Decido quindi di contattare i responsabili e “incontro” Monica Bellei che si sta imbarcando in questa emozionante impresa insieme ad altre quattro famiglie e due amiche/maestre di fiducia.
Sono persone "normali", stanche di vedere i propri figli indottrinati dalle regole e dai ritmi della società dei consumi e guidate semplicemente dall'amore verso i loro bambini e "sotto sotto dall'intenzione di creare una società migliore di questa"...
Per evitare le polemiche che inevitabilmente si accompagnano a questi temi, vogliamo subito mettere in chiaro che né chi scrive né chi è stato intervistato intende "giudicare" chi fa scelte diverse da questa o imporre un diverso modello di educazione e di impostazione della società.
Ci limitiamo a proporre esempi concreti di modalità radicalmente alternative a quelle correnti. Poi, ognuno con i propri valori e la propria coscienza farà le sue scelte.
Monica Bellei, la possibilità di fare “scuola a casa” è prevista dall’articolo 30 della costituzione eppure in pochissimi usufruiscono di questo servizio. Cosa si intendere realmente con “scuola a casa” e perché secondo te non è mai decollata in questi anni?
Premetto che per scuola familiare si intende un'esperienza assolutamente soggettiva dove modalità e didattiche variano a seconda delle esigenze del gruppo di genitori fondatore.
Ci sono veramente tante e diverse realtà nel mondo, dalla piccola scuola formata da un solo gruppo familiare dove mamma e papà si occupano dell'insegnamento, a grandi comunità organizzate da anni con un percorso formativo fino alle superiori.
Allo stesso modo variano le didattiche e gli intenti educativi:ci sono realtà fondate su principi religiosi piuttosto che olistici o naturisti.
Ciò che accomuna tutte queste scuole credo che sia la volontà dei genitori di accompagnare i figli in un percorso educativo “su misura”, di non perdere o delegare l'opportunità di seguirli nel loro percorso di apprendimento ma piuttosto nel considerarsi assolutamente responsabili della loro crescita personale e spirituale.
In questo senso la scuola familiare implica ovviamente un maggiore apporto di energie da parte dei genitori: qualsiasi sia la tipologia di scuola creata, diciamo che il loro ruolo non si risolve nel mettere una firma sulla pagella e in un paio di riunioni all'anno con la maestra....
Come nasce l’idea di organizzare “La scuola familiare”?
Personalmente ho visto il mio bimbo cambiare completamente dopo pochi mesi di asilo.... Mi confrontavo con maestre spesso non sinceramente motivate, poco creative o comunque ostacolate nel loro lavoro da regole e da programmi ministeriali troppo rigidi.
Vivendo in un bosco a contatto con la Natura, soffrivo terribilmente immaginandolo seduto ad un banco per troppe ore al giorno senza la possibilità di sfogare tutta la sua energia in mille attività.
Tutto ciò mi ha fatto riflettere tanto su quelle che erano le mie aspettative rispetto all'EDUCAZIONE. Mi immaginavo una scuola dove i bambini imparassero ad essere curiosi su ciò che li circonda (come naturalmente sono i bambini) ed a sviluppare un personale metodo di apprendimento.
La scuola “La Vecchia Ghianda” è un progetto nato da un piccolo gruppo di genitori con (casualmente) figli di 5 e 6 anni...per questo motivo abbiamo pensato di partire con un gruppo di prima elementare, questo anche per agevolare il compito delle maestre per impostare il programma didattico.
Tutt'ora stiamo cercando ancora almeno un paio di bambini per chiudere definitivamente la classe.
La vostra scuola si pone come alternativa o completamento rispetto alla scuola tradizionale?
Assolutamente come ALTERNATIVA.
Le due realtà non sarebbero sovrapponibili, sono due maniere molto diverse di intendere l'insegnamento e di proporre ai bambini le tematiche dei programmi ministeriali.
