Che c’entrano i sogni? C’entrano eccome! Quando si passano una o due ore al giorno fermi, immobili, impotenti, nel rumore, nell’isteria e questo avviene prima e dopo durissime giornate di lavoro, è inevitabile che molta della nostra fantasia, della nostra energia, della nostra sensibilità svanisca insieme agli ultimi ghiacciai, alle api che muoiono, alle discariche che mancano.
Quanto ce la prendiamo con i politici che non si decidono a fare qualcosa! È sempre colpa loro, ovvio! Dei politici. Come se fossero una razza diversa e non una nostra emanazione.
“Piove, governo ladro”. “In che mondo viviamo”. “Eh, signora mia, ormai non ci si può fidare più di nessuno”. “Con questo traffico finiremo con l’impazzire”. “Dovrebbero fare qualcosa e invece sono tutti lì a rubare”.
E noi? Noi cosa facciamo? Insultiamo i politici, ci lamentiamo, siamo aggressivi, egoisti, invadenti, incattiviti. Ci trasciniamo per la città sempre più cupi e afflitti, ma no, la macchina non la lasciamo a casa.
Io sono stanco. Stanco di sentire le persone lamentarsi, immobili nelle loro automobili. Non uno che scenda, che la abbandoni quella maledetta auto.
O che almeno la lasci in garage. Perché decine di persone devono percorrere lo stesso tragitto utilizzando decine di auto?
Perché non possiamo organizzarci, non possiamo limitarne il numero, non possiamo chiudere per sempre il centro al traffico, riempirlo di autobus ecologici che passerebbero in continuazione non dovendosi bloccare nel traffico?
Milioni di esseri umani sono nati, cresciuti e vissuti senza auto eppure noi non possiamo nemmeno rinunciarci per un giorno.
Quando arrivano i risibili giovedì dalle targhe alterne andiamo tutti in paranoia. Sarà pari? Sarà dispari? Cerchiamo affannosamente un amico con la targa giusta.
Ma poi, in qualche modo, ci spostiamo. Anche senza auto. Io non voglio dire che bisogna eliminare le automobili. Sono state l'emblema di una rivoluzione straordinaria e il senso di libertà e indipendenza che sanno regalare è impagabile.
Ma la realtà è che con l’uso che se ne fa oggi, sono diventate delle prigioni in lamiera, con dodici air bag e tripla aria condizionata.
L’uso e il numero dell’auto va ridotto drasticamente e immediatamente. I nostri politici dovrebbero intervenire in proposito. Ma siamo noi che dobbiamo obbligarli ad agire. O almeno, proviamo ad avere il buon gusto di stare zitti. Zitti mentre sciogliamo i ghiacciai, distruggiamo interi ecosistemi, ingrigiamo tristemente e neghiamo un futuro ai nostri figli.
Zitti come pigri, vili, codardi.
12 Gennaio 2008 - Scrivi un commento
E' del tutto assente la volontà da parte nostra e di chi mandiamo ad amministrare le nostre città di rendere queste ultime vivibili.
Tanto per stare al tuo un esempio, percorrere con una discreta bicicletta (ve ne sono in commercio un'infinità di modelli e per tutte le tasche)un tragitto pianeggiante di circa 18 km (a meno di non essere esageratamente obesi e a parte i casi di persone inabili i quali andrebbero ovviamente trattati in maniera diversa) richiede un tempo variabile tra i 25 e i 60 minuti (ma in quest'ultimo caso devo dirlo sareste davvero ridotti maluccio e un pochino di allenamento non vi farebbe male).
Ovviamente, in caso di forti dislivelli, ma non vale per alcune zone o alcune città, il tempo potrà essere maggiore, ma in questi casi, l'uso esclusivo o anche parziale dei mezzi pubblici (che dovrebbero essere certo efficienti e puntuali), ridurrebbero fatica e tempo.
E' ciò che avviene in numerose città di alcuni Paesi del nord europa, quali Danimarca, Svezia, Olanda etc (dove il freddo, peraltro, è una costante per gran parte dell'anno) ma questo avviene anche in alcune città italiane (sebbene mai in larga scala). In quei Paesi, i cittadini in buona salute (notai, ingegneri, medici, operai, casalinghe... quasi tutti insomma), escono di casa con le loro graziose bici (alcune sono davvero belle) e percorrono quotidianamente decine di chilometri in bici per raggiungere il posto di lavoro, talvolta alternando alle due ruote l'utilizzo dei bus, tram o metro per coprire tragitti più lunghi.
Lo sapete che in quelle città sui mezzi pubblici è possibile trasportare anche le bici pagando un biglietto (ridotto)?
Certo, lì ci sono centinaia di km di piste ciclabili e il traffico automobilistico è limitato e disincentivato dallo Stato grazie ad intelligenti politiche di salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento.
Perchè da noi questo non accade?
Semplicemente perchè non lo vogliamo, non lo chiediamo, eppure molti sentono il bisogno di avere quiete e silenzio intorno.
Allora che fare?
Me lo chiedo tutti i giorni, soprattutto dopo aver richiato la vita in un terribile scontro frontale avvenuto mentre ero in sella alla mia bici con una Passat SW (il cui conducente distratto, facendo un'inversione ad U lumgo la strada che conduce al santuario della Madonna di Pietracquaria, invadeva la mia corsia arrestando la mia corsa in discesa facendomi fare un volo di circa 15 metri!).
Vietare il traffico almeno nei centri cittadini, creare un'infinità di piste ciclabili, rendere efficienti e puntuali i mezzi di trasporto (ma è così difficile?), disincentivare l'uso delle auto queste sono semplici risposte.
Vi sembra chiedere troppo?