Da qualche tempo questo meccanismo corre seri pericoli. Tutto iniziò con lo sviluppo industriale: fu allora che l'uomo per la prima volta comprese di poter governare la natura attraverso la tecnica. Ai tempi, intorno alla metà dell'ottocento, vi era la convinzione diffusa che le risorse naturali fossero infinite – lo garantivano illustri scienziati come il convinto darwinista Huxley – e l'ecosistema immodificabile.
Ci ha impiegato più di un secolo l'uomo, a capire che si sbagliava, ma nel frattempo la tecnologia, e gli interessi economici ad essa legata, si sono sviluppati al punto che è stato impossibile tornare sui propri passi. Così, da allora, come in una forbice che divarica sempre più le sue lame, se da una parte cresce la consapevolezza del danno irreparabile che stiamo compiendo, dall'altra aumentano le possibilità e gli interessi a perpetuarlo con violenza crescente.
Adesso la forbice sta per rompersi. Secondo una stima del noto biologo Edward Wilson, dell'università di Harvard presentata all'interno del rapporto annuale sullo stato di salute del mondo del World Watch Institute ogni giorno si estinguono 74 specie fra animali e vegetali: un tasso di estinzione dalle mille alle diecimila volte superiore a quello naturale. Tutto ciò, continua Wilson, a causa dell'eccessiva invadenza dell'economia globale sugli ecosistemi della terra.
D'altronde per capire che qualcosa nell'ecosistema si è quantomeno incrinato non servono le parole di uno scienziato, basta guardare fuori dalla finestra. Le piogge torrenziali che sconvolgono il nostro paese, creando allagamenti e disastri idrogeologici erano, fino a qualche anno fa, un'esclusiva delle zone tropicali. Il clima sta cambiando, proprio qui, davanti ai nostri occhi, e anche più rapidamente di quanto avessimo previsto.
In questo clima l'ONU proclama il 2010 “anno internazionale della biodiversità”. Lo fa “per aumentare la consapevolezza delle molte funzioni che la biodiversità svolge per assicurare la vita sulla Terra”; sperando di incentivare un'agricoltura che “tenga conto dell’immenso potenziale della diversità genetica delle colture per assicurare raccolti migliori e più sicuri e per far fronte al cambiamento climatico”. Si terranno conferenze, manifestazioni, iniziative interessantissime (in Italia, la “Settimana della biodiversità” di Roma e il progetto scolastico “Cibi e Parole dal Passato”).
Ma anche l'ONU, come molti organismi internazionali, sembra dibattersi fra una testa pensante ed un corpo governato da istinti economici. Emblematica è la sua posizione riguardo agli ogm, probabilmente il più grande attentato alla biodiversità della storia del pianeta. Dal 2000 ad oggi varie agenzie delle Nazioni Unite si sono espresse sul tema con opinioni a dir poco contrastanti. Gli organismi geneticamente modificati sono stati dichiarati ora innocui, ora dannosi per la biodiversità e la salute umana, ora addirittura una valida alternativa per combattere la fame nel mondo.
Allora prendiamo questa iniziativa per quel che di buono può portare a livello di conoscenza e sensibilizzazione, senza sperare che le cose cambino improvvisamente, come per magia.
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