Il progetto, annunciato due anni or sono, è stato fortemente sostenuto dal Primo Ministro Gordon Brown, il quale ha più volte dichiarato che “le città ecologiche aiuteranno a far fronte a due problemi: la scarsità di case da vendere o affittare e l’incidenza sui cambiamenti climatici delle abitazioni a bassa efficienza energetica”.
Questi centri urbani, che annovereranno ciascuno almeno 2500 residenze, saranno costituiti da gruppi di villette dotate di pannelli fotovoltaici, vetri a doppia lastra e sistemi di isolamento, nonché strutture per il riciclo dell’acqua.. I riscaldamenti saranno condivisi e faranno affidamento sulle biomasse e l’energia del sole.
Aree verdi, giardini e parchi-giochi occuperanno il 40% della città. Le auto saranno tutte elettriche e stazioni di ricarica saranno presenti ovunque nel centro urbano. I mezzi pubblici dovranno coprire l’intera area prevedendo un elevato numero di linee e di fermate, sicché ogni abitazione non si trovi a più di 10 minuti di cammino da una stazione di autobus, tram o treno.
Così descritte, queste “eco-town” sembrano dei paradisi ecologici. Eppure non tutti in Gran Bretagna sono di questo avviso; anzi, le proteste levatesi sono state varie e provenienti da diverse fonti.
Gli ambientalisti, per quanto apprezzassero l’idea di spingere l’edificazione ad alti standard ecologici, hanno lamentato che i siti individuati fossero territori immersi nel verde, lontani da zone urbanizzate: la costruzione di città in tali luoghi significherebbe fare una colata di cemento sulla campagna. Secondo le associazioni che si battono a difesa del territorio, sarebbe più opportuno riqualificare zone già edificate e ristrutturare secondo criteri di efficienza abitazioni pre-esistenti.
C’è chi nutre dubbi anche riguardo alla sopravvivenza della fauna locale.
Le comunità rurali, ossia i gruppi di gente che abitano quelle campagne in piccoli villaggi o residenze isolate, non vedono di buon occhio l’arrivo di centri urbani di maggiori dimensioni. In primo luogo ciò perturberebbe notevolmente il territorio, in secondo luogo provocherebbe il congestionamento delle vie di comunicazione. Varie proteste sono state organizzate proprio dai residenti in tali aree, i quali hanno più volte dichiarato che senza l’appoggio di infrastrutture adeguate, ossia strade, ferrovie, scuole, ospedali, non è pensabile di calare dall’alto interi agglomerati urbani.
Molti hanno fatto notare che alcune delle aree selezionate erano state già proposte in passato come zone edificabili, ma non essendo riuscito a convincere le popolazioni locali seguendo la via “tradizionale”, il Governo ha optato per la soluzione ecologista.
Si tratta dei siti per i quali le controversie erano meno accese. Inoltre il Governo ha stabilito un primo passo base che prevede la costruzione di solo 2500 case per città, da consegnare ai futuri locatari entro il 2016. Anche i vincoli sull’efficienza energetica sono stati un po’ ammorbiditi, per cui queste prime case sono obbligate a raggiungere solo il quarto di sei possibili livelli di efficienza energetica ed eco-compatibilità.
“Questo progetto è un’eco-truffa”, ha tuonato il conservatore Grant Shapps, Ministro delle Infrastrutture del Governo Ombra, “molti dei progetti di eco-città proposti sono insostenibili, impraticabili e impopolari, ma Gordon vuole imporli ugualmente, senza rispettare l’opinione delle comunità locali”.
“Ridisegnare radicalmente i piani urbanistici può condurre ad un miglioramento della qualità della vita”, si difende Healey. “Le proposte possono far sollevare opinioni forti, ma il cambiamento climatico affligge tutti noi. Con il nostro impegno per la realizzazione di città ecologiche stiamo compiendo passi per affrontare questa sfida e contribuire alla costruzione di abitazioni sostenibili”.
Che sarà dunque di queste eco-town? Per il momento tanto Healey quanto Brown sono decisi ad andare avanti con la stesura del piano di costruzione per le prime quattro città. Queste possono far conto sull’appoggio di una parte delle istituzioni locali, quindi probabilmente il Governo riuscirà a portare a segno il proposito. Per ulteriori espansioni o nuove città in altri siti la faccenda appare, invece, più improbabile.
Sebbene sia assolutamente fondamentale orientarsi verso la realizzazione di edifici che si allineino ai più elevati standard di sostenibilità ambientale, ha forse senso progettare a tavolino delle finte-città ecologiche, come grandi villaggi turistici? Un centro abitato non deve nascere naturalmente, con i propri ritmi e la propria storia, dalla volontà e l’organizzazione delle popolazioni locali? Può essere imposto dall’alto, per quanto con le migliori intenzioni?
Forse la via della riqualifica di centri già esistenti, oltre ad essere meno impervia, è anche più saggia. Comunque, staremo a vedere.
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