nella città di Bolzano, la quale - ignorando la cancellazione attuata da Berlusconi - ha deciso di proseguire il cammino verso la sostenibilità ambientale. Tali stabili di nuova generazione, costruiti secondo le normative di efficienza energetica, garantiscono un risparmio fino ad un quarto delle spese di raffreddamento e riscaldamento altrimenti necessarie.
Si tratta di una lodevole eccezione che la città di Firenze sta cercando di seguire. Lo scorso luglio è infatti nato un accordo (con il patrocinio della Provincia di Firenze e della Provincia autonoma di Bolzano) tra l’Agenzia Fiorentina per l’Energia (AFE) e l’agenzia CasaClima di Bolzano per realizzare un progetto di attestazione della qualità energetica degli edifici, siano essi destinati ad abitazioni come ad uffici.
L’obiettivo è quello ci dimezzare l’uso di energia da fonti tradizionali entro il 2015. Per raggiungere tale scopo si intende, tra le altre cose, preoccuparsi della formazione delle maestranze, affinché esse possano eseguire gli interventi con le dovute conoscenze. In caso di eccellenza, gli edifici potranno essere addirittura contrassegnati da una targa posta in calce, che ne indichi la “classe” energetica. La classe migliore, ossia la A, prevede che si consumino non più di 30 kilowattora per metro quadro. Vale a dire che in una città come Bolzano (che affronta inverni piuttosto rigidi) per un appartamento di 100mq di classe A sarà necessario spendere solo 160 euro l’anno per il riscaldamento, contro i 1500-2000 necessari per una casa non costruita secondo i criteri di efficienza.I dati parlano da soli, persino più delle termografie. Vien quasi da chiedersi come mai non siano ancora tutti corsi ad accaparrarsi il proprio certificato di efficienza energetica.
8 Marzo 2009 - Scrivi un commento