In Italia i fiumi straripano cemento
Secondo il WWF, la vera grande opera sarebbe recuperare i fiumi devastati dal cemento. L'associazione indica gli otto mali e gli otto rimedi per ripristinare i corsi d'acqua.
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Archivio WWF - Fiume Po piena 2002 Appena due settimane fa era la volta del fiume Aniene e del fiume Sacco, straripati dopo tre di giorni di piogge intense, ora è toccato al Po e alla Dora Baltea e purtroppo ci sono anche delle vittime. Sui giornali si moltiplicano allarmi dei meteorologi. Il clima, con le sue anomalie, non fa che amplificare una cattiva gestione del territorio, entrambe responsabilità dell’uomo. Eppure nell’ultima finanziaria sono stati stanziati ben
265 milioni di euro per la difesa del suolo, ma ancora oggi, ad esempio, l’Autorità di bacino del Po preposta alla gestione del più grande fiume italiano, non ha neppure i mezzi adeguati per visitare le zone colpite.
“Sono bastati due giorni di pioggia intensa per mettere in ginocchio un pezzo del nostro territorio: altro che piogge intense, lungo i nostri fiumi si è costruito, cementificato e canalizzato troppo con conseguenze devastanti che puntualmente si verificano alle prime piogge - commenta il direttore generale del WWF , Michele Candotti - Un paese che vuol pensare in grande deve poter investire nella più grande opera pubblica che occorre davvero, il ripristino del nostro martoriato territorio. Ci chiediamo ancora come siano stati spesi i 4300 miliardi di vecchie lire per la difesa del suolo dopo l’alluvione del 1994 e quelli dopo il disastro del 2000.
Si interviene ancora con opere, spesso a forte impatto ambientale, con una logica di emergenza in modo localizzato e non in ottica di bacino. La ricetta esiste, si chiama rinaturalizzazione dei fiumi, gestione integrata del territorio, come stanno facendo da anni sulla Loira, in Francia, sulla Drava in Austria o sul Reno in Germania. Se non si parte subito con decisione seguendo le regole di sana gestione che altri paesi hanno imparato ad applicare continueremo a contare vittime, danni alle comunità, danni alle imprese e a tutto il sistema produttivo”.
Il commento del WWF arriva durissimo poiché la stessa associazione
nel 2000, insieme ad alcune associazioni piscatorie,
aveva denunciato gli interventi di regimazione idraulica proprio sulla Dora Baltea, tra la centrale di Montjovet e Verres. 8 anni fa quindi il WWF sosteneva che le opere realizzate e previste tendevano ad aumentare la velocità di deflusso delle acque in un tratto nel quale, semmai, per caratteristiche idrogeologiche ed ecologiche, bisognava aumentare la capacità di ritenzione delle acque e dissipazione dell’energia per ridurre il rischio idrogeologico più a valle.
Ma non vi sono stati sviluppi giudiziari e la Regione Valle D’Aosta è andata legittimamente avanti nella sua opera di regimazione idraulica. Il WWF segnala che si è continuato un po’ ovunque a canalizzare, come sul Maira (affluente del PO), in provincia di Cuneo, altra zona colpita dall’emergenza di questi giorni, dove, nonostante l’opposizione da anni del Comitato locale (www.saviglianocn.it/maira/maira.html), supportato anche dal WWF, sono iniziati nel 2006 i lavori di canalizzazione e restringimento del fiume da parte dell’AIPO con buona pace delle “buone pratiche”.
Altre Regioni, come la Lombardia, si sono fatte promotrici della navigazione commerciale sul Po attraverso la sua “bacinizzazione”: si tratta di una ulteriore proposta obsoleta (risale al 1963) che, oltre a distruggere completamente quel poco di natura rimasta, può aumentare il rischio idrogeologico e causare l’ennesimo spreco di denaro pubblico.
Attualmente tutti, Stato, Regioni, Autorità di bacino, Province, Comuni, si occupano di difesa del suolo, ma non vi è, o non vi è più, un coordinamento adeguato e una logica unitaria.
Piena del fiume Nera 26-11-2005 Recentemente il CIPE nell’ambito dei Fondi Aree Sottoutilizzate (FAS) ha stanziato
180 milioni di euro per il “progetto Valle del Po” per valorizzazioni ambientali e progetti turistici: potrebbe essere una grande opportunità come l’ulteriore occasione persa e l’ennesimo sperpero di denaro pubblico. Il WWF ritiene si debba procedere con un percorso partecipato in modo da condividere progetti e attività per rivitalizzare e rinaturalizzare il nostro più grande fiume. Sulla
Loira sono 15 anni che hanno avviato un piano condiviso e partecipato e basterebbe prendere esempio.
IL WWF ELENCA GLI 8 MALI CHE AFFLIGGONO I NOSTRI FIUMI:
- incuria, indifferenza e incapacità delle istituzioni a realizzare un’efficace politica di difesa del suolo;
- mancanza di adeguati fondi ordinari per la prevenzione, gestione e riqualificazione del territorio;
- distribuzione di fondi a pioggia con provvedimenti eccezionali e al di fuori della pianificazione ordinaria;
- sempre maggiore frammentazione delle competenze;
- interventi di canalizzazione ed artificializzazione dei corsi d’acqua con il conseguente aumento diffuso del rischio idrogeologico;
- mancanza di coordinamento e di una visione a livello di bacino idrografico;
- delegittimazione delle Autorità di bacino;
- non applicazione delle direttive europee in materia di acque e difesa del suolo.
LE 8 AZIONI URGENTI DA METTERE IN CAMPO PER IL RIPRISTINO DEI FIUMI:
Il WWF ritiene necessario e urgente rafforzare una politica di governo unitaria, integrata ed interdisciplinare basata sui bacini idrografici e sulle Autorità di bacino o distretto e per questo ritiene indispensabile:
- applicare correttamente la Direttiva 2000/60/CE, nel rispetto del principio del “non deterioramento” (su interventi e piani di interventi ed infrastrutture in essere - Piani strategici di mitigazione del rischio idrogeologico, etc).;
- istituire le Autorità di distretto, come previsto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, sostituendo così le Autorità di bacino nazionali istituite con la ex L.183/89;
- conferire alle Autorità capacità operativa attribuendo le necessarie risorse per programmare attività di difesa del suolo coordinate tra tutte le istituzioni di uno stesso bacino idrografico;
- redigere i Piani di bacino idrografico come previsto dalla Direttiva Quadro acque 2000/60/CE e integrarli con i piani per il rischio alluvionale previsti dalla Direttiva 2007/60/CE;
- promuovere una diffusa azione di rinaturazione del Po e della rete idrica superficiale (in applicazione della direttiva tecnica per gli interventi di rinaturazione del Po - G.U. 2 febbraio 2008 serie generale n.28)
- accantonare i progetti di bacinizzazione o di navigabilità del Po;
- avviare un’azione di formazione e aggiornamento degli organismi tecnici delle amministrazioni pubbliche coinvolte;
- verificare, in modo rigoroso, l’acquisizione in tutti gli strumenti urbanistici (es. PRG dei Comuni) delle norme di regolamentazione edilizia relative al rischio idrogeologico.
2 Giugno 2008 - Scrivi un commento
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