L’ultimo esempio risale solo a venerdì scorso: assieme al delegato per la prima infanzia Christophe Nadjovski, Baupin ha annunciato il divieto di biberon contenenti bisfenolo A, una componente nella sintesi di materie plastiche, che fin dagli anni 30 è sospettata di essere dannosa per l’uomo.
Ma procediamo con ordine.
Come prima cosa Baupin è intervenuto per cambiare la mobilità di Parigi. Grazie a lui Vélib’ (vélo=bici + liberté) è stato uno dei programmi di bike-sharing con più successo ed ha influenzato altre metropoli europee come Milano.
Il Signor Ingorghi ha anche curato l’espansione del programma di car-sharing, ma il piano del sindaco di mettere a disposizione 2.000 auto elettriche lo preoccupa: “L’idea del car-sharing è che lo si usi quando non ci sono alternative. Così il rischio è che la gente lo utilizzi tutti i giorni”.
Baupin gioca spesso sulla velocità delle auto: favorisce ad esempio pedaggi alti sulle autostrade, incoraggiando così l’entrata in città attraverso mezzi pubblici o strade più lente.
Ingiusto gli sembra però tassare tutte le auto che entrano in città, come ha fatto l’amministrazione di Londra. Spesso i pendolari vivono lontani dal centro proprio perché non hanno salari alti. Baupin è contrario al congestion charge londinese anche per un altro motivo: “in questo modo chi ha più soldi può usare la macchina con più facilità di prima. Questo non è il nostro obiettivo”.
Sulle auto il vice sindaco parigino ha le idee molto chiare: “Tutto automobile, niente futuro” (Tout voiture, no future) si intitola uno dei suoi libri.
Baupin è quindi un Khmer Verde?
La capitale si è posta, infatti, un obiettivo che supera quelli fissati dalla Francia e dal pacchetto dell’UE: Baupin ha deciso di ridurre le emissioni non del 20, ma del 30% entro il 2020.
Il vice sindaco vuole anche investire 2 miliardi di euro di tasse nell’isolamento di appartamenti sovvenzionati dallo stato. Questo programma dovrebbe poi estendersi a tutta la città e provvedere quindi sia all’isolamento delle 3.000 costruzioni pubbliche che dei 100.000 edifici privati di Parigi (International Herald Tribune).
Alcune campagne da lui promosse ricordano ai cittadini stessi cosa possono fare per l’ambiente: ad esempio ridurre i rifiuti semplicemente rinunciando a bottiglie e sacchetti di plastica.
Il Khmer verde ha dunque cambiato una delle città più grandi e complesse del mondo.
Qualcuno avrà il coraggio di attirarsi soprannomi simili in Italia?
22 Aprile 2009 - Scrivi un commento
Nelle città italiane è un po' più difficile (purtroppo), per via della non immensa offerta e qualità del trasporto pubblico locale. Tuttavia, è necessario andare in questa direzione, e quindi ben vengano blocchi del traffico e ZTL se nella città in questione si riesce ad offrire un buon trasporto pubblico ed una reale ed accessibile possibilità di usare bici ed auto a basso impatto, anche in condivisione.
Per approfondimenti su mobilità sostenibile e trasporto pubblico innovativo:
http://www.marcodemitri.it/