Il fenomeno esplose nel secondo dopoguerra, fra le fasce più povere della popolazione che iniziarono a costruire abusivamente nelle periferie delle città. Ben presto però si passò dalla legittima rivendicazione di un diritto, quello alla casa, ad attività ben più remunerative. Spiagge, boschi, località turistiche furono allora invase da residence, ville, “mostri” di ogni genere, sommerse da un'onda anomala di cemento che ancora oggi non accenna a fermarsi.
Le regioni più colpite sono Campania e Sicilia, con quasi il 20 per cento dei casi a testa, seguite da Puglia e Calabria, non a caso le quattro regioni con una tradizionale presenza della criminalità organizzata. Ma l'abusivismo edilizio non è certo un problema limitato al sud della penisola. È notizia di pochi giorni fa il sequestro, a Roma, di undici circoli privati di nuoto nell'ambito di una inchiesta che vede indagato, fra gli altri, l'ex presidente dei Mondiali di Nuoto Giovanni Malagò. Mentre, se torniamo un po' indietro nel tempo, basta citare lo scandalo che nel '74 portò alla luce le centinaia di abitazioni costruite abusivamente sul Monte Argentario, in Toscana.
Per non parlare, poi, del litorale. Ancora Legambiente, nello studiare lo stato di degrado del mare italiano, denunciava a giugno 2009 un abuso ogni 500 metri di costa. Un abusivismo di lusso, quello costiero, mirato ad aumentare la dotazione di stanze degli alberghi, costruire ville signorili, trasformare piccole cabine in altrettante camere da letto vista mare. A cui si aggiunge – parola del presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta – il problema “dei grandi progetti di cementificazione costiera che potrebbero, da qui a breve, ridisegnare completamente il profilo del litorale del nostro Paese.”
A Messina, la cementificazione abusiva in una zona ad elevato rischio idrogeologico ha avuto un ruolo fondamentale nell'alluvione dello scorso primo ottobre che ha causato 31 morti e oltre 1.600 sfollati – a riguardo la procura di Messina ha avviato un'inchiesta per disastro colposo. Inoltre, dato ancor più allarmante, secondo Legambiente il 70 per cento dei comuni italiani (ben 5.581) sono a rischio frane ed alluvioni proprio a causa di abusivismo edilizio e deforestazione.
Che ruolo hanno in tutto ciò i condoni? Bene, dati alla mano, pare evidente che i condoni tanto amati dai vari Ministri dell'Economia siano, se non la causa principale del fenomeno, almeno la sua maggiore aggravante. Nel biennio 1983-84, quando il Governo Craxi iniziò a parlare concretamente del primo condono edilizio della storia d'Italia, la costruzione di abitazioni abusive subì un impennata del 100 per cento: 230 mila in due anni, contro le 70 mila dell'82 e le 60 mila dell'85, dopo che il provvedimento era stato approvato. Lo stesso successe con i successivi condoni voluti dal Governo Berlusconi nel '95 e nel 2004. Lo stesso, con ogni probabilità, accadrà in occasione del Piano Casa, secondo molti una sorta di condono mascherato.
Ha parole dure Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente, sull'utilizzo di tale pratica. “Oltre a stimolare un deterioramento dell’idea di legalità in Italia, degradare il paesaggio, fare carta straccia di vincoli e piani regolatori, essere un regalo alle ecomafie ci sono altre due conseguenze evidenti: ingenerare la convinzione negli abusivi che il rischio di ripristino della legalità per gli edifici fuorilegge in Italia sia davvero minimo e sospingere verso l’alto il mercato dell’illegalità.”
Così, fra un condono ed un altro, l'abusivismo edilizio in Italia è più vivo che mai. Si nutre da una parte della debolezza della pubblica amministrazione, dall'altra della convinzione diffusa che la proprietà di un bene ci consenta di farne ciò che vogliamo. È frutto di una mentalità che vede nella tutela del territorio non una difesa degli interessi di tutti ma un ostacolo all'iniziativa imprenditoriale del singolo; di una estremizzazione del pensiero neo-liberale che guarda alla legge, all'etica come a fastidiosi fardelli che innalzano barriere nel mercato e si oppongono alla libera circolazione di denaro.
Le barriere vere invece, quelle di cemento e laterizi, continuano a spuntare come funghi, deturpano paesaggi, rimpinguano le tasche di mafiosi e corrotti, mettono in serio pericolo interi paesi. Forse un condono non è sufficiente a perdonare tutto questo.
22 Ottobre 2009 - Scrivi un commento