Domenica scorsa nella trasmissione Presa Diretta, Riccardo Jacona e i suoi collaboratori hanno cercato di raccontare quale sia l'attuale stato della scuola italiana, sia quella pubblica, o meglio, statale, sia quella privata, o meglio, paritaria.
Il quadro che ne è uscito è sconsolante. Da un lato troviamo una scuola statale nella quale oltre agli storici deficit, cominciano a farsi sentire i tagli della "riforma" Gelmini, con meno ore di lezione e meno insegnanti - sia "normali" che di sostegno - dall'altro troviamo una scuola privata che si configura come una vera propria scuola di elite in cui tutto funziona, le attrezzature a disposizione degli alunni sono d'avanguardia, le strutture in condizioni perfette e gli insegnanti messi in condizione di fare anche di più di quanto i normali programmi prevederebbero (ore di teatro, seconde lingue, danza, musica, ecc, ecc...).
Cosa crea questa differenza? Dopotutto le scuole paritarie, come recita la legge n.62 del 10 Marzo 2000, sono paritarie in quanto "svolgono servizio pubblico", ovvero niente di meno di quello che fanno o dovrebbero fare le scuole statali. La differenza la fanno i soldi.
La scuola pubblica paritaria è, infatti, una scuola a pagamento, una scuola cioè che di anno in anno può, se lo ritiene necessario, aumentare la retta dei propri iscritti. Succede così, come ci ha mostrato presa diretta che esistano scuole (e stiamo parlando di elementari e medie) che arrivano a costare sette, otto o novemila euro l'anno.
Al contrario, le scuole statali di rette non ne hanno, e devono barcamenarsi con quanto ogni anno viene passato da provveditorati, province e ministero. Se però questi fondi diminuiscono di anno in anno o addirittura non arrivano - ci sono scuole che aspettano il risarcimento del pagamento anticipato delle supplenze del 2006 - la situazione si fa grave.
Jacona ci mostra così una scuola di Palermo che ormai da anni non avendo fondi a sufficienza chiede un contributo volontario ai genitori, 15 euro ad alunno, non molto ma abbastanza per pagare quanto meno le supplenze brevi, sicuramente non sufficienti però a far aggiustare anche il riscaldamento della sezione elementare, e così i bambini, d'inverno, sono costretti a stare in classe con giacca a vento e cappello di lana.
Ma questo non è tutto. Volendo si potrebbero raccontare altri stralci della puntata di Presa Diretta, si potrebbe raccontare dei precari che rimangono tali per tutta la vita lavorativa, si potrebbe parlare dei supplenti annuali che ogni anno si occupano di una classe differente alla faccia della continuità didattica e si potrebbe anche raccontare di quegli alunni costretti a stare in 20 in "aule" di 20 metri quadri ovviamente non a norma, ma l'ultima cosa che vogliamo affrontare è la questione dei finanziamenti pubblici alla scuola privata.
Il "buono scuola" lombardo, ad esempio, sarebbe un aiuto fino a 1000 euro che la regione da a chi volesse mandare i figli alle scuole paritarie, questo in nome della libertà di scelta si dice. E' chiaro però che quando una scuola costa 7000 euro l'anno quei mille euro vanno finire in tasca di chi già i soldi li ha a scapito di chi invece, oltre a non avere scelta è costretto a mandare i propri figli in una scuola letteralmente sempre più povera.
A questi vanno aggiunti i finanziamenti regionali, dati a vario titolo e che raggiungono il loro picco nel Nord. Alcuni esempi:
- la "dote per la libertà di scelta" (45 milioni di euro, Lombardia, 2008);
- bonus scuola per le paritarie (14 milioni, Piemonte);
- bonus scuola provinciale (1,3 milioni, Provincia di Trento).
E questi sono solo alcuni esempi. Da una parte si da e dall'altra si taglia, l'operazione è chiara e sempre a senso unico. La speranza, diciamo sempre noi, sta nelle trasmissioni come quelle di Jacona, dove le coscienze vengono informate e messe in grado di indignarsi di tanta ingiustizia; speranza però che rischia di trasformarsi in disillusione quando ci si rende conto che dopo un'ora e mezza di racconto straziante, ben poco si è mosso sui giornali, niente si è visto in televisione e non un sospiro è uscito, a commento e sostegno della scuola statale, dal "nostro" parlamento.
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