“Imparare facendo”, l’attività ludico-creativa, la manualità, la stimolazione musicale, l’arte e le discipline teatrali sono alcuni degli strumenti di cui la scuola si avvale per accompagnare i bambini nel loro prezioso e unico percorso di crescita individuale e sociale.
“Scuola familiare” non significa portare la scuola tra le mura domestiche, ma è un naturale processo di apprendimento, in cui spesso si impara insieme, si fanno esperienze insieme, si cercano e si trovano soluzioni insieme, si alterna studio e manualità, in modo naturale, non si danno soluzioni prefatte, non si danno risposte a domande non ancora nate, ma si ricerca come trovare una soluzione, come fare per imparare, come arrivare a capire.
E' un lavoro di ricerca, individualizzato e personalizzato.
Porta il bambino non a memorizzare delle nozioni ma a scoprire la radice, il processo di sviluppo delle cose.
Negli ultimi anni si sente più spesso parlare della necessità di nuovi asili nido o di altre strutture che permettano ai genitori di lavorare. La vostra iniziativa appare in controtendenza. Secondo te la famiglia sta perdendo il tradizionale ruolo educativo?
Negli ultimi 30 anni (almeno) il lavoro, la carriera e la tranquillità economica come priorità di una famiglia media, hanno dato come risultato classi di “figli unici” e genitori deresponsabilizzati che per mancanza di tempo da dedicare alla famiglia, delegavano allo Stato il compito di educarli...a posteriori vista la società che abbiamo costruito, forse non è stata una grande idea....
Ma sono otttimista e speranzosa e vedo un grande ritorno di valori e di fiducia nella famiglia. .
Quali sono gli svantaggi della scuola familiare?
Lo svantaggio potrebbe essere che il prendere parte all'educazione del figlio di sicuro rappresenta un impegno costante per i genitori...se questo può rappresentare uno svantaggio.
Che tipo di risposta avete avuto? Conoscete altre realtà simili alla vostra?
In pochi mesi abbiamo ricevuto veramente tante mail e telefonate. Tanti genitori, da diverse parti di Italia, che non sapevano di questa opportunità. Tanti altri che cercavano di costituire gruppi di scuola materna o asilo familiare e ci chiedevano di spargere voce. Tanti formatori ed insegnanti di svariate discipline che si sono messi a disposizione del progetto.
So di altre piccole scuole familiari costituite nella provincia di Bologna, in Toscana ce ne sono diverse, c'è stato di recente un incontro tra genitori. In molte Comuni, sia in Italia che all'estero, esistono scuole familiari che funzionano da tanti anni e per questo già abbastanza consolidate.
Spesso si discute sui voti, sulle modalità di valutazione degli “studenti”, sui crediti e sui debiti.. Secondo voi questo approccio è corretto?
No.
Il voto mette i bambini in competizione...ma non nella stessa maniera di un gioco di squadra o di una corsa ai 100mt.
Il voto è innanzitutto una valutazione soggettiva del maestro, per esperienza personale so che purtroppo non rispecchia le capacità ma i gusti dell'insegnante, le simpatie...la “fortuna”.
In questo senso andrebbe ridimensionato il suo valore. Si pensa che il voto sia indicativo della capacità di riuscita del bambino nella vita, ma non c'entra proprio nulla!
Evito di commentare la questione dei “crediti” e dei “debiti”...non saprei da che parte cominciare...
In questi giorni si parla di un boom di bocciati. Ha senso “bocciare” un bambino?
Sono convinta che molto spesso si otterrebbe molto di più “bocciando” l'insegnante... quando giocavo a pallacanestro mi ricordo che se perdevamo malamente una partita tutti (genitori compresi) davano la colpa all'allenatore...
Con questo non voglio fare un processo solo agli insegnanti.... credo che anche i più motivati si scontrano spesso con regole troppo rigide e indubbiamente con continui tagli ai finanziamenti che limitano notevolmente la possibilità di organizzare attività supplementari.
Insomma, come ci è stato più volte dimostrato in questi anni , l'istruzione non è proprio in cima alla lista delle priorità del Governo...
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