I volti di Obama

L'elezione di Obama come presidente degli Usa aveva portato una ventata di cambiamento a livello mondiale. I rinnovamenti attesi sono sfumati in tutti i campi, dalla politica agli accordi internazionali e all'ambiente. Un'amara sorpresa su più fronti. Cosa ci aspetta oltre al nucleare?

CONDIVIDI: Condividi su Facebook Condividi su Ok Notizie Condividi su Fai Informazione Condividi su del.icio.us Condividi su Twitter Condividi su Digg Condividi su Technorati Condividi su Google

di Andrea Bertaglio

barack obama presidente america
Barack Obama sta iniziando a fare i conti con i primi insuccessi della sua preconfezionata popolarità
Barack Obama primo presidente americano a voler tornare a costruire, dopo trent’anni, delle centrali nucleari (quando nemmeno Reagan o i Bush ci avevano seriamente pensato). Persona beatificata dalle masse che, a pochi mesi dalla sua elezione, affidò a Michael Taylor, un avvocato della Monsanto, il compito di dirigere il nuovo «Food Safety Working Group» – Gruppo di Lavoro per l’Igiene degli Alimenti. Presidente illuminato, nonché già insignito del premio Nobel per la pace(!), forse per le migliaia di soldati americani spediti in Afghanistan che, probabilmente, hanno contribuito a causare, come ci ricorda Gianni Minà, l’ultimo massacro di civili, compiuto il 22 febbraio scorso nella provincia di Uruzgan da un elicottero Usa (trentatré vittime, tra cui donne e bambini, che tentavano di scampare dall’offensiva sferrata dalle truppe dell’Alleanza Atlantica contro i talebani, in teoria proprio per “proteggere” i civili), o forse per i missili sempre e comunque appostati attorno all’Iran, o forse per la pacifista e pacifica proroga di un altro anno dell’embargo a Cuba, firmata di suo pugno. O avrà ricevuto il prestigioso premio per lo stanziamento di fondi (140 milioni di dollari nel 2008, 55 milioni nel 2009, malgrado la crisi economica) per favorire l’eversione dell’isola caraibica, violando il diritto di autodeterminazione di un popolo?

Premi Nobel o meno, Barack Obama sta iniziando a fare i conti con i primi insuccessi della sua preconfezionata popolarità. All’interno degli stessi Stati Uniti, infatti, non si vedono più solo schiere di persone piangenti ed urlanti che, fotocamera alla mano, si abbandonano alla commozione nel vedere il loro beniamino, sperando o credendo che quello possa davvero essere il cambiamento di cui abbiamo tutti bisogno (ossia un cambio di paradigma sia culturale che politico, non certo di un presidente nuovo di zecca comparso quasi dal nulla), ma piovono da più parti critiche sulle sue politiche e sulle sue sempre più evidenti ambiguità, che partono dal sistema sanitario ed arrivano fino alle politiche economiche. Passando, inutile dirlo, da un estremamente contraddittorio approccio con quella che anche il presidente democratico chiama la green economy (rimarrà nella storia anche il suo celebre discorso a Copenhagen sulle misure da adottare per sconfiggere il caos climatico in corso: discorso assolutamente vuoto e privo di un barlume di desiderio di cambiare la situazione attuale).

green job obama cambiamento clima
Anche all’estero l’opinione pubblica inizia ad avere seri dubbi sull’effettivo cambiamento che Obama sta apportando al pianeta
Anche all’estero, oltre che all’interno dei confini USA, l’opinione pubblica inizia ad avere seri dubbi sull’effettivo cambiamento che Obama sta apportando al pianeta, ma è soprattutto a livello politico che gli Stati Uniti stanno continuando a perdere la “leadership-a-priori” che li ha caratterizzati negli ultimi decenni. Un Paese in grossa crisi che non ha saputo cambiare politica, come ci si attendeva. Ed un presidente che con il suo apparato, evidentemente ancora prigioniero delle logiche di Bush Jr, oltre al rinnovo dell’embargo ha inserito senza falsi pudori l’isola della Revolucion nell’elenco delle nazioni terroriste, nonostante abbia avuto tremila vittime per attentati organizzati in Florida e messi in atto sul suo territorio. Ma Cuba non è che un esempio della mancanza di cambiamento nell’atteggiamento statunitense nei confronti del resto del continente americano, caratterizzato da un approccio totalmente neo-colonialista, e neocon in generale.

Sia il centro che il sud America hanno iniziato ad alzare la testa. Infatti, il declino dell’egemonia USA è risultata particolarmente evidente con il recente summit di Cancun, in Messico, durante il quale i 32 Paesi dell’America latina, appunto, hanno deciso di escludere esplicitamente dall’evento i due giganti nord americani, Stati Uniti e Canada. “Per la prima volta dopo secoli di soggezione”, scrive Peace Reporter, queste nazioni “hanno deciso di creare un organismo sovranazionale americano, escludendo a tutti gli effetti l'America del Nord. Si tratterà di un blocco alternativa all'ormai logora Osa, Organizzazione stati americani, da 50 anni il principale forum per le questioni regionali, capeggiato e soggiogato in tutto a Washington”.

