1) Un’operazione al buio: per il WWF il rischio che si corre è quello di un processo edificatorio che porta ad una nuova occupazione di suoli liberi sebbene nessuno conosca ancora quanti siano da un lato le cubature residuali dei vari piani regolatori e dall’altro quante siano le cubature abusive ancora soggette a centinaia di migliaia di domande di condono delle quali risalenti ancora al 1985.
Un esempio aiuta a capire: Roma ha appena approvato un piano regolatore scellerato che consente cubature per ben oltre sessanta milioni di metri cubi. Sempre a Roma non sono ancora state espletate tutte le pratiche giacenti di condono edilizio e molte di queste, sebbene manifestamente relative ad abusi incondonabili, sono ancora giacenti.
3) Effetto occupazione: chi l’ha visto? Il settore edile è quello più segnato dal lavoro nero ed è noto che una dilatazione occupazionale in questo ambito non potrà mai essere duratura e pertanto di fatto programma disoccupati a medio termine. Esattamente l’effetto contrario rispetto a quanto dichiarato nelle intenzioni che starebbero alla base dell’iniziativa di Governo.
Scenario: L’Italia è già sommersa dal cemento. L’infinita polverizzazione edificatoria che ha travolto coste e campagne, vallate e borghi storici rischia di aumentare. In Lombardia la superficie urbanizzata ha raggiunto il 10% del territorio negli ultimi 15 anni. Non vanno molto meglio regioni come il Veneto e Liguria dove la superficie impermeabilizzata da cemento e asfalto è sempre più alta.
Secondo i censimenti agricoli del 1950 e del 2005 mancano oggi all’appello più di 3,5 milioni di ettari di superficie libera da infrastrutture e costruzioni: un territorio più grande dell’Abruzzo e del Lazio messi insieme. Solo nel Molise, una delle regioni più piccole e demograficamente stabili, l’urbanizzazione è cresciuta di oltre il 500% negli ultimi 50 anni, dai 2.300 ettari del 1956 agli oltre 12.000 del 2006.
Un aspetto interessante inoltre è come la crescita straordinaria dell’edilizia privata vada a braccetto con un crollo dell’edilizia pubblica. Case quindi per profitto e investimento e non certo per le nuove coppie, per i poveri o per chi giustamente richiede un alloggio in cui vivere. Le logiche che hanno finora governato sono dunque quelle ‘immediate’ di rendita immobiliare, allergiche alla pianificazione territoriale ed è con questa realtà che il Piano Case deve farei conti.
Le richieste: per il WWF il nuovo piano dovrebbe innanzitutto distinguere gli interventi che comporteranno aumenti di cubatura da quelli che possono provocare consumo di suolo. Altrettanto necessario sarebbe condizionare gli eventuali aumenti di cubatura con progetti di abbattimento e rifacimento edilizio tutti incentrati sulla messa in efficienza energetica dei nuovi edifici, sulla realizzazione di posteggi sotterranei e sul recupero funzionale dei quartieri urbani, insomma, quel “grande piano di manutenzioni” che pur aveva fatto breccia nelle riflessioni governative, ma che sembra, ora, essere stato accantonato.
8 Marzo 2009 - Scrivi un commento