Questa la dichiarazione di Legambiente che lancia l’allarme sul Piano casa, in vista della sua approvazione nel Consiglio dei Ministri di venerdì prossimo, in relazione alle norme che semplificherebbero le procedure per interventi strutturali interni potenzialmente pericolosi per la stabilità degli edifici.
“Com’è possibile” - chiede il responsabile urbanistica dell’associazione Edoardo Zanchini - “che ancora nel pieno della tragedia del terremoto in Abruzzo nella quale si sono evidenziate le rilevanti negligenze progettuali e costruttive alla base di molti crolli, in un Paese in cui migliaia di Comuni sono a rischio idrogeologico e sismico, e che ha già conosciuto tragedie dovute a imperizie e illegalità edilizie, si possa pensare di rendere ‘atti liberi’, ossia senza progetto, senza controlli, senza indicazione dell’impresa realizzatrice, interventi che possono mettere a rischio gli edifici e quindi l’incolumità delle persone?"
La semplificazione proposta infatti, renderà libero chiunque di realizzare all’interno della propria casa interventi che possono mettere a rischio la statica di un edificio come se si trattasse di operazioni quali lo spostamento di un quadro o di un comodino.
La norma infatti, autorizza gli interventi come "le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici".
“Basta leggere la definizione di Legge (Art.3, comma 1, lett. b) del D.P.R. 380/2001) per capirne le conseguenze” - ha sottolineato Zanchini -. “Vuol dire che chi abita in un condominio potrebbe improvvisarsi ‘progettista’ e avviare lavori di demolizione interna e ridefinizione completa delle pareti della propria casa senza che vi sia alcun progetto, senza informare il Comune, senza necessità di ricorrere ad un’impresa determinata, con grande giubilo di chi lavora in nero e soprattutto senza che nessuno ne abbia poi la responsabilità”.
Attualmente l’autorizzazione di inizio attività è sottoposta a Dichiarazione di Inizio Attività (DIA), che deve essere presentata in Comune firmata da un professionista abilitato che si assume la responsabilità dell’opera; deve essere indicato il nome dell’impresa che realizzerà i lavori e prevede l’approvazione automatica dopo 30 giorni.
“Autorizzare il ‘fai da te’ per questo tipo di interventi è quindi totalmente illogico” - continua Zanchini -. “A trarne il principale vantaggio sarebbe infatti il lavoro nero, a scapito delle figure professionali abilitate come gli architetti, i geometri o gli ingegneri e delle imprese qualificate”.
14 Aprile 2009 - Scrivi un commento