Si è parlato di molto altro il 22 e 23 febbraio a Cancun, dai disastri di Haiti (per la quale è stato deciso un piano a lungo termine di aiuti) e del Cile, alla nuova aggressione britannica nelle isole Malvinas, meglio note col nome inglese Falkland, dovuta al desiderio della corona di avviare delle nuove trivellazioni ed esplorazioni petrolifere (o forse verrebbe da pensare, ricordando la famosa guerra del 1982, all’attuale necessità di risollevare la popolarità del primo ministro inglese, come avvenne a suo tempo per Margaret Tatcher, che passò dal 22% prima della guerra al 59% dopo, salvandosi così la carriera politica), ma l’avvio concreto di una unione continentale che escludesse la Casa Bianca ed includesse Cuba (sospesa dall’OSA già nel ’62) è sicuramente stato il punto forte di questo incontro.

america latina america
Chissà se riusciranno davvero i Paesi dell’America latina ad uscire dalla totale dipendenza dal colosso nord-americano
Presidenti vicini e non alla politica USA che non hanno trovato opportuno rimpiazzare gradualmente il Gruppo di Rio. Il cubano Raul Castro ritiene l’unione uno storico passo verso "la costituzione di un'organizzazione regionale puramente latinoamericana e caraibica”, il capo di stato venezuelano, Hugo Chavez, arriva addirittura a definirla come l'inizio della fine della colonizzazione statunitense della regione. Soddisfazione anche da parte dell’Ecuador di Rafael Correa che sottolinea da tempo la necessità di un organismo che possa risolvere i conflitti latinoamericani attraverso la negoziazione politica e diplomatica.

E favorevole anche il Brasile, orientato soprattutto ad una comunione di mercati che rafforzino l'economia latinoamericana.

Chissà se riusciranno davvero i Paesi dell’America latina ad uscire dalla totale (o quasi) dipendenza dal colosso nord-americano. Certo sarebbe opportuno, come prima cosa, lasciare da parte dissapori che corrono fra di loro, come quelli particolarmente accesi fra Hugo Chavez ed il colombiano Alvaro Uribe, noto per la sua fraterna vicinanza con Washington (confermata dall’installazione di ben sette basi statunitensi in Colombia). Ma di sicuro i governi sud-americani, seppure senza una moneta unica né un abbattimento delle frontiere, ben lungi dall’avvenire, stanno mostrando nei confronti dell’unica super-potenza rimasta un’indipendenza ben superiore a quella che avrebbe potuto caratterizzare l’Unione Europea. UE che, invece di afferrare l’opportunità storica che le si è presentata in questi ultimi anni con la crisi americana (quella di tornare ad avere un ruolo realmente egemone a livello mondiale, con conseguente possibilità di promuovere a livello globale politiche virtuose ed economie sostenibili), ha abdicato sin dall’inizio la sua (pseudo)sovranità. Rimanendo, come da sessant’anni a questa parte, un gigante economico, ma un nano politico. E continuando ad imitare gli USA, invadendo altri Paesi con “missioni di pace”, o con “pacifiche” trivellazioni petrolifere.

PER SAPERNE DI PIU' SULL'ARGOMENTO
Il Mondo Secondo Monsanto

Monsanto è leader mondiale nella produzione degli organismi geneticamete modificati (ogm) ed è una delle...
Continua...
Obama Presidente

Ii 4 novembre 2008 gli americani hanno elet­to il 44° presidente degli stati uniti: un uomo che solo...
Continua...
4 Marzo 2010 - Scrivi un commento
Ti � piaciuto questo articolo? Cosa aspetti, iscriviti alla nostra newsletter!

E-mail
Arianna Editrice
Macro Credit
Mappa Mondo Nuovo
PAROLE CHIAVE
LIBRI CONSIGLIATI
Il Mondo Secondo Monsanto - DVD

Un film-indagine che ci porta a riflettere sulle basi etiche della nostra società dei consumi: trasparente,...
Continua...
Guida alla Sopravvivenza

Secondo la prospettiva olistica la terra costituisce un grande organismo di cui fa parte anche l'uomo, il...
Continua...
La Prossima era Glaciale

65 milioni di anni fa, i dinosauri vennero spazzati via dalla faccia della terra da qualcosa di terrificante...
Continua...
Geopolitica dell'Acqua

L'acqua è alla base della vita del pianeta. è, dunque, un bene comune o un bene economico? l'acqua è la...
Continua...
Ecologia Profonda

In questo libro vengono distinti per chiarezza due tipi di ecologia: una "ecologia di superficie" che...
Continua...
Cosa Mangia il Pollo che Mangi

Che cosa ha mangiato il pollo che stiamoper gustare in punta di forchetta?come sono stati coltivati i fagioli...
Continua...
ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI
TERRANAUTA TV
Alex Zanotelli e la privatizzazione dell'acqua
Altri video su TERRANAUTA TV...
ARTICOLI CORRELATI
ULTIMI COMMENTI
gian_paolo ha commentato l'articolo Nucleare e salute, un'altra ragione per dire no
carlo ha commentato l'articolo Quel che resta del Polo
linda maggiori ha commentato l'articolo Latte materno, diossine e Pcb
Simone ha commentato l'articolo Prahlad Jani, l'asceta che si autoalimenta da 74 anni
grazia ha commentato l'articolo Orti urbani: sostenibilità e socialità