Carote e cioccolato per la prima auto da corsa ecologica

Nasce in Gran Bretagna, dalle idee e l’impegno di un gruppo di giovani ricercatori, WorldFirst, la prima auto da Formula 3 eco-friendly, realizzata con materiali riciclati o provenienti da piante e alimentata a biodiesel.

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di Virginia Greco

world first
Nasce in Gran Bretagna, dalle idee e l’impegno di un gruppo di giovani ricercatori, WorldFirst, la prima auto da Formula 3 eco-friendly
“Il mondo prima di tutto”, questo il concetto espresso dal nome della prima auto da Formula 3 realizzata impiegando materiali sostenibili e riciclabili, nonché tecnologie a basso impatto ambientale. Concepita dalle menti di un gruppo di ricercatori della Warwick University, università inglese sita a Coventry, la World First è la risposta ad una sfida: dimostrare all’industria dell’auto che è possibile realizzare una vettura da corsa che resti competitiva pur essendo realizzata con componenti e tecnologie ecologici.

La carrozzeria di WorldFirst è prodotta impiegando plastiche riciclate (PET proveniente da bottiglie), fibra di cellulosa (del tutto biodegradabile) e soprattutto fibra di carbonio riciclata. Vari test condotti in maniera indipendente hanno dimostrato che quest’ultima conserva almeno il 90% delle proprietà fisiche originarie. I vetri sono di un composto a base di amido, esclusivamente derivato dalle patate: oltre ad essere solido e resistente all’acqua, esso è biodegradabile al 100%. Dalla ricerca nel campo dei polimeri nasce invece il materiale interamente in fibra di carota di cui è realizzato il volante. La costruzione degli pneumatici ha a sua volta previsto l’eliminazione di un componente altamente nocivo (che si libera nell’ambiente in seguito allo sfregamento delle ruote sull’asfalto).

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La carrozzeria di WorldFirst è prodotta impiegando plastiche riciclate, fibra di cellulosa e soprattutto fibra di carbonio riciclata
Ovviamente la ricerca della sostenibilità ambientale non si risolve solo nella struttura esterna del veicolo, bensì anche nella sua meccanica. Il motore è stato progettato specificatamente per tale auto, con l’intento di combinare efficienza nel consumo di carburante e riduzione dell’inquinamento acustico. Esso è alimentato con biodiesel prodotto da olio vegetale proveniente dal cioccolato. Gli oli lubrificanti e i refrigeranti sono tutti biodegradabili in quanto derivati da piante.

Nota ancora più eccezionale: il radiatore presenta un rivestimento catalitico che è in grado di ridurre fino all’80% dell’ozono presente nell’aria a livello del suolo. L’ozono che entra in contatto con tale copertura, infatti, viene da essa assorbito e decomposto liberando molecole di ossigeno.

Tutto questo è stato realizzato senza compromettere le prestazioni dell’auto, che sono assolutamente comparabili a quelle delle normali vetture da corsa della medesima categoria, a partire dalla massima velocità raggiungibile, che è pari a 250km/h.

Al momento tale auto non può partecipare a competizioni ufficiali, in quanto i regolamenti non ammettono l’impiego di biocarburanti, ma ciò potrebbe cambiare nel futuro.

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L’industria dell’auto da corsa si è resa conto di dover cercare soluzioni innovative
Quest’auto altamente innovativa aprirà sicuramente nuove strade nella progettazione e produzione di vetture ecologicamente sostenibili, nell’abito dell’auto da corsa come in quella da città. L’idea è nata di fatto sotto lo stimolo di una serie di interrogativi posti negli ultimi anni nell’ambito dell’automotive da competizione. In particolare, i costi elevatissimi da sostenere per mantenere team di livello elevato e realizzare veicoli altamente competitivi hanno indotto gli investitori a rivalutare il rapporto tra spese e benefici provenienti da tale settore. Di conseguenza l’industria dell’auto da corsa si è resa conto di dover cercare soluzioni innovative e idee alternative al fine di massimizzare il ritorno in investimenti da parte degli sponsor. La via da percorrere non poteva essere che quella della sostenibilità ambientale, vista la crescente attenzione generale nei confronti di tali problematiche.

E’ proprio in questo scenario che si inserisce l’attività di ricerca del WIMRC (Warwick Innovative Manufacturing Research Centre), ossia il nucleo di ingegneri venuto fuori dall’Università di Warwick e lanciatosi in questa sfida tecnologica. L’intento di tali giovanissimi ricercatori era per l’appunto quello di “porre il mondo al primo posto tramite una gestione efficace delle risorse del pianeta”. Essi applicano la loro ricerca nella progettazione, nello sviluppo tecnologico e nella gestione d’impresa a due settori: la salute e i veicoli (“intelligenti” ed ecologici).

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Il settore dell’auto va prestando sempre più attenzione alle tematiche ecologico-ambientali
Il Centro è finanziato per la maggior parte dal Concilio per la Ricerca nell’Ingegneria e nelle Scienze Fisiche (EPSRC), ma anche da partner pubblici o privati.

Il settore dell’auto, del resto, va prestando sempre più attenzione alle tematiche ecologico-ambientali, in primo luogo per via delle nuove normative legate alla riduzione di emissioni inquinanti e di gas serra, ma anche grazie alla crescente sensibilità verso tale tematica da parte degli acquirenti. Era ora che fosse coinvolto in questa nuova visione anche il settore delle auto da corsa, le quali del resto sono emblema di spreco e inquinamento: nel giro di pochi minuti sono in grado di bruciare decine di litri di carburante, emettendo quantità spaventose di gas di scarico dannosi per l’ambiente, nonché liberare altre sostanze dannose tramite la consumazione del battistrada degli pneumatici. Per quanto appassionanti, le corse d’auto sono quanto di più lontano esista dal concetto di sport come svago sano e salutare.

Forse una nuova strada si sta aprendo anche in questo settore. Tutti alla linea di partenza!

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28 Maggio 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
29/5/09 06:26, val ha scritto:
resta irrisolto un grande problema: i biocarburanti affamano il mondo! monocolture di girasole,colza,mais e quantaltro per il biodiesel invece che cereali, verdure e legumi per l´alimentazione mi sembra una soluzione molto pericolosa. potrebbe portare al genocidio.
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