Grazie a grandi opere, boom edilizi ed abusivismi vari, dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata letteralmente seppellita sotto il cemento ad un ritmo di circa 250 mila ettari all’anno. È ovvio che in tale situazione - in cui le bellezze paesaggistiche ed artistiche del nostro Paese si trovano costantemente sotto l’assedio di ruspe, trivelle e gettate di cemento - il punto di non ritorno con il conseguente definitivo dissesto idrogeologico non sembra lontano.
È per questo motivo che ha avuto inizio la campagna nazionale di raccolta firme “Stop al consumo di territorio”, un Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato promossa dal gruppo P.E.A.C.E. AltritAsti, dal sindaco di Cassinetta di Lugagnano, primo e unico comune italiano “a crescita zero”, da Cibernetica Sociale Italia, da Eddyburg e, ovviamente, dal Movimento per la Decrescita Felice.
L’eccessiva cementificazione crea problemi sociali, ambientali ed economici.
Sociali perché la possibile nascita della cosiddetta “città unica” - un’enorme conurbazione che riunisce in un’unica realtà ciò che prima era una varietà di contesti locali differenti, di dialetti e di identità culturali - è sempre più imminente. Ne sa già qualcosa chi vive nell’hinterland milanese, zona in cui il paesaggio - soprattutto nei pressi di Bergamo - si sta velocemente trasformando in un piatto e grigio susseguirsi di capannoni, strade e cavalcavia, centri commerciali, rotatorie (spesso dalla dubbia utilità) e, nel migliore dei casi, villette a schiera.
I problemi ambientali sono causati dalla continua cementificazione di diverse aree che compromette il rifornimento delle falde idriche arrecando gravi problemi quali piene ed allagamenti nel momento in cui le precipitazioni aumentano di intensità.
Riguardo ai problemi di tipo economico, invece, grandi opere e lavorazioni in corso vari creano illusori posti di lavoro che non producono alcun beneficio alle comunità locali. Inoltre, se da un lato queste iniziative danno lavoro ad “operai” che per qualche tempo sono impiegati nei cantieri (quasi mai gente del posto, comunque), spesso, dall’altro lato queste impattanti strutture lasciano lunghi strascichi che possono compromettere in modo definitivo altre fonti di ricchezze come il turismo. In che modo potrebbe altrimenti un Paese come la Spagna ospitare più turisti dell’Italia quando siamo noi ad avere un numero di opere d’arte superiore a quello del resto del mondo messo assieme oltre ad una varietà paesaggistica da fare invidia alle nazioni più estese!?
Eppure queste diversità vengono continuamente decorate dall’abusivismo edilizio di ville e hotel che, da un giorno all’altro, sorgono soprattutto in molte aree del centro-sud e in molti tratti delle nostre splendide coste.
Come si legge nel manifesto di questa campagna nazionale, soltanto negli ultimi 15 anni, circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati.
Ci sono migliaia di buoni motivi per sottoscrivere lo Stop al consumo di territorio, ma il Movimento ne individua sei di particolare importanza. Perché Stop?
1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.
2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica; con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.
3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.
4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile.
5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.
6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.
Bisogna cercare di dare fine a questa folle crescita senza limiti che considera il territorio una risorsa inesauribile, la cui tutela e salvaguardia è quasi sempre subordinata ad interessi economici e finanziari che distruggono le ricchezze esistenti invece di crearne.
I firmatari richiedono, quindi, “una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni in attesa che ciascun Comune faccia una precisa mappatura di case sfitte e capannoni vuoti. Sottoscrivono, quindi, questo manifesto perché si blocchi il consumo di suolo e si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico del Paese”.
Per aderire è sufficiente firmare la petizione ufficiale sul sito stopalconsumoditerritorio.it o trasmettere via e-mail all’indirizzo info@altritasti.it il proprio Cognome, Nome, Via, Cap, Comune, Provincia, eventuale indicazione di cariche all’interno di Associazioni, Enti, Comitati.
Questa campagna, come afferma il sindaco Domenico Finiguerra nel suo blog, “è nata quasi per caso, da un fortuito incontro fra cittadini, urbanisti e amministratori. Sarebbe un bene per tutto il Paese se l’incontro fortuito avvenisse con tutti gli italiani”.
Sarebbe davvero un bene potersi unire per dare fine agli scempi urbanistici ed edilizi a cui ci siamo un po’ passivamente abituati.
Sarebbe un bene sia per noi che per la nostra terra.
19 Gennaio 2009 - Scrivi un commento