Un villaggio senza macchine, senza polizia, senza armi né carcere. Addirittura senza titoli di lavoro; abitazione, istruzione e cibo sono gratuiti per tutti. Sembra un sogno, eppure è realtà: si tratta di Las Gaviotas, un paesino di 200 persone nel cuore del deserto colombiano.
Raggiungibile solo in jeep (a 16 ore dalla capitale), questo paesino è un’oasi di civiltà in un territorio occupato da guerriglia, trafficanti di armi e droga.
I residenti di Las Gaviotas invece conducono una vita solidale e sostenibile, poiché godono di una completa autonomia energetica.
Come si è formato un villaggio ecologico e pacifico in un territorio guerrigliero?
Negli anni ’60 l’esperto di sviluppo colombiano Paolo Lugari volle dimostrare che un paesino può essere ecosostenibile anche nelle condizioni climatiche più dure. Per questo scelse quest’area deserta delle Llanos (llano significa pianura), terre ampie e pianeggianti.
Come ogni altra oasi, Las Gaviotas attirò molte persone, soprattutto contadini delle Llanos appunto, che si trasferirono attratti da un guadagno di 500 dollari al mese (circa il doppio rispetto ai lavoratori rurali di altre regioni colombiane).
Man mano che cresceva, la popolazione di Las Gaviotas inventò anche varie tecnologie per ottenere l’autonomia energetica di cui gode oggi. Dalle pompe speciali che ricavano acqua in profondità, alle cucine solari per sterilizzare quella stessa acqua, che chiaramente scarseggia nel deserto.
I Gaviotani non solo non contribuiscono al riscaldamento globale, ma lo combattono: hanno piantato milioni di pini tropicali (pinus caribaea), contribuendo così alla rigenerazione di un ecosistema scomparso migliaia di anni fa. Otto ettari (10.000m2) di deserto si sono così trasformati in foresta tropicale. In totale è previsto che la piantagione di pini attorno a Las Gaviotas si moltiplichi per 10.000 coprendo così 80.000 ettari di territorio. Questa foresta potrà aiutare anche altri villaggi a diventare energeticamente autonomi oltre a stimolare l’economia colombiana. Il legno dei pini morenti viene ad esempio utilizzato come combustibile per creare energia.
Nonostante l’autonomia energetica però, i Gaviotani dipendono dall’economia globale. La recente importazione di resina cinese ad esempio, li ha costretti ad abbassare i prezzi della loro resina del 40%. Vi sono inoltre alcuni colombiani che guardano il progetto con diffidenza, soprattutto poiché si tratta di un villaggio nato ‘artificialmente’ dall’idea di Paolo Lugari. “Come tutti i regimi imperiali” - da Giulio Cesare a Castro - “Gaviotas dipende da una sola persona” constata Jorge Zapp, ingegnere di Bogotà che collabora col paesino.
Paolo Lugari e i Gaviotani sono riusciti a dimostrarci che l’autonomia energetica è possibile anche in un luogo isolato e inospitale come un deserto. Che si può coltivare del cibo anche dove qualsiasi tipo di vita sembra impossibile.
Forse Gaviotas diventerà un esempio per il mondo, forse no. In ogni caso i residenti sono sopravvissuti, e secondo la 25enne Andrea Beltràn “in questi tempi e in questo luogo della Colombia è già molto”.
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