Vita da pendolare

Trascorrono almeno due ore al giorno in auto, imbottigliati nel traffico, o in treni sovraffollati, sporchi e perennemente in ritardo: il lavoro più difficile dei pendolari non è quasi mai l’ufficio. Legambiente traccia un quadro del popolo dei nolenti viaggiatori.

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di Alessandra Profilio


Foto tratta dal sito di Legambiente
Pendolari sono, per definizione, i lavoratori e gli studenti che quotidianamente si spostano dalla località di residenza per raggiungere quella della propria attività.

Pendolari sono, di fatto, quei milioni di italiani indignati, avviliti e stanchi di affrontare ogni giorno un calvario per recarsi in ufficio o all’università.

Secondo il Censis, nel 2001 il pendolarismo riguardava circa 9 milioni di persone, oggi sono 14 milioni: si tratta di un fenomeno con un ritmo di crescita molto elevato che in Italia ha alla radice, soprattutto, la crescita dei prezzi delle abitazioni e l’ “esplosione” delle periferie, arrivate a inglobare i comuni limitrofi dove si sono trasferite migliaia di persone.

Considerato quindi che il popolo di pendolari costituisce un quarto della popolazione del nostro paese, la questione deve, o perlomeno dovrebbe, rappresentare una priorità nazionale.

Come si muovono i 14 milioni di pendolari italiani?

La maggior parte dei nolenti viaggiatori utilizza per i propri spostamenti l’automobile, con i conseguenti problemi di congestione del traffico e di inquinamento.

E allora, perché non spostarsi in treno?

Ad usufruire del servizio ferroviario sono 2 milioni di italiani mentre il 69% degli automobilisti dichiara che viaggerebbe in treno qualora il servizio fosse competitivo.

Il dramma, tutto italiano, è però proprio questo: la qualità del trasporto ferroviario pendolare è pessima.

Ritardi, degrado e sovraffollamento delle carrozze, pessime condizioni dei bagni: sono questi i principali fattori che hanno portato i cittadini che viaggiano sui binari all’esasperazione e che di certo non invogliano tutti gli altri a lasciare in garage la propria auto.

Eppure un servizio ferroviario efficiente farebbe di certo bene alle città, al portafoglio delle famiglie, alla qualità della vita e dell’aria che respiriamo.

Per dar voce alle richieste dei cittadini di una mobilità sostenibile, Legambiente porta avanti Pendolaria, una campagna che, giunta alla sua terza edizione, vuole difendere la libertà dei pendolari di muoversi in treno.


Edoardo Zanchini, responsabile trasporti di Legambiente, e Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente

Proprio ieri, 19 novembre, Legambiente ha organizzato presso il Centro Congressi Cavour di Roma un incontro per fare il punto sulla situazione dei pendolari in Italia e, in particolare, sulle condizioni e prospettive del trasporto ferroviario.

Al convegno, introdotto da Edoardo Zanchini, responsabile trasporti di Legambiente, e da Carlo Carminucci, direttore dell’Isfort, hanno preso parte diversi assessori comunali, rappresentanti di comitati e associazioni di pendolari, Ermete Realacci (ministro dell’Ambiente del Governo Ombra del PD) e Mauro Moretti, amministratore delegato di Trenitalia.

Stando ai dati riportati da Carlo Carminucci, i trasporti italiani hanno subito negli ultimi anni un progressivo peggioramento, mentre all’estero i servizi sono nettamente cresciuti (esempio significativo è l’efficienza raggiunta dalla metropolitana di Madrid).

Ovvia conseguenza di tale situazione è che i cittadini preferiscono muoversi in auto; il treno resta un oggetto del desiderio, inaccessibile per le gravi carenze che lo riguardano.

A confermare e sottolineare la gravità delle condizioni delle ferrovie italiane sono stati soprattutto gli interventi dei rappresentanti di comitati e associazioni.

“Viaggio da 28 anni sui treni e ho potuto constatare un lento e costante peggioramento”, dichiara Ettore Fittavolini, Presidente del comitato pendolari Milano-Piacenza.

Se al nord la situazione è grave, nel Lazio è “allarmante”, secondo Simona Costamagna. Quest’ultima, presidente dell’osservatorio servizio ferroviario del Lazio, in veste di portavoce delle persone che quotidianamente prendono il treno, evidenzia i principali problemi del trasporto sui binari.

“Si viaggia stipati, non come Auschwitz ma quasi”.

Assenza di comodità, mancanza di pulizia, materiali in età di pensionamento e ritardi creano disagi a tutta la gente che per necessità deve spostarsi ogni mattina.

Riguardo i ritardi mi ha colpito in modo particolare l’episodio riportato da Valentina Coppola dell’associazione “Codici”: un cittadino pugliese non è riuscito a salutare il nonno in punto di morte a causa di un ritardo di quattro ore del treno. "Basterà in casi come questi il rimborso del prezzo del biglietto?"

Imbarazzanti sono poi le condizioni igieniche dei vagoni e soprattutto dei bagni che non corrispondono agli standard di igiene e pulizia e spesso arrivano a “ledere la dignità delle persone”. Di fronte a tale vergognoso scenario, Trenitalia ha cercato di deviare l’attenzione con il problema della presenza dei cani sui treni, come ha ricordato la Coppola. E che dire poi dei sistemi di climatizzazione delle carrozze ? Si passa dal caldo asfissiante al gelo insopportabile: non esiste quasi mai una giusta via di mezzo.

Il quadro è questo. Nonostante ciò il costo dei biglietti è aumentato e con esso il divario tra qualità e prezzo, soprattutto nel caso dei trasporti nel sud Italia.

Come migliorare una simile situazione? E chi dovrebbe farlo? Come spesso avviene, anche in questo caso, assistiamo ad un inconcludente gioco di “scarica barile”: comitati contro Trenitalia, Trenitalia contro le Regioni e le Regioni contro il governo. Chi paga? Come sempre noi, cittadini italiani.

19 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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