Accettare l’immigrazione o preservare la biodiversità? Le Galapagos non sono l’unico luogo che provoca questa difficile domanda. Difficile soprattutto perché l’immigrazione e la biodiversità girano intorno ad un’unica cosa: i turisti americani ed europei.
Le specie rare delle Galapagos dipendono indirettamente dai turisti, poiché è quasi esclusivamente nel loro interesse che il governo locale tenta di proteggerle. Ma anche gli ecuadoriani non hanno in mente altro che i turisti occidentali quando emigrano verso le isole: sono in cerca di lavoro e di salari più alti.
Già nel 2007 le Nazione Unite inclusero le Galapagos nella lista dei patrimoni naturali a rischio. Gli scienziati dissero che la crescente popolazione stava causando gravi danni: fuoriuscite di carburante e pesca di squali e tartarughe giganti. Un’altro pericolo è quello delle nuove malattie ‘importate’ dai turisti occidentali.
“Con le persone vengono i gatti, e coi gatti arrivano minacce per le specie che esistono solo su queste isole” spiega Fernando Ortiz, coordinatore del programma Galapagos dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Teoricamente la residenza è permessa solo a chi è arrivato prima del ’98 e a coloro che possiedono un permesso di lavoro. Ovviamente anche i nativi dell’isola possono restarci, e con essi i loro coniugi. È nato così un vasto mercato di matrimoni per ottenere la residenza.
La migrazione clandestina in queste isole presenta aspetti simili a quelli dell’Unione Europea, inclusa l’Italia. Anche sulle Galapagos i migranti arrivano spesso in piccole barche, nonostante le isole distino ben 960km dalla costa dell’Ecuador. E anche lì vengono catturati da una polizia speciale, detta la ‘migra’, che quest’anno ne ha rispediti a casa più di 1.000 e sta continuando a fare lo stesso con molti altri.
Alla base del problema sta dunque il crescente numero di turisti. I governi locali però li accolgono a braccia aperte poiché alimentano uno dei settori più redditizi della nazione. Il risultato è che i vacanzieri possono giungere ed inquinare quando vogliono, mentre i migranti che arrivano per lavorare vengono rispediti indietro.
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