Il corallo rosso (Corallium rubrum) mediterraneo forma colonie ramificate, che possono superare abbondantemente 40-50 cm di altezza, ma che non danno origine a quelle più conosciute biocostruzioni coralli gene (le barriere coralline) che sono prevalentemente costruite dalle sclerattinie o madrepore.
Cianciullo, nel suo articolo, fa riferimento all’uso di reti a strascico per prelevare il corallo. La lettera a lui indirizzata però, indica un divieto di tali attrezzi attuato negli anni ‘90. Che Lei sappia l’ingegno (l’attrezzo trainato distruttivo) viene ancora utilizzato?
L’ingegno è vietato dalle disposizioni nazionali da anni, nel contesto Mediterraneo sussiste però ancora oggi una pesca illegale, come di recente espresso compiutamente dalla Grecia, e questa è senza dubbio praticata anche con metodi e mezzi illegali proprio per la sua naturale connotazione.
Secondo Lei sarebbe il caso di diminuire il commercio del corallo? Se sì di quanto?
Il dibattito oramai in corso da diversi anni si concentra, in particolare, sugli evidenti problemi di conservazione e di pesca illegale di cui sono fatte oggetto specie della stessa famiglia del Corallium rubrum, ma di origine pacifica. L’eccessivo sfruttamento di questa risorsa, il commercio che se ne fa a livello mondiale ha connotati di insostenibilità che fanno pensare a quanto sia realmente opportuno ed irrinunciabile un monitoraggio ed un controllo di questo mercato, per consentire che una simile risorsa non sia irresponsabilmente depauperata per quella stessa economia legata al corallo.
Certamente vi sono ancora banchi coralligeni e rami di notevoli dimensioni, il problema non è se vi siano o non vi siano, la questione è come è cambiata la sua diffusione e distribuzione negli ultimi decenni.
È evidente a tutti come oramai coralli di notevoli dimensioni siano presenti solo a quote sempre più basse: un pescatore di coralli deve oggi operare in acque sempre più profonde per trovare una risorsa “commerciabile”, cioè di dimensioni e grandezza adeguata alla sua commercializzazione. La grossa confusione che si sta facendo, da parte di alcuni anche forzatamente, è proprio su tale punto.
Nessuno ha mai dichiarato che il corallo sia in estinzione nel Mediterraneo, recenti ricerche hanno anche evidenziato come tale specie sia presente diffusamente a profondità elevate. Quello che i dati e le informazioni a livello mediterraneo ci indicano, è che la risorsa commerciabile ha subito una notevole flessione e seppure ancora disponibile è a quote sempre più basse, segno di una sua rarefazione, mentre solo alcuni decenni fa lo si poteva osservare in ben altri contesti.
Saprebbe dirci all’incirca quante delle colonie riproduttive siano andate perse negli ultimi anni?
Non credo che a questa domanda ci sia qualche esperto che possa dare una compiuta risposta. Mancano ricerche capillari e approfondite, solo in alcuni contesti alcuni ricercatori hanno raccolto dati a ciò utili, ma si tratta di analisi localizzate e puntuali, che hanno di contro evidenziato come a minori profondità ci siano oggi colonie di piccole dimensioni (in contesti marini protetti anche diffuse e in ripresa) e questo dimostra come la protezione e la gestione possano aiutare questa specie.
La inclusione di questa specie nelle Appendici della CITES non produrrebbe niente di più che un controllo e monitoraggio del commercio di questa risorsa, favorendone la corretta gestione. Non si vuole chiudere il mercato, si vuole solo gestirlo, e questo in particolare per garantire un futuro a queste specie e a quella economia strettamente connessa a queste risorse.
Un simile sistema aiuterebbe ad evidenziare l’illegalità e rendere difficile inserire nelle filiere del mercato legale prodotti e oggetti di origine illegale, aiuterebbe lo stesso mercato a fare salire a galla quanto ci possa essere di illegale e di contrabbando. Ma forse è proprio questo oggi spaventa.
3 Dicembre 2009 - Scrivi un commento
Innanzitutto la ringrazio per aver tenuto conto della mia replica all'articolo "corallo rosso in via di estinzione", ho letto infatti l'intervista al Sig. Rocco del WWF.
Vorrei aggiornarla anche su un'importante novità : la FAO ha deciso di NON appoggiare la proposta americana di includere il corallo in CITES.
Come vede, gli stessi scienziati (e non solo i rappresentanti dell'industria) non sono d'accordo con i nostri amici ambientalisti- che hanno una visione assai fondamentalista del problema - !
Vorrei chiederle un ulteriore favore: vorrei che Lei intervistasse anche me, in qualità di consigliere Assocoral, per permettermi di replicare ad alcune affermazioni del Sig. Rocco particolarmente offensive per la categoria : "Un simile sistema aiuterebbe ad evidenziare l’illegalità e rendere difficile inserire nelle filiere del mercato legale prodotti e oggetti di origine illegale, aiuterebbe lo stesso mercato a fare salire a galla quanto ci possa essere di illegale e di contrabbando. Ma forse è proprio questo oggi spaventa."
IN attesa di sue notizie,
Cordiali saluti,
Gioia De Simone