“Possiamo analizzare il dibattito sul clima come un trend sociologico: i politici hanno messo la protezione del clima nell’agenda per aumentare la loro popolarità, in seguito i giornalisti hanno gonfiato la questione per ottenere delle prime pagine eclatanti. Infine molti scienziati si sono dedicati a questo settore di ricerca perché è quello con più fondi” afferma Klaus al “climate panel meeting” ONU dell’11/2007 (Reuters).
Secondo il presidente ceco quindi, la teoria del riscaldamento climatico è stata diffusa per interesse personale.
Chi sostiene il negazionismo climatico, invece, non ha interessi?
Molte associazioni industriali - produttori di petrolio, acciaio e automobili, ad esempio - hanno formato lobby come la Global Climate Coalition e l’Information Council on the Environment (ICE). Il piano di ICE voleva raggruppare scettici dell’effetto sera per “ripristinare il riscaldamento globale come teoria piuttosto che come fatto” (Newsweek). Agli scienziati viene offerto un training in pubbliche relazioni e in relazioni multimediali di modo che possano convincere giornalisti e politici dell’irrilevanza del riscaldamento globale (New York Times).
Appena è stato reso pubblico il rapporto dell’IPCC del 2007, l’Istituto Industriale Americano (AEI) ha offerto 10.000 dollari a scienziati americani o inglesi che pubblicassero delle critiche sul rapporto. L’AEI, diretto da Lee Raymond ex-dirigente dell’impresa energetica Exxon, aveva ricevuto più di 1,6 milioni di dollari dalla stessa multinazionale (Ian Sample per The Guardian). Exxon, rappresentata in Italia da Esso Italiana, ExxonMobil Mediterranea e ExxonMobil Italiana Gas, è solo una di decine di imprese attive nella lobby energetica.
Anche nel settore pubblico vi sono casi eclatanti di negazionismo climatico. Secondo Jacqui Goddard del giornale The Scotsman, l’ufficio di affari pubblici della NASA è colpevole di “interferenze politiche inadeguate” nell’attenuazione delle prove del riscaldamento climatico. Il giornale scozzese accusa alcuni ufficiali di aver “censurato ed eliminato dati scientifici sul riscaldamento climatico per proteggere l’amministrazione Bush da eventuali accuse poco prima delle elezioni”.
Politici come l’ex primo ministro spagnolo Aznar, il premier Berlusconi e il presidente americano Bush, invece, tentano di limitare le discussioni sul riscaldamento globale negandone l’urgenza in tempi di crisi.
Alla presentazione del libro di Klaus sopra citato, Aznar ha definito il cambiamento climatico “una nuova religione che chiede centinaia di miliardi di euro in tempi di crisi economica”.
Anche in Italia si è utilizzata una metafora per esprimere la scarsa urgenza della questione: "Prendere una decisione sul clima adesso … mi sembra che sia abbastanza inopportuno", anzi "assurdo", ha precisato il premier: "E' come uno che ha la polmonite e pensa di farsi la messa in piega..."
Prima della crisi, la politica “ambientale” di Bush trovava meno appoggio: “I tentativi dell’amministrazione Bush di sottolineare le incertezze sulle cause umane del riscaldamento climatico hanno peggiorato i rapporti con altre nazioni” si leggeva nel New York Times.
Tra qualche giorno la presidenza americana passerà ad un uomo che invece intende “salvare il pianeta”. Il nuovo presidente ha inoltre la responsabilità di migliorare il rapporto con l’UE, che si è logorato per il disinteresse del presidente Bush verso l’ambiente, ma soprattutto per la sua politica estera.
Ora però è la presidenza di turno dell’UE a non sembrare interessata al problema del riscaldamento globale. Riuscirà il neopresidente americano Barack Obama a influenzare la politica ambientale di Vaclav Klaus? Il presidente ceco condurrà una politica coerente agli impegni presi a Poznan e a Bruxelles?
12 Gennaio 2009 - Scrivi un